2022-09-30
Putin oggi firma per le annessioni. La Finlandia taglia i ponti con Mosca
Il Cremlino procede con il suo piano: dopo i referendum, verrà ratificato il passaggio alla Federazione russa dei territori ucraini occupati. Il governo insegue chi fugge dal fronte, Helsinki chiude le frontiere. Questo pomeriggio alle 15 (le 14 in Italia) nella Sala di San Giorgio del Gran Palazzo del Cremlino si terrà la cerimonia per la firma dei trattati per l’adesione alla Federazione russa delle regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia. A siglare i documenti saranno Vladimir Putin e i leader locali piazzati da Mosca nelle regioni. L’annuncio è stato dato ieri del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Che cerimonia sarà? Tutto ricorderà quanto visto nel 2014 in occasione dell’annessione della Crimea, tuttavia il clima nel quale verrà festeggiato l’esito dei referendum e la nuova estensione (forzata) del territorio della Federazione russa sarà molto diverso dal passato, viste le continue proteste della popolazione che vengono represse dalla polizia. Sarà molto interessante osservare quante persone (e con quale spirito) parteciperanno alla grande manifestazione organizzata dal governo in sostegno di Putin, esattamente come accadde nel 2014. All’epoca migliaia di persone sulla Piazza Rossa scandirono lo slogan «siamo insieme» e festeggiarono «il ritorno alla Russia, al loro porto naturale, alla loro casa, di Crimea e Sebastopoli», come disse all’epoca con le lacrime agli occhi lo stesso Putin. Non appena si è avuta la conferma della cerimonia per la firma dell’annessione dei territori delle quattro regioni ucraine, l’ufficio stampa presidenziale di Kiev - citato dall’Ukrainska Pravda - ha comunicato che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha convocato per questa mattina una riunione urgente del consiglio di sicurezza e difesa. Putin ha parlato ieri a margine di un incontro in videoconferenza con i capi dei servizi di intelligence della Comunità degli stati indipendenti (Csi), affermando che i paesi occidentali stanno cercando di provocare conflitti: «Gli oppositori geopolitici dei paesi della Csi sono pronti a mettere in pericolo qualsiasi nostro stato scatenando un massacro sanguinoso», ha detto all’agenzia Ria Novosti mentre alla Tass ha ribadito che «il conflitto in Ucraina è uno dei risultati della dissoluzione dell’Unione Sovietica mentre l’Occidente sta lavorando a scenari per fomentare nuovi conflitti nello spazio della Csi». Poi ha continuato: «Basta guardare cosa sta succedendo ai confini di alcuni altri paesi della Csi. I rischi di destabilizzazione sono ancora in aumento, compresi i rischi di destabilizzare tutta la regione Asia-Pacifico. L’egemonia unipolare occidentale si sta inesorabilmente sgretolando ma l’Occidente rifiuta di accettarlo». Prosegue tra molte difficoltà logistiche la mobilitazione parziale dei riservisti da inviare al fronte (anche a causa del grande numero di individui in fuga dalla Russia per evitare l’arruolamento). Ieri il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, su Telegram ha attaccato i cittadini i russi che si sono allontanati dopo l’annuncio della mobilitazione parziale per la guerra in Ucraina: «Ai cittadini che sono registrati nelle forze armate, dal momento in cui la mobilitazione viene annunciata, non è permesso di lasciare il loro luogo di residenza senza l’autorizzazione dei commissariati militari». Inoltre Volodin ha sottolineato che «esiste una legge e tutti coloro che sono tenuti al servizio militare dovrebbero seguirla». Lo stesso Putin ha parlato di «correggere gli errori commessi durante la mobilitazione». Ma chi fugge? Secondo l’aggiornamento quotidiano sulla situazione in Ucraina dell’intelligence britannica, i più abbienti e istruiti sono buona parte di coloro che cercano di lasciare la Russia e - nonostante il numero esatto non sia chiaro - è molto probabile che superi le dimensioni della forza d’invasione totale messa in campo dalla Russia a febbraio. A proposito di soldati russi, il New York Times ha diffuso un articolo con presunte conversazioni intercettate fra militari dislocati in Ucraina: «Ci hanno dato l’ordine di uccidere tutti quelli che vediamo e Putin è pazzo. Vuole prendere Kiev, ma non possiamo farlo», sono alcune delle frasi riportate. Ed ancora: «La nostra offensiva si è fermata. Stiamo perdendo questa guerra. Abbiamo perso mezzo reggimento e quando tornerò a casa lascerò il dannato esercito». Mentre a Mosca si preparano i festeggiamenti per l’esito dei referendum, le forze dell’ordine ucraine hanno scoperto l’ennesima camera di tortura nella regione di Kharkiv. Lo ha denunciato la polizia nazionale all’Ukrainska Pravda: «È stato accertato che i russi hanno allestito una prigione e una camera di tortura per i residenti locali che non hanno sostenuto gli occupanti e si sono rifiutati di collaborare con loro. Secondo testimoni, in una cella di circa 12 metri quadrati, l’esercito russo ha ospitato da 20 a 40 persone. Nei locali sono stati trovati strumenti di tortura, ceppi, collari». Qui, secondo la polizia ucraina, i militari russi «hanno picchiato senza pietà i prigionieri illegali, li hanno torturati con corrente elettrica, strappato chiodi e rotto le dita». Tensione altissima anche ai confini con la Finlandia, che ieri ha deciso di chiudere i confini a partire dalla notte tra giovedì e venerdì. Secondo il quotidiano finlandese Helsingin Sanomat, l’obiettivo «è quello di diminuire l’arrivo dei russi in Finlandia fino alla metà del livello attuale».
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