2022-08-24
Psicosi vaiolo e variante Centaurus. Rispunta il partito delle restrizioni
Allarme sul nuovo ceppo da uno studio italiano: «Forse è più letale, ripartano punture e misure protettive». Monta il delirio pure sul morbo delle scimmie: ci sono dubbi sul siero e già si parla di assembramenti a rischio.«Il vaiolo delle scimmie è un rischio per tutti», titolava ieri Il Foglio. Intanto, uno studio dell’Università dell’Insubria, pubblicato sull’European journal of internal medicine, sta tornando utilissimo per rilanciare il battage sulle restrizioni autunnali: la variante Centaurus, secondo i ricercatori, sarebbe più capace di aderire alle cellule umane e, potenzialmente, più dannosa di Omicron. È quasi superfluo riferirvi le conseguenze che ne ha tratto uno degli autori dell’indagine, il professor Fabio Angeli: «Sarà cruciale la nuova campagna vaccinale e il ripristino delle misure di protezione individuale». Un ottobre bellissimo: lockdown energetico, ennesima tