2020-02-09
Quanti giri di parole per dare ragione ai governatori leghisti
Giovedì sera ero ospite nel salotto di Paolo Del Debbio. Non a casa sua, ma in tv, nella trasmissione che conduce su Rete 4. Argomento di discussione, il coronavirus: come combatterlo e come difendersi. In studio, oltre ad altri invitati, c'era Carmela Rozza, consigliera regionale lombarda del Partito democratico. Interpellata, la signora si è dilungata spiegando quanto avesse fatto bene il governo nel prendere in mano la faccenda, salvo poi passare a criticare i presidenti delle regioni del Nord che si erano permessi di sollecitare la quarantena per gli studenti cinesi di ritorno dalle vacanze nel loro Paese.Secondo la consigliera, l'uscita dei governatori di Lombardia, Veneto e Friuli era sbagliata, inopportuna e non ricordo più che cos'altro: immagino che i quattro avessero principalmente il torto di essere leghisti e non del Pd. Quando è toccato a me parlare, mi sono limitato a ricordare alla signora Rozza che un virologo come Roberto Burioni, non certo un tifoso di Matteo Salvini, aveva detto le stesse cose di Attilio Fontana, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, giudicando che la quarantena fosse il modo più semplice per evitare il diffondersi dell'epidemia. Non lo avessi mai detto: la consigliera è montata su tutte le furie e ha cominciato a urlare manco l'avesse morsa una tarantola. L'obiettivo era ovvio: buttarla in caciara e impedire a chi non la pensasse come lei di parlare. Ma più lei urlava e più io le ricordavo che non era né una virologa né un ingegnere (anche a proposito dell'incidente ferroviario di Lodi aveva espresso dotte considerazioni), e dunque assai poco titolata a dare lezioni. Di certo gli esperti ne sapevano molto più di lei, che di professione ha fatto la sindacalista.Se ricordo il siparietto andato in onda giovedì non è però per ribadire come certa sinistra sia intollerante di fronte alle opinioni altrui, fino al punto di impedire ad altri di parlare, ma per raccontare che ieri, con un certo ritardo, il ministero della Salute ha praticamente dato ragione ai governatori leghisti. Sì, Speranza e compagni hanno fatto a modo loro retromarcia sulla quarantena, scrivendo una circolare in cui dicono che chiunque decida di tenere a casa i bambini dopo un viaggio in Cina sarà giustificato. Il tono è tartufesco, come solo i burocrati del politicamente corretto sanno fare, ma nella sostanza è un invito a non mandare a scuola i pargoli. Già, perché nel testo si dice che il ministero favorisce «una permanenza volontaria e fiduciaria a casa sino al completamento del periodo di 14 giorni di partenza dalla Cina». Per arrivare a dire un semplice «tenete a casa i vostri ragazzi se siete stati in Cina», il ministero fa precedere l'invito da una premessa fumosa, ossia scrive che «fermo restando il diritto inalienabile di andare a scuola», il dipartimento «favorisce» le assenze. Cioè suggerisce la quarantena autoimposta, che poi è la misura che molti cinesi già praticavano prima che Speranza e compagni di svegliassero.Dunque, i governatori contro cui il Pd e tipine fini come Carmela Rozza si erano scagliati avevano ragione. Per evitare il diffondersi del contagio è meglio rinunciare a mandare in aula gli studenti tornati dalla Cina nell'ultima settimana. Il buon senso avrebbe dovuto consentire a tutti di non strillare, denunciando inesistenti pericoli di razzismo o di discriminazione. Dire che se si è tornati da un Paese esposto all'epidemia è meglio prendersi una pausa non significa voler ghettizzare qualcuno, ma solo applicare un principio di precauzione ovvio e logico. Non c'è nessuna intenzione di colpevolizzare chi arriva dalla Cina, ma semplicemente si reclama una giusta attenzione per evitare che chi è contagiato diffonda il virus fra chi non lo è. Non ci voleva molto per capirlo. Sarebbe stato sufficiente abbassare la voce, per ascoltare chi ne sa più di un ministro della Salute che contro l'epidemia può solo schierare il cognome e poi, ovviamente, le urla della signora Rozza.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)