2025-05-03
Qualcuno avverta Riccardi: il pontefice non lo sceglie lui
Il fondatore di Sant’Egidio briga, sentenzia, attacca i «giornali di destra» e spinge l’amico Zuppi, longa manus della Comunità.Se toccasse ad Andrea Riccardi sostituire papa Francesco, sarebbe di sicuro meno impegnato e mediaticamente esposto di adesso. L’altro giorno era Repubblica a interpellarlo come un oracolo, e lui si lasciava voluttuosamente interpellare, lanciandosi in ambiziose previsioni sul futuro pontefice: «Io penso a un eletto di continuità che però introduca delle modifiche, delle aggiunte che sono del suo carattere. Serve un Papa che sappia parlare al popolo», diceva. Poi passava a raccontare i retroscena delle cenette con l’amico Emmanuel Macron: «Era un grande estimatore di Bergoglio. E ora sta tentando di mettere insieme un’iniziativa europea, di cui va sottolineato il nuovo rapporto con il Regno Unito». Non poteva mancare, poco dopo, un’altra intervista, questa volta al Corriere della Sera, in cui Riccardi spiegava che «Francesco va visto non nel termine del progressista, bensì dell’evangelizzatore», come a suggerire che forse un poco di retromarcia rispetto agli exploit di Bergoglio si può pure fare.E poi un’altra chiacchierata con La Stampa, l’ospitata a La7, l’ennesima apparizione oracolare a Porta a porta, dove ha detto che «Francesco ha aperto processi che ora tocca a noi portare avanti», e non si capisce se per noi intenda noi vivi oppure noi comunità di Sant’Egidio. Cioè il centro di potere da lui fondato nel 1968 a Roma e gestito finora con estrema arguzia, oggi diffuso in 70 Paesi del mondo. Sul sito ufficiale si legge: «Preghiera, Poveri, Pace sono a fondamento della vita di donne e uomini, laici, uniti da un legame di fraternità e impegnati in un servizio volontario e gratuito agli ultimi». Pare tuttavia che Riccardi, più che gli ultimi, frequenti volentieri i primi della classe e le cerchie ristrette: politici, giornalisti, imprenditori. Quelli che contano insomma.Certo, a sentire lui, si tratta di piccole cose. Parlando al Foglio, giovedì, Riccardi ha fatto larga esibizione di modestia. A proposito delle sua creatura ha detto: «Basta leggere cosa facciamo e quello che diciamo. Siamo una comunità internazionale ma anche molto romana. Siamo presenti in 70 Paesi. Organizziamo i corridoi umanitari, lavoriamo per i poveri, in Ucraina. La verità è che noi parliamo con tutti». E subito dopo ha fatto notare che parlano anche con «Piantedosi, Tajani e altri». Ma guai ad attribuire al pio Andrea più potere di quello che egli desidera esalare: se la prende, fa il risentito con i giornalisti «impertinenti». Ne ha soprattutto per «i giornali della destra», che accusa di essere malevoli e ignoranti. «Purtroppo molti giornalisti non studiano», dice sospirando al Foglio. «Dall’esterno non si capisce cosa accade all’interno del conclave. Agisce una dinamica a tre livelli. Un primo livello è quello spirituale, poi si esamina la situazione, successivamente interviene la conoscenza dei cardinali. È un conclave nuovo come il pontificato di Francesco. Il compito del prossimo Papa sarà raccogliere la sua eredità». Ma pensa, un conclave nuovo, e un nuovo Papa che dovrà raccogliere l’eredità del precedente: mannaggia a noi che non ci eravamo arrivati. Fortuna che c’è Riccardi a illuminarci, a rivelarci come va il mondo, a erudirci sulla «dinamica a tre livelli».Ci chiediamo tuttavia: ma se davvero Riccardi è figura così marginale come intende apparire, se realmente è tanto umile e devoto solo al servizio dei poveri, che ci va a fare a cena con Macron a ordinare «fettuccine bolognesi»? Per altro, l’intimo convivio si è tenuto subito dopo l’incontro del presidente francese con alcuni cardinali elettori suoi compatrioti a Villa Bonaparte, il che ha fatto scrivere - in primis alla stampa transalpina - dell’esistenza di una sorta di corrente macroniana nel conclave, determinata a contrastare il cardinale Sarah e in generale i presunti conservatori.Riccardi ,con curiale felpatezza, svicola: «Sono finiti i tempi in cui il presidente De Gaulle agiva sui cardinali francesi. Da presidente chiese ai cardinali francesi di appoggiare Roncalli, ma oggi la compagine cardinalizia francese è sparuta. Troppe chiacchiere sul conclave che suscita tanta attenzione», dice al Foglio quasi sprezzante.Vogliamo credergli, come no. Solo che a fare chiacchiere sul conclave è, tra i primi, proprio l’amico Riccardi, da giorni quasi onnipresente sui media. La sua parlantina è sciolta in pubblico almeno quanto sembra esserlo in privato. Altrimenti, appunto, non si spiegano le gustose fettuccine con Macron: non si va a cena con una capo di Stato per parlare del più e del meno, questo lo sanno pure i giornalisti ignoranti e destrorsi. E sanno pure che al fondatore di Sant’Egidio certo non dispiacerebbe un Papa italiano, magari proprio il suo caro Matteo Zuppi.Figurarsi: Sant’Egidio era potente prima, è divenuta potentissima con Bergoglio, chissà quanto lo diventerebbe con Zuppi pontefice. E infatti Riccardi ci ha tenuto a rimarcare nei giorni scorsi che «Zuppi è un nome, non un candidato; è un prete vescovo, non è un uomo di sinistra, lo fanno di sinistra», sia mai che si riesca a renderlo presentabile anche per le destre. A dire il vero ci sarebbe anche Pietro Parolin, il segretario di Stato vaticano, con cui il fondatore di Sant’Egidio - ci tiene a farcelo sapere - si dà del tu. Ma il punto è che il conclave dovrebbe scegliere il vicario di Cristo, non il vicario di Riccardi, e questo suo iperattivismo risulta oltre che sospetto un filino sgradevole. Soprattutto perché non si capisce bene chi rappresenti il supremo Fondatore (a parte i suoi interessi, s’intende, e forse quelli dei francesi). Sicuramente ha creato una realtà imponente, che esercita una altrettanto imponente azione lobbistica. Non risulta tuttavia che intercetti chissà quali movimenti di popolo, o che abbia prodotto chissà quali fuochi d’artificio intellettuali e teologici (se si escludono i libri di Riccardi medesimo: fuochini). Ergo: a chi titolo discetta, istruisce e briga? Lo fa a beneficio di noi giornalisti che studiamo poco? Può anche darsi, essendo egli uomo caritatevole. O forse, chissà, sente la responsabilità, quasi l’obbligo, di dover contribuire al massimo alla difficile scelta del nuovo Papa. Ma a tale proposito ci teniamo a rassicurarlo: può anche evitare di darsi tanta pena, dato che il posto da Spirito santo per ora non risulta vacante.
La nave Mediterranea nel porto di Trapani (Ansa)