2019-04-25
Quota 100 smentisce i gufi: i pensionati sono meno della metà di quanto previsto
La Cgil: 128.000 addii contro i 290.000 stimati dall'esecutivo. Non c'è stata una fuga di massa e la norma è sostenibile.Per mesi, gli oppositori di Quota 100 avevano ululato contro un - a loro avviso -ineluttabile sfascio dei conti pubblici dovuto alla misura, approvata con l'ultima manovra, che ha consentito già da quest'anno di andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi. Questo giornale aveva invitato i critici a una maggiore moderazione: e, semmai, a considerare l'approccio ragionevole di un intervento che, senza pretendere di demolire integralmente la legge Fornero, ne affrontava l'effetto collaterale più spiacevole. Insomma, una correzione tutto sommato equilibrata.Lo stesso governo - in questo, azzeccando le previsioni - aveva ridimensionato gli stanziamenti inizialmente ipotizzati per il 2019: la prima stesura della manovra aveva previsto addirittura 7 miliardi (e circa 21 nel triennio); dopo di che la componente leghista (in particolare Claudio Durigon, che ha seguito ogni passaggio tecnico dell'intervento) ha scelto di puntare su uno stanziamento inferiore a 4 miliardi per il primo anno, considerandolo adeguato e capiente, grazie alle «finestre» destinate a razionalizzare i flussi dei lavoratori in uscita.Uno studio proveniente da una fonte non sospettabile di simpatie gialloblù o leghiste, e cioè l'Osservatorio previdenza della Fondazione Di Vittorio Cgil, si è incaricato di confermare previsioni e tendenze, addirittura riducendo le stime fatte alcuni mesi fa dalla maggioranza. Citando questo rapporto, Ezio Cigna, responsabile per la Cgil della previdenza pubblica, ha parlato di 128.000 persone che nel 2019 saranno coinvolte nel meccanismo di Quota 100, oltre 160.000 in meno rispetto alla soglia di 290.000 inizialmente ipotizzata.Ovviamente la Cgil è critica, sollecita altre misure, si batte per la sua agenda, non fa sconti al governo. E però - valutazioni politiche a parte - le cifre fornite da Cigna meriterebbero una riflessione anche da punti di osservazione diversi. Secondo il dirigente della Cgil, «la differenza è ancora più marcata se si prende a riferimento il triennio: in questo caso si stima che Quota 100 coinvolgerà solo un terzo delle persone previste dal governo, 325.000 invece di 973.000». Conseguenza? Molto denaro a disposizione per altri progetti o comunque risparmiato. in totale, quest'anno verranno spesi circa 1,6 miliardi rispetto ai 3,9 stimati. nel triennio, si parla di circa 11 miliardi contro i 21 in programma.Come spiegare questi dati? La Verità lo aveva scritto già ai tempi della manovra: era ragionevolmente prevedibile che non tutte le persone potenzialmente interessate avrebbero scelto questa opzione. Del resto, c'era un precedente in tal senso. Per l'Ape social (che era mirata verso alcune categorie, e quindi avrebbe potuto avere un'adesione massiccia), a fronte di uno stanziamento di 1,8 miliardi, a luglio dell'anno scorso erano stati consumati solo 600 milioni, con un «tiraggio» (in metà anno) che aveva coinvolto appena un terzo delle persone e delle risorse interessate. A fine anno il dato è ovviamente un po' cresciuto, ma la tendenza era ed è rimasta quella: nessuna adesione generalizzata. Lo stesso tipo di valutazione poteva (e può tuttora) esser fatta per Quota 100: è un'opportunità, ma non tutti gli interessati hanno ritenuto (o riterranno in futuro) di coglierla. E non tanto per le penalizzazioni, che a ben vedere non ci sono state, ma per due altri fattori. Il primo è il mancato guadagno: se vai in pensione prima, rinunci allo stipendio. Il secondo è il divieto di cumulo (fino a un massimo di cinque anni, ma ovviamente può essere meno, a seconda della vicinanza di ciascuno alla vecchia soglia dei 67 anni): insomma, se scegli Quota 100 non puoi fare altro, anche per favorire il ricambio generazionale. Semmai, la vera incognita riguarda proprio il ricambio generazionale, e - su questo - solo il tempo potrà dare una risposta adeguata. I critici del governo dicono: è impensabile che, per ogni lavoratore in uscita, ci sia in automatico una nuova assunzione di un giovane. E in effetti immaginare un tasso di sostituzione del 100% sarebbe insensatamente ottimistico: anche nel governo, a onor del vero, nessuno dice una cosa del genere. Però è certamente vera anche la contro-obiezione da parte dei leghisti: se - nell'arco del prossimo anno, per darci un primo orizzonte credibile di valutazione -ci saranno nuove assunzioni di giovani, saranno state certamente incoraggiate e favorite anche dal meccanismo di uscita dei lavoratori più anziani generato da Quota 100.