Nessun pregiudizio e nessuno scontro ideologico, come forse ci si sarebbe aspettato. Anzi, forse qualche ripensamento soprattutto sui temi dell'immigrazione e della mancanza di lavoro. Perché è evidente che entrambe le questioni sono alla base dei risultati ottenuti dalla Lega e dal Movimento fondato da Beppe Grillo. L'invasione di extracomunitari ha gonfiato il consenso del partito di Salvini nonostante gli appelli dei vescovi e nonostante le preghiere di Papa Francesco a favore dell'accoglienza. Prova che lo scollamento più che fra partiti ed elettori si registra tra Chiesa e fedeli. Se anche i cattolici praticanti hanno sentito il bisogno di sostenere il Carroccio al Nord come al Sud forse significa che le prediche pro immigranti sono stonate e ottengono semmai l'effetto contrario. Qualche riflessione forse è dovuta anche sul travolgente successo dei grillini, in particolare nelle Regioni del Mezzogiorno. Il Movimento 5 stelle ha svuotato il bacino elettorale del Pd, divenendo punto di riferimento per centinaia di migliaia di persone. Può darsi che ciò sia la risposta alla promessa di un reddito di cittadinanza, ma se anche non lo fosse l'esodo in massa dei votanti del Partito democratico verso i pentastellati rappresenta una gran voglia di cambiamento.Sia il no all'immigrazione che la richiesta di voltar pagina sui temi del lavoro sono esigenze che la Chiesa non può ignorare e infatti ecco arrivare puntuale la presa di posizione dei vescovi. I quali poi dovranno fare i conti con l'esecutivo che verrà, in particolare sui temi etici, questioni che non sempre (anzi: quasi mai) hanno trovato soddisfazione presso i precedenti governi. Insomma, negli ambienti ecclesiastici si è fatto molto in fretta a cambiare registro e adesso ci si prepara a fare i conti con gli equilibri politici usciti dalle urne, che ovviamente saranno molto diversi da quelli degli ultimi 20 anni.
Del resto, i vescovi non sono i soli a rettificare il tiro dopo il risultato del 4 marzo. Più svelti dei monsignori sono stati gli industriali, i quali dopo essere saliti sul carro di Matteo Renzi ai tempi del referendum costituzionale ne sono discesi di corsa quasi fossero Usain Bolt, pronti a montare con altrettanta velocità su quello del movimento di Grillo. Riposizionamenti si segnalano anche sulla grande stampa e fra i commentatori. Quelli che scrivevano dotti editoriali per pronosticare sfracelli in caso di vittoria dei pentastellati e ancor più dei leghisti, adesso aggiustano la penna e si contorcono per spiegare che forse i vincitori non sono poi così pericolosi, visto che al momento né l'Europa né i mercati sembrano essere allarmati per l'arrivo a Palazzo Chigi di nuovi barbari.Dice bene il professor Giulio Sapelli: molte delle paure agitate nelle settimane passate non hanno fondamento. La sola cosa che conta è se il nuovo governo saprà cambiare alcune delle regole imposte dall'Europa. E qui, più che la benedizione serve il miracolo.




