2019-04-09
Pur di contestare il decreto Pillon il Forum famiglie zittisce pure i suoi
Da mesi i vertici dell'associazione fanno campagna contro il provvedimento leghista sull'affido condiviso. Ma all'interno esplodono i malumori: «Mai ascoltate le sigle che rappresentano i genitori separati».Oggi, in Commissione giustizia al Senato, inizia la discussione sul ddl Pillon, ovvero il provvedimento che dovrebbe riformare l'affido condiviso. Questo decreto «salva padri» è tra i più osteggiati di sempre: viene per lo più presentato come un attacco all'arma bianca contro le donne, una norma liberticida che cancellerebbe i diritti delle madri e via di questo passo. Sul tema si è espresso nei giorni scorsi il sottosegretario pentastellato Vincenzo Spadafora, secondo il quale «il provvedimento Pillon è chiuso. Quel testo non arriverà mai in aula, è archiviato». Poi, come noto, ci sono state le proteste delle varie associazioni femministe e Lgbt, che in alcuni casi si sono trasformate in aggressioni ai danni dell'esponente del Carroccio. Insomma, questo è il clima e le bordate si sprecano. Le critiche al decreto, tuttavia, hanno un grosso difetto: nella larghissima maggioranza dei casi sono basate esclusivamente sul pregiudizio e sull'ideologia. Si attacca il ddl perché porta il nome del senatore leghista Simone Pillon, divenuto, come si diceva, la bestia nera dei movimenti Lgbt. Ma di ragionamenti davvero approfonditi in materia non se ne sono visti. Nemmeno sul versante cattolico. Il Forum nazionale delle associazioni familiari, per esempio, da vari mesi porta avanti una campagna contro il decreto legge. Vincenzo Bassi, responsabile giuridico del Forum, sostiene che la proposta di Pillon «appare gravemente fragile, perché crea un non meglio specificato diritto individuale alla genitorialità che rende i bambini oggetto dei diritti dei genitori». Opinione condivisa anche da Gigi De Palo, il presidente del Forum famiglie che nei giorni scorsi ha incontrato Luigi Di Maio. «Secondo noi quella proposta di legge non va a tutelare la realtà più debole, che è proprio il bambino», ha detto De Palo al Fatto quotidiano. Le sue dichiarazioni, come prevedibile, sono state utilizzate per veicolare un messaggio preciso. E cioè che la proposta della Lega sull'affido condiviso rappresenti una minoranza di tradizionalisti fanatici. In realtà, tuttavia, l'idea che persino le associazioni cattoliche si oppongano al ddl Pillon non è molto fondata. Anzi. A quanto pare, i dirigenti del Forum famiglie si sono esposti senza tenere conto di un parere decisamente rilevante, ovvero quello delle associazioni che rappresentano i separati (sia padri che madri, ma pure figli). A spiegarlo è Ernesto Emanuele, fondatore e presidente di Famiglie separate cristiane e di Separati fedeli, due organizzazioni che fanno parte del Forum ma che, con tutta evidenza, vengono considerate di serie B. Quando gli chiediamo se i rappresentanti del Forum famiglie lo abbiano interpellato prima di esternare sul ddl Pillon, Emanuele sulle prime si trincera dietro un «no comment». Non ci tiene a fare polemica, non vuole litigare. Poi, però, dopo un po' di insistenze spiega che in effetti no, non l'hanno sentito. «Nessuno ci ha chiesto un parere. L'avvocato Bassi mi ha detto che voleva parlarmi pochi istanti prima di entrare in audizione al Senato. Ma poi non si è più fatto vivo. Lo stesso vale per il presidente De Palo», si sfoga. «Del resto funziona sempre così: i genitori separati non vengono mai ascoltati da nessuno. Ai convegni sui problemi della separazione non intervengono mai i separati, a parlare per loro sono sempre altri. Rappresentanti di associazioni di avvocati, di giudici, mediatori... Tutti parlano tranne i separati». Eppure, riguardo al ddl Pillon, i primi a doversi esprimere sono proprio loro, i padri e le madri che hanno vissuto una separazione. «Le nostre associazioni lavorano a tutela dei figli», ci tiene a precisare Emanuele. «Noi vogliamo che i bambini abbiano un rapporto con tutti e due i genitori, anche se separati. Sono 30 anni che io mi occupo di questi argomenti, e davvero non capisco perché ne parlino sempre altre persone. La verità è che in questo caso non è stata ascoltata la società civile. Sono stati ascoltati soltanto quelli che vivono sulla separazione e a volte sfruttano i separati».Non ha tutti i torti, Emanuele. Lui porta avanti le istanze dei separati da tantissimo tempo, mentre a nome del Forum famiglie - ad esempio in audizione al Senato - ha parlato il già citato avvocato Bassi, non esattamente un esperto di diritto di famiglia (è un tributarista). Ma veniamo al punto. Sul decreto proposto dal senatore leghista, le associazioni guidate da Emanuele hanno le idee chiare. «Il testo di Pillon è quello che ci rispecchia di più, anche se vogliamo cercare di migliorarlo ulteriormente, cercando un dialogo su ciò che unisce non su ciò che divide. È quello che ci rappresenta di più assieme al testo presentato da Alessandra Gallone di Forza Italia. Però mi chiedo: come mai tutti attaccano il ddl Pillon e mai quello della Gallone?». La risposta è piuttosto semplice: Pillon è il leghista cattivo, dunque bisogna accusarlo di essere contro le donne e contro i diritti, fautore di un «ritorno al Medioevo». Bisogna fare di tutto per affossare il provvedimento che ha proposto, anche veicolare l'idea che gli stessi cattolici lo avversino. E poco importa se, per l'ennesima volta, a farne le spese sono i più deboli ovvero i genitori separati e i loro bambini.
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