2025-02-22
Racanelli: «Strategia suicida dell’Anm sulla riforma Io non sciopererò»
Angelantonio Racanelli, (Ansa)
Il procuratore di Padova, esponente di Magistratura indipendente: «Non è il testo migliore del mondo, ma non si può andare allo scontro».Il sessantunenne Angelantonio Racanelli, detto Antonello, è un magistrato di lungo corso. In magistratura dal 1990, oggi è procuratore di Padova e in passato è stato aggiunto a Roma, consigliere del Csm e segretario della corrente moderata di Magistratura indipendente. È fermamente contrario allo sciopero indetto dai suoi colleghi contro la cosiddetta riforma Nordio. Non pensa che sia la migliore possibile, ma non ritiene nemmeno che contro di essa vadano alzate le barricate. Il magistrato barese non avrebbe scelto il sorteggio puro per selezionare i consiglieri dei due nuovi Csm, né avrebbe introdotto un’Alta corte disciplinare solo per la magistratura ordinaria («Così rischia di apparire come un’innovazione punitiva»). Ma a parte questo la sua è davvero una voce dissonante rispetto al coro antigovernativo e (quasi) monocorde delle toghe.Racanelli, sciopererà contro la riforma del Guardasigilli, Carlo Nordio? «Non intendo aderire allo sciopero, pur essendo iscritto all’Associazione nazionale magistrati. Premesso che lo sciopero come strumento di protesta può essere legittimamente usato anche dalla categoria dei magistrati, reputo lo sciopero proclamato dannoso per l’immagine della magistratura e inutile dal punto di vista pratico».Perché? «In questo momento la magistratura e, in genere, il sistema giustizia non godono della fiducia dei cittadini e quindi la politica è in una posizione di vantaggio rispetto alla magistratura. In questa situazione non ha alcun senso andare alla “guerra”: non ho assolutamente condiviso la posizione dell’Anm di totale contrapposizione e di rifiuto di ogni dialogo di fronte alle proposte di riforma (trattasi di una strategia “suicida” che vede nello sciopero un’ulteriore manifestazione). Era necessario confrontarsi, provare a negoziare e ritengo che ci fossero i presupposti anche per ottenere modifiche alle proposte di riforma».Lei ha capito quali siano le reali motivazioni dello sciopero? «Dai documenti dell’Anm emerge una contrarietà totale alla riforma quando, invece, sarebbe stato necessario chiedere l’apertura di un tavolo tecnico anche per eliminare alcuni aspetti oggettivamente discutibili della riforma».Che cosa pensa della riforma Nordio? «Premetto che non ritengo risolva i problemi della giustizia italiana che richiedono ben altri interventi. Detto questo, fino a qualche tempo fa ero contrario alla separazione delle carriere, ma già nel novembre 2023, a un convegno, avevo testualmente detto che era necessario fare “un esercizio di sano realismo politico”. Mi spiego: ci troviamo di fronte a una forte maggioranza parlamentare, legittimata dal voto popolare, che ha un preciso programma politico in tema di giustizia e di magistratura. Non dimentichiamo anche l’esito del referendum del 2022 sulla separazione delle carriere: affluenza del 20%, sì 74%, no 26%».Quindi si tratta di una guerra un po’ donchisciottesca? «Di fatto vi è già una separazione delle carriere, se analizziamo il numero di chi ha cambiato funzione negli ultimi anni. Per questo, sia pure con qualche perplessità, non sono contrario alla separazione a condizione che venga mantenuta l’autonomia e l’indipendenza del pm».Con la riforma questo avviene? «Il Csm dei pm, nel disegno di legge governativo, è presieduto dal presidente della Repubblica e ciò indubbiamente rappresenta una garanzia su questo aspetto. Personalmente non dubito dell’onestà intellettuale del ministro Nordio: con la riforma non vi è nessuna sottoposizione dei sostituti procuratori all’esecutivo. Poi, certo, possiamo fare tutte le illazioni, ma questa è la realtà: basta leggere l’articolo 104 della Costituzione, così come riformulato».Il procuratore generale della Cassazione uscente, Luigi Salvato, ha invitato a non evocare «scenari apocalittici» e anche le parole del nuovo presidente dell’Anm, Cesare Parodi, suo compagno di