2021-11-28
Quando il mondo non si fa cambiare l’uomo si perde dentro sé stesso
Affrontando il tema delle nevrosi derivate da abusi sessuali infantili, Sigmund Freud derubricò le violenze a «fantasie». Fu un passaggio chiave: anziché mettere in questione la società, l'individuo doveva interrogare l'inconscioPer circa un anno e mezzo, fra il 1896 e il 1897, Sigmund Freud elaborò, a suo dire, una teoria detta della seduzione infantile, in base alla quale le nevrosi avrebbero appunto un'origine nell'infanzia, in episodi in cui un adulto compie atti di natura sessuale su un bambino o bambina. Non avendo ancora sviluppato una propria sessualità, la vittima non comprende questa esperienza, che rimane dunque bloccata nella psiche, non esaminata e non risolta, e diventa radice permanente di malanni. Sempre secondo la versione ufficiale della biografia freudiana, cristallizzata dal suo discepolo più fedele Ernest Jones, alla fine di quel periodo Freud si rese conto, analizzando sé stesso, che i bambini anche molto piccoli hanno una loro sessualità, e contemporaneamente constatò che i casi di seduzione infantile a lui riportati dai suoi pazienti non si erano realmente verificati. Gli episodi furono allora ricategorizzati come fantasie e, con la pubblicazione un paio di anni dopo di L'interpretazione dei sogni, si entrò nella versione matura della psicoanalisi. Nel 1984 Jeffrey Masson, nel libro The Assault on Truth (tradotto in italiano nello stesso anno), contestò tale narrativa. Masson era un personaggio eccentrico e geniale, la cui famiglia era vissuta sotto l'influenza del guru Paul Brunton (vero nome: Raphael Hurst), un divulgatore dello spiritualismo neo-induista. Fu Brunton a convincere i Masson a trasferirsi in Uruguay (dagli Stati Uniti), comunicando loro che era imminente una terza guerra mondiale, e a stimolare il giovane Jeffrey allo studio del sanscrito. Dopo un dottorato in materia a Harvard, Jeffrey divenne professore di sanscrito all'università di Toronto, ma presto ebbe una conversione: dalla lingue morte alla psicoanalisi. Completato il necessario addestramento, con un progresso sbalorditivo divenne, a meno di 40 anni, direttore dei Freud Archives (situati a Washington e Londra). Dove, studiando carte e lettere inedite, stabilì, e scrisse nel suo libro, che il passaggio freudiano dalla teoria della seduzione infantile a quella delle fantasie inconsce fu un atto non di coraggio nel riconoscere un proprio errore ma di codardia, sia nei confronti dell'establishment dell'epoca sia della scoperta di sue stesse esperienze di seduzione infantile. Licenziato dagli archivi e radiato dalle istituzioni psicoanalitiche, Masson vive in Nuova Zelanda. Non entrerò nel merito della controversia, peraltro ormai piuttosto datata; ma ne trarrò una innegabile considerazione oggettiva. Una «psicoanalisi» basata sulla teoria della seduzione infantile sarebbe stata una disciplina con forte impatto sociale. Dato il numero enorme di persone che soffrono di disturbi psichici, e dato il fatto che una seduzione infantile (per dirla in termini contemporanei: un abuso sessuale di minore) non avrebbe sempre causato tali disturbi, ne sarebbe seguito che gli abusi sono endemici e frequentissimi. La psicoanalisi sarebbe così diventata uno strumento di feroce critica dei costumi e delle abitudini sociali, e la soluzione del problema delle nevrosi che essa poteva indicare avrebbe dovuto essere di natura politica e giuridica. Così com'è andata, invece, si è evoluta in una psicologia del profondo, per la quale i disturbi psichici hanno origine da conflitti interni all'individuo, di cui l'individuo stesso non è consapevole e che è dunque suo compito (con l'aiuto dell'analista) portare alla luce. La psicoanalisi ha perso molto del fascino che aveva fino a qualche decennio fa, ma il contrasto di cui ho dato un cenno è di scottante attualità. La tendenza a interiorizzare i conflitti e ad attribuirne la responsabilità a tortuose involuzioni psichiche è generale, soprattutto quando si tratta di compiere questo lavoro di interiorizzazione e attribuzione per gli altri. Se gli altri sono avversari, non si va troppo per il sottile; ma lo schema operativo è evidente - tanto più evidente quanto più grossolana ne è l'applicazione. L'avversario non ha torto, il che andrebbe dimostrato con dati inconfutabili e argomentazioni cogenti: è matto, irrazionale, perfino (in quanto l'essere umano è un animale razionale) disumano, quindi non merita che lo si prenda sul serio e si partecipi con lui a una discussione. Sull'altra faccia della medaglia, se si riconosce un problema in sé stessi, invece di cercarne le cause nella propria realtà familiare o sociale, e magari affrontarle, si tenta di ovviarvi inseguendo un diverso «atteggiamento», praticando la mindfulness, accedendo a livelli diversi di coscienza, trasferendosi (non in Uruguay, ma) in un mondo di propria creazione. È una vecchia storia, ed è la storia di una sconfitta annunciata. Ogniqualvolta nel passato gli umani si sono sentiti impotenti a realizzare effettivi cambiamenti nelle loro condizioni di vita, si sono rivolti all'interno e, per evitare la disperazione, hanno progettato di cambiare sé stessi. Certo la situazione in cui viviamo oggi potrebbe suggerire scappatoie del genere; ma per me, almeno, è troppo presto, e sarà sempre troppo presto, per cedere. Come nel caso degli abusi di minore, il male è là fuori, c'è qualcuno che lo compie e bisogna fermarlo. Poi, se volete, parleremo degli abissi insondabili dell'(in)coscienza.