2018-05-18
Questo tirare per le lunghe piace solo al Colle
Fossi nei panni di Gianluigi Paragone, giornalista e noto conduttore tv, non starei più nella pelle dalla rabbia. Ma come? Candidate alla guida del governo Emilio Carelli, ex direttore di Sky Tg24, e a me non offrite uno strapuntino da ministro di seconda fila? A lui date Palazzo Chigi e a me neanche il dicastero del Turismo o delle Pari opportunità? Uno non pretende tanto, ma dopo aver lavorato una vita almeno un ministero di consolazione sì. E invece al momento niente. Il nome del collega che per anni ha riempito le prime serate degli italiani con un'indignazione a 5 stelle non circola in nessun tg e pure in nessuna delle cronache della trattativa Di Maio-Salvini. Paragone ha ragione di arrabbiarsi soprattutto dopo il trattamento riservato a Rocco Casalino. L'ex concorrente del Grande Fratello approdato alla corte dei grillini non solo ha salito in gran spolvero le scale del Quirinale, ma addirittura è stato ammesso a partecipare alla scrittura del programma del nuovo governo. Le foto lo ritraggono accanto a Giancarlo Giorgetti, il Gianni Letta della Lega, lasciando intendere che, a dispetto dell'incarico di portavoce, il ruolo del giovanotto sia quello di eminenza giallina del Movimento. E poi diciamo la verità: sono giorni che 5 stelle e Lega giocano al lotto tutti i nomi degli eletti (a dire la verità anche dei non eletti) e possibile che quello di Paragone non esca mai sulla ruota di Palazzo Chigi? Vincenzo Spadafora, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, da ultimo perfino Vito Crimi. L'unico che non viene mai estratto è Paragone. Che ha fatto di male l'ex conduttore della Gabbia per meritare un simile trattamento? Forse buca più il video di Luigi Di Maio e non solo non sbaglia i congiuntivi, ma ha anche un mestiere?Ad ogni buon conto - rabbia di Paragone a parte - questo gioco del premier sta diventando appassionante. Ormai è più divertente di una caccia al tesoro, perché ogni giorno c'è da trovare un bigliettino per riuscire a scoprire il vero nome del futuro presidente del Consiglio. La scorsa settimana la soluzione del giallo sembrava a portata di mano, con le indicazioni della pista da seguire. I cronisti a caccia di indizi erano riusciti a scovare Giulio Sapelli e a fargli confessare di aver incontrato Di Maio e Matteo Salvini. Ma prima ancora che dalle rotative uscisse l'intervista di conferma del professore, ecco arrivare la smentita grillina che negava qualsiasi contatto con il docente milanese. Così la caccia al tesoro è ripartita, puntando dritta su Firenze, dove un altro insegnante sarebbe stato visto conversare con Di Maio. Sarà lui il futuro premier? In fondo era già stato indicato come ministro di un governo tutto pentastellato. E invece no, anche in questo caso, quando il mistero sembrava ormai risolto altro colpo di scena: il premier cambierà a giorni alterni. Nei pari ci sarà un grillino, nei dispari un leghista. Anzi no: la staffetta prevederà un po' di mesi con Di Maio e altri con Salvini. Del resto, il governo del cambiamento ha bisogno di idee nuove, tipo appunto un premier doubleface. Peccato che in Parlamento la prima staffetta l'abbia ideata Ciriaco De Mita, che non è noto come uno statista del cambiamento, ma semmai come il presidente del Consiglio più oscuro che l'Italia abbia avuto. Era così poco chiaro quel che diceva - e soprattutto quel che faceva - che al vertice dei capi di stato di Toronto, nel 1988, l'interprete non riuscì a tradurre il suo discorso.Comunque tranquilli, dopo aver scartato Sapelli, Conte, Massolo, Crimi e altri dodici, anche il presidente del Consiglio intermittente è stato messo da parte, così pure il terzo uomo e il premier di sostegno. Adesso si punta tutto su un politico. Chi? È presto per dirlo, perché c'è da finire il programma. Insomma, portate pazienza, che dal 4 marzo ad oggi in fondo sono trascorsi solo 74 giorni. Una cosa però nel frattempo può consolare, sul futuro capo del governo Salvini e Di Maio ci informano che sono stati fatto passi avanti. In che direzione? Partendo dalla testa o dai piedi? Siamo arrivati all'ombelico o all'inguine? Al momento non è dato sapere. Per risolvere il giallo servono altri giorni. Dunque la caccia al premier continua, disseminando indizi lungo la strada. L'importante è che la soluzione arrivi entro domenica, altrimenti c'è il rischio che lunedì, quando sarà chiusa la finestra che avrebbe consentito di votare in estate, il capo dello Stato dichiari scaduto il tempo. Così si scoprirà che la lotteria del presidente è stata uno scherzo e Paragone non avrà motivo di arrabbiarsi. Ps. Come mi pare di aver dato ad intendere, questo tira e molla nella formazione del nuovo governo non mi piace, anche perché ogni giorno che passa è un giorno che pesa sulle finanze del Paese, esponendoci, più che alla speculazione, al ridicolo. Tuttavia non sono di mio gradimento neppure gli interventi a gamba tesa di signori dell'alta finanza tipo Emmanuel Macron, il quale essendo ancora addolorato per la sconfitta dell'amico Matteo Renzi definisce paradossali le forze che hanno vinto le elezioni. Può darsi che siano paradossali, ma le hanno scelte gli italiani, gli unici ad aver diritto di voto in Italia. So che da Mario Monti in avanti ciò possa sembrare paradossale, ma la nostra è ancora una democrazia.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.