corrente, vanno in questa direzione… «Esatto. Il presidente, con la sua onestà intellettuale, ha riconosciuto che, allo stato, non vi è alcuna sottoposizione del pm al governo. Duole constatare che sia stato, poi, immediatamente richiamato all’ordine dai “guardiani della verità assoluta” e dell’“ortodossia”».C’è chi sostiene che un pm che non possa fare l’esperienza del giudice sarebbe una specie di inquisitore trinariciuto… «Non comprendo perché la separazione delle carriere debba comportare automaticamente, come conseguenza necessaria, la trasformazione del pm in un “superpoliziotto”. Non ritengo che separarlo dal giudice lo faccia diventare necessariamente “colpevolista”, ma reputo che continuerà ad applicare con coscienza la legge e potrà continuare a indagare a 360 gradi, salvo che ci siano ulteriori interventi normativi non auspicabili».Nello scontro politica-magistratura che cosa le dà più fastidio? «Io credo che, in un periodo così tormentato della nostra vita istituzionale, sia necessario che tutti i fronti abbassino i toni. I magistrati dovrebbero attenersi a un rigoroso comportamento istituzionale: invece, anche da parte della magistratura si è scelta la strada di una frontale contrapposizione accompagnata, peraltro, da manifestazioni di protesta che personalmente non ho condiviso. L’iniziativa di rifiutarsi di ascoltare, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, il ministro della Giustizia o i suoi rappresentanti non credo sia stata una buona idea: cosa avremmo detto noi magistrati se i parlamentari o gli esponenti governativi presenti si fossero alzati per non ascoltare i nostri rappresentanti che legittimamente nei loro interventi hanno criticato a livello tecnico la riforma? Ascoltare non è mai un esercizio inutile: il confronto è sempre preferibile al rifiuto del dialogo». È normale che i tribunali che si occupano di migranti boccino in massa gli ordini di trattenimento delle forze di polizia, chiedendo l’intervento della Corte europea? «Da cittadino, osservo che mi sembra naturale che le politiche in materia di immigrazione siano decise dal governo e dal Parlamento, senza invasioni di campo da parte della magistratura, e che anche la qualificazione di un Paese come “sicuro” non possa non spettare all’autorità politica che forse dovrebbe farsi promotrice a Bruxelles di eventuali modifiche della normativa comunitaria, ove necessario».Secondo lei dietro a certe decisioni di massa c’è una strategia politica? «Non ho elementi per rispondere a questa domanda: certo sarebbe opportuno che non si occupassero di questa materia magistrati che pubblicamente, anche attraverso la partecipazione a manifestazioni di vario tipo, hanno preso posizione su questi temi. E, soprattutto, le proprie convinzioni ideologiche non devono trasformarsi in un pregiudizio». Il tribunale di Crotone ha scritto che le Ong, mere organizzazioni private, non possono sindacare la legittimità dell’operato di un’autorità nazionale: è d’accordo? «Non conosco il provvedimento da lei citato, ma mi sembra un’affermazione condivisibile».Che giudizio dà dell’iscrizione da parte della Procura di Roma di Giorgia Meloni e di mezzo governo sulla base di una denuncia un po’ velleitaria, senza nomi e sostanziata solo da articoli di stampa? «Non ritengo corretto esprimere alcuna valutazione, essendoci delle inchieste in corso».Provo a insistere: avrebbe inviato un modello 45 al Tribunale dei ministri o avrebbe fatto prima le iscrizioni? «Mi è capitato in passato di occuparmi di procedimenti di competenza del Tribunale dei ministri. Ricordo, ad esempio, casi nei quali, in presenza di denunce nei confronti di ministri con notizie di reato infondate, contestualmente all’iscrizione provvedevo a presentare richiesta di archiviazione al Tribunale dei ministri e avvisavo gli interessati della mia doppia decisione».Le elezioni dell’Anm hanno incoronato Magistratura indipendente come la corrente più votata. La maggior parte delle toghe ha, però, premiato la sinistra giudiziaria. Secondo la sua esperienza, chi detta la linea della Anm anche sullo sciopero? «Come lei giustamente