
Il capo dei vescovi, Gualtiero Bassetti, apre a un esecutivo con centrodestra e 5 stelle: «Noi non abbiamo paura di nulla, indichiamo solo il bene comune». La Cei ha capito: arriva dopo Confindustria, ma prima dei grandi giornali.Perfino la Chiesa si sta convertendo al vangelo secondo Matteo. Dopo avere attaccato la Lega durante la campagna elettorale, accusandola di spargere paura fra gli elettori e di fomentare l'odio razziale, adesso dai vescovi arrivano parole di pace. Il presidente della Cei, cardinal Gualtiero Bassetti, commentando i risultati del 4 marzo e la possibilità che nasca un governo Di Maio-Salvini, si è mostrato tutt'altro che preoccupato. «Io non temo nulla», ha dichiarato ai cronisti, «abbiamo parlato di bene comune e abbiamo detto quali punti ci stanno a cuore e quindi non abbiamo nulla da temere da nessuno, ma ci mettiamo in collaborazione con tutti coloro a cui veramente interessano questi temi di fondo». Chiaro, no? La benedizione arriva dopo che il numero uno della Conferenza episcopale si era espresso con toni allarmati sulle dichiarazioni del candidato governatore della Lombardia e sui fatti di Macerata. Oh, certo, le parole sono prudenti, come si conviene quando a parlare è un porporato. Ma la sostanza non lascia adito a dubbi: dopo il successo dei pentastellati e dei leghisti la Chiesa si sta risintonizzando per capire che cosa intendano fare i vincitori.Nessun pregiudizio e nessuno scontro ideologico, come forse ci si sarebbe aspettato. Anzi, forse qualche ripensamento soprattutto sui temi dell'immigrazione e della mancanza di lavoro. Perché è evidente che entrambe le questioni sono alla base dei risultati ottenuti dalla Lega e dal Movimento fondato da Beppe Grillo. L'invasione di extracomunitari ha gonfiato il consenso del partito di Salvini nonostante gli appelli dei vescovi e nonostante le preghiere di Papa Francesco a favore dell'accoglienza. Prova che lo scollamento più che fra partiti ed elettori si registra tra Chiesa e fedeli. Se anche i cattolici praticanti hanno sentito il bisogno di sostenere il Carroccio al Nord come al Sud forse significa che le prediche pro immigranti sono stonate e ottengono semmai l'effetto contrario. Qualche riflessione forse è dovuta anche sul travolgente successo dei grillini, in particolare nelle Regioni del Mezzogiorno. Il Movimento 5 stelle ha svuotato il bacino elettorale del Pd, divenendo punto di riferimento per centinaia di migliaia di persone. Può darsi che ciò sia la risposta alla promessa di un reddito di cittadinanza, ma se anche non lo fosse l'esodo in massa dei votanti del Partito democratico verso i pentastellati rappresenta una gran voglia di cambiamento.Sia il no all'immigrazione che la richiesta di voltar pagina sui temi del lavoro sono esigenze che la Chiesa non può ignorare e infatti ecco arrivare puntuale la presa di posizione dei vescovi. I quali poi dovranno fare i conti con l'esecutivo che verrà, in particolare sui temi etici, questioni che non sempre (anzi: quasi mai) hanno trovato soddisfazione presso i precedenti governi. Insomma, negli ambienti ecclesiastici si è fatto molto in fretta a cambiare registro e adesso ci si prepara a fare i conti con gli equilibri politici usciti dalle urne, che ovviamente saranno molto diversi da quelli degli ultimi 20 anni.Del resto, i vescovi non sono i soli a rettificare il tiro dopo il risultato del 4 marzo. Più svelti dei monsignori sono stati gli industriali, i quali dopo essere saliti sul carro di Matteo Renzi ai tempi del referendum costituzionale ne sono discesi di corsa quasi fossero Usain Bolt, pronti a montare con altrettanta velocità su quello del movimento di Grillo. Riposizionamenti si segnalano anche sulla grande stampa e fra i commentatori. Quelli che scrivevano dotti editoriali per pronosticare sfracelli in caso di vittoria dei pentastellati e ancor più dei leghisti, adesso aggiustano la penna e si contorcono per spiegare che forse i vincitori non sono poi così pericolosi, visto che al momento né l'Europa né i mercati sembrano essere allarmati per l'arrivo a Palazzo Chigi di nuovi barbari.Dice bene il professor Giulio Sapelli: molte delle paure agitate nelle settimane passate non hanno fondamento. La sola cosa che conta è se il nuovo governo saprà cambiare alcune delle regole imposte dall'Europa. E qui, più che la benedizione serve il miracolo.
