
Ha reagito all’assalto di una banda di rapinatori e si è beccato una condanna a 14 anni di carcere per duplice omicidio. Ha già versato 300.000 euro ai parenti dei suoi assalitori che adesso, non soddisfatti, pretendono oltre tre milioni di risarcimento. Ha affrontato le spese legali di due processi - con perizie, consulenze e visite mediche - e presto dovrà ricorrere in Cassazione per far valere, in tribunale, il suo diritto a difendersi nella vita reale da una rapina.
È una condanna economica già scritta quella che pesa sulle spalle di Mario Roggero, che - beffa nella beffa - rischia di finire sul lastrico con tutta la sua famiglia. Per sostenerlo è partita una raccolta fondi, promossa dai comitati spontanei «Io sto con Roggero», da tanti cittadini e, tra gli altri, anche da Marco Rizzo, leader di Democrazia sovrana e popolare, e dal generale Roberto Vannacci, vicesegretario federale della Lega.
La storia di Roggero, infatti, al di là delle sentenze e dei sofismi giudiziari, continua a sconvolgere chiunque si metta, davvero, per un attimo, nei suoi panni. Il gioielliere, 72 anni, il 28 aprile del 2021, alla quinta rapina subita di cui una violentissima qualche anno prima, davanti a tre uomini che impugnavano un’arma entrati nel suo negozio e che hanno immobilizzato moglie e figlia, ha reagito sparando, fuori dal locale, uccidendo due malviventi e ferendone un terzo. Già condannato in primo grado a una pena di 17 anni e un primo versamento a favore dei familiari dei rapinatori, lo scorso 3 dicembre è stato ritenuto ancora colpevole dalla Corte d’Assise d’appello di Torino per duplice omicidio volontario: 14 anni e nove mesi, con la parte civile che pretende ora un risarcimento di oltre tre milioni.
Intorno alla sua vicenda sono nati comitati spontanei e gruppi social, e le manifestazioni di solidarietà sono state così tante che lui stesso si è detto stupito. Ora quella solidarietà diventa anche gesto concreto. «Chi viene aggredito ha solo pochi secondi per decidere, chi giudica ha anni per riflettere. La difesa si vive in un millisecondo, nel buio di una strada o sotto il porticato di una stazione. In quegli istanti non sei un avvocato, non sei un giudice. Sei solo un essere umano che cerca di tornare intero dai propri figli e dalla moglie o di salvarli», ha scritto Vannacci nel post su Facebook con il quale rilancia l’iniziativa, «Non è ideologia, è istinto primordiale. Chiedere a una vittima di essere “proporzionata” mentre il cuore batte a duemila è come chiedere a chi annega di misurare la temperatura dell’acqua. Serve una giustizia che protegga chi subisce, non che lo processi per aver avuto paura. Io sto con Mario, se i rapinatori non fossero entrati nel suo negozio per rapinarlo ora vivrebbero felici».
E con lui anche Rizzo: «Io sto con Roggero e aderisco alla richiesta di solidarietà da parte dei suoi legali. La morte non si augura a nessuno, neanche a un rapinatore. Ma la questione è quella di percepire, in un momento così concitato di una efferata rapina, quanto un soggetto aggredito abbia la mente lucida da interrompere la legittima reazione, appena varcata la soglia del luogo dell’aggressione. È del tutto evidente che Roggero spara nell’atto di difendere ancora la sua famiglia. E questo non è omicidio volontario. In un Paese dove uno scafista, condannato a 30 anni, viene graziato, si può davvero stare attivamente dalla parte di un onesto lavoratore che ha solo difeso i suoi cari ed il suo lavoro».
Nell’ultima seduta del Consiglio comunale di Alba, sette rappresentanti della minoranza, su iniziativa di Lorenzo Barbero, consigliere della Lega, hanno deciso di devolvere il proprio gettone di presenza per la causa. Barbero ha anche lanciato un appello pubblico promuovendo una raccolta firme istituzionale: «Un gesto dal valore simbolico il nostro, ma che vuole esprimere vera solidarietà umana».
Senza fare i conti in tasca al gioielliere, ma solo ragionando a spanne, le cifre già versate per questa faccenda sono da capogiro: Roggero, prima ancora della sentenza di primo grado, aveva versato ai parenti dei rapinatori un parziale risarcimento, per rispondere alla provvisionale esecutiva stabilita dai giudici di circa 500.000 euro, oggi la richiesta è salita a tre milioni di euro, mentre solo le spese legali da corrispondere ai legali di parte civile, come da sentenza d’appello, ammontano a oltre 30.000 euro. Tutti soldi che Roggero non ha, come ha dichiarato lui stesso ospite a Fuori dal coro: «Ho già tirato fuori 700.000 euro - ha detto - di cui 300.000 euro di risarcimento. Loro (i parenti dei rapinatori, ndr) hanno detto no ad altri 480.000 euro con cui avrei sperato di chiudere definitivamente tutto. La somma che mi chiedono io non ce l’ho neanche vendendo tutto e andando a dormire sotto i ponti. Mi chiedo che cosa succederà, che cosa farò, quale sarà il mio futuro».