osserva, la somma dei consensi raccolti da Area e Md è sicuramente l’elemento più significativo delle ultime elezioni, considerando anche che ci sono stati centinaia di elettori in più e che erano in libera uscita i numerosi voti di Autonomia e indipendenza, corrente (d’area conservatrice, ndr) che non si è presentata alle elezioni. È presto per giudicare la nuova giunta: personalmente non ho condiviso in più occasioni la posizione del mio gruppo che, secondo me, non è riuscito a mantenere una propria posizione identitaria, ben distinta dalle altre componenti per non infrangere il “totem” dell’unità associativa. Un eccessivo appiattimento sulle posizioni degli altri gruppi non è auspicabile anche perché, in genere, viene premiato, dal punto di vista elettorale, l’originale e non la copia».In una recente intervista, il presidente uscente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, ha, di fatto, commissariato Parodi, sospettato di collateralismo per aver annunciato la volontà di aprire un dialogo con il governo. In questa nuova Anm prevarrà la linea dell’opposizione politica dura e pura, a costo di destituire Parodi? «Temo che il neo presidente, che ben conosco e che gode della mia stima professionale e umana, debba difendersi più dagli attacchi che gli verranno mossi dall’interno dell’associazione che dagli attacchi esterni. Alcuni recenti episodi mi fanno temere quanto da lei ventilato e spero che il collega Parodi non faccia la fine di Pasquale Grasso, sempre di Mi, presidente dell’Anm per brevissimo tempo». Analizzando i numeri, ci sono circa 7.000 magistrati italiani che non appartengono alla sinistra giudiziaria. Quanti di questi 7.000 sono, a suo giudizio, favorevoli alla linea dell’opposizione politica? «Non so se i suoi dati siano esatti, ma credo che, al di là delle percentuali di adesione allo sciopero, la stragrande maggioranza dei magistrati chieda solo di essere messa in condizioni di poter lavorare con serenità e con mezzi adeguati e che sia assolutamente contraria alla politicizzazione della magistratura e rispettosa della sovranità del Parlamento in materia legislativa».Come giudica i suoi colleghi che partecipano a eventi e congressi organizzati dai partiti, e in particolare dal Pd, nelle loro sezioni? «Penso che il magistrato non debba soltanto essere, ma anche apparire indipendente e perciò, pur godendo del diritto di libera manifestazione del pensiero, debba valutare con molta attenzione gli eventi ai quali partecipa, specie se si svolgono in sedi di partito. Per non sbagliare, è meglio evitare».Qual è il suo giudizio sulla presunta «schedatura» che sarebbe in corso tra gli iscritti dell’Anm a cui, in queste ore, viene chiesto via mail se abbiano deciso di aderire o meno allo sciopero? «L’Anm è un’associazione privata: l’iniziativa può essere valutata in termini di opportunità o inopportunità. Personalmente non mi “scandalizzo” dal momento che, da buon sindacato, si preoccupa dell’esito dello sciopero. È anche vero che purtroppo, spesso, l’Anm ragiona più da “partito politico di opposizione” che da sindacato. Per questo capisco il disagio avvertito da molti colleghi che hanno vissuto questa “schedatura” come un’ingerenza».Quindi una forzatura c’è? «È in atto una vera e propria “chiamata alle armi”, ovviamente in senso metaforico, da parte dell’Anm ma, al di là della percentuale di adesione allo sciopero, dobbiamo considerare che vi è attualmente nel Paese una forte maggioranza parlamentare, legittimata dalle ultime elezioni politiche, con un preciso programma in materia di giustizia, peraltro condiviso su alcune parti, anche da forze dell’opposizione. Occorre anche tenere conto del fatto che, per vari motivi, la fiducia dell’opinione pubblica nella magistratura e nella giustizia in generale è bassa, come testimoniato dagli ultimi sondaggi in materia. Infine, non si può ignorare che, in vista di un possibile referendum, i magistrati costituiscono una piccolissima parte del corpo elettorale. E che ciò avrebbe delle conseguenze facilmente immaginabili».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.