2025-02-12
Agenti aggrediti nel regno dei pusher africani
Dopo il fattaccio di gennaio, a Roma nuovo agguato dei nordafricani alla polizia per impedire un arresto. Ma gli attivisti rifiutano il modello Caivano. E gli irregolari violenti godono della pietà dei giudici pro migranti.Dopo il fattaccio di gennaio, al Quarticciolo avviene un’altra un’aggressione dei nordafricani alla polizia, per impedire l’arresto di un sospetto pusher. Mantenere l’ordine è complicato, se i comitati vicini alla sinistra rifiutano il modello Caivano lamentando la «militarizzazione» e le toghe liberano i clandestini. Stesso quartiere, stessa scena: la polizia cerca di arrestare un sospetto pusher, i suoi sodali nordafricani assalgono gli agenti per impedirne la cattura. Era successo tre settimane fa, al Quarticciolo, quando i rivoltosi avevano addirittura usato lo spray urticante. È risuccesso domenica, in tarda mattinata, sempre nella medesima periferia Est di Roma, all’incrocio tra la Togliatti e la Prenestina. Un tempo, dignitoso quartiere popolare; oggi, mercato a cielo aperto di stupefacenti, gestito da stranieri spesso irregolari. E minacciosi.Sono le 12.30 circa. Una volante incrocia un T-Roc della Volkswagen che, appena si accorge delle forze dell’ordine, fugge a tutta velocità. Parte un inseguimento che arriva fino alla piazza principale del rione. Uno degli individui a bordo scappa a piedi, ma i poliziotti lo acciuffano: è un diciannovenne tunisino con permesso di soggiorno scaduto. Fanno per caricarlo nell’auto di servizio. A quel punto, sopraggiunge un altro straniero che tenta di allontanare gli uomini in divisa e chiede manforte a una decina di persone. Per disperdere la folla in rivolta servono un’altra pattuglia e una pistola d’ordinanza, che un agente si limita a estrarre, senza sparare. Il capofila della sommossa è pure lui tunisino, ha 21 anni e, come il compare, ha precedenti per spaccio e resistenza a pubblico ufficiale. I balordi, adesso, sono a disposizione della magistratura per il rito direttissimo.Incrociamo le dita, perché a volte le toghe usano il guanto di velluto. Un esempio clamoroso arriva proprio dal Quarticciolo. Lì, il 16 gennaio, in 20 avevano accerchiato gli agenti per impedire il fermo di un ennesimo pusher, picchiandoli e spruzzando una sostanza urticante. Risultato: undici identificati, cinque arrestati, compreso un tunisino sul quale pendeva un decreto di espulsione. Era stato avviato l’iter per portare nel Cpr, in attesa di cacciarlo, questo galantuomo, Mohamed Othmen, 25 anni. Le sue gesta, tuttavia, non hanno impressionato a sufficienza la Corte d’Appello di Roma. Segnatamente, la giudice Maria Rosaria Ciuffi, quella che ha liberato i bengalesi e gli egiziani che erano stati spediti in Albania. Il trattenimento non è stato convalidato. I motivi? L’aggressore, in Italia, risultava incensurato; aveva un domicilio e quindi non sussisteva il rischio di fuga; e, dulcis in fundo, non sarebbe stato socialmente pericoloso.Difficile, con premesse del genere, riportare l’ordine nel Far West che sconvolge il quadrante orientale della Capitale. Il governo Meloni ha talmente ben presente il problema, da aver stanziato centinaia di milioni di euro per la riqualificazione di diverse aree disagiate - da Rozzano, nel Milanese, a Rosarno, nel Reggino - tra le quali era incluso il Quarticciolo. Modello Caivano: finanziare attività per contrastare l’abbandono, che lascia certi territori in preda alla delinquenza, regalandole pure una facile manovalanza. Riportare lo Stato dove lo Stato non c’è.Come a Napoli, dove il premier aveva stretto un’alleanza con don Maurizio Patriciello, anche a Roma c’è un «parroco anti spaccio» pronto a collaborare: si tratta di don Antonio Coluccia, la cui aspirazione è trasformare un ex commissariato occupato in una caserma dei carabinieri. Ma i piani di riscatto di queste realtà disagiate non raccolgono consensi unanimi. Alcuni comitati di zona, vicini a vari esponenti della sinistra, stanno alzando - parola dei manifestanti - «una barricata sociale» contro la prospettiva di una presunta «militarizzazione».Gli attivisti del Quarticciolo Ribelle, in vista di un grande corteo che dovrebbe svolgersi il primo marzo, hanno già chiamato a raccolta studenti, professori della Sapienza, persino l’assessore alla Cultura della giunta Gualtieri, Massimiliano Smeriglio, oltre ai dem Emanuela Droghei (consigliere regionale) e Yuri Trombetti (consigliere comunale). Tutti concordi sulla tesi che non ci vogliano più forze dell’ordine, bensì «un intervento che parta dal basso». Fuffa che serve un assist a chi tifa degrado.Alle personalità del mondo progressista si possono rimproverare le fisime ideologiche e non la malafede, certo. Il guaio è che, con la loro ostinazione, fanno il gioco di chi, nello status quo, ci sguazza. Mentre si sprecano fumisterie sul cambiamento «dal basso», al Quarticciolo tutto resta uguale a prima. I criminali lucrano. I nordafricani si sentono liberi di sfidare la polizia, approfittando, magari, di qualche magistrato clemente. E degli utili idioti dei centri sociali.
Beatrice Venezi (Imagoeconomica)