Federica Picchi (Ansa)
Il sottosegretario di Fratelli d’Italia è stato sfiduciato per aver condiviso un post della Casa Bianca sull’eccesso di vaccinazioni nei bimbi. Più che la reazione dei compagni, stupiscono i 20 voti a favore tra azzurri e leghisti.
Al Pirellone martedì pomeriggio è andata in scena una vergognosa farsa. Per aver condiviso a settembre, nelle storie di Instagram (che dopo 24 ore spariscono), un video della Casa Bianca di pochi minuti, è stata sfiduciata la sottosegretaria allo Sport Federica Picchi, in quota Fratelli d’Italia. A far sobbalzare lorsignori consiglieri non è stato il proclama terroristico di un lupo solitario o una sequela di insulti al governo della Lombardia, bensì una riflessione del presidente americano Donald Trump sull’eccessiva somministrazione di vaccini ai bambini piccoli. Nessuno, peraltro, ha visto quel video ripostato da Picchi, come hanno confermato gli stessi eletti al Pirellone, eppure è stata montata ad arte la storia grottesca di un Consiglio regionale vilipeso e infangato.
Jannik Sinner (Ansa)
Alle Atp Finals di Torino, in programma dal 9 al 16 novembre, il campione in carica Jannik Sinner trova Zverev, Shelton e uno tra Musetti e Auger-Aliassime. Nel gruppo opposto Alcaraz e Djokovic: il duello per il numero 1 mondiale passa dall'Inalpi Arena.
Il 24enne di Sesto Pusteria, campione in carica e in corsa per chiudere l’anno da numero 1 al mondo, è stato inserito nel gruppo Bjorn Borg insieme ad Alexander Zverev, Ben Shelton e uno tra Felix Auger-Aliassime e Lorenzo Musetti. Il toscano, infatti, saprà soltanto dopo l’Atp 250 di Atene - in corso in questi giorni in Grecia - se riuscirà a strappare l’ultimo pass utile per entrare nel tabellone principale o se resterà la prima riserva.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Negli anni Dieci del secolo XX il fisiologo triestino Amedeo Herlitzka sperimentò a Torino le prime apparecchiature per l'addestramento dei piloti, simulando da terra le condizioni del volo.
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Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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Stadio di San Siro (Imagoeconomica)
Ieri il Meazza è diventato, per 197 milioni, ufficialmente di proprietà di Milan e Inter. Una compravendita sulla quale i pm ipotizzano una turbativa d’asta: nel mirino c’è il bando, contestato da un potenziale acquirente per le tempistiche troppo strette.
Azione-reazione, come il martelletto sul ginocchio. Il riflesso rotuleo della Procura di Milano indica un’ottima salute del sistema nervoso, sembra quello di Jannik Sinner. Erano trascorsi pochi minuti dalla firma del rogito con il quale lo stadio di San Siro è passato dal Comune ai club Inter e Milan che dal quarto piano del tribunale è ufficialmente partita un’inchiesta per turbativa d’asta. Se le Montblanc di Paolo Scaroni e Beppe Marotta fossero state scariche, il siluro giudiziario sarebbe arrivato anche prima delle firme, quindi prima dell’ipotetica fattispecie di reato. Il rito ambrosiano funziona così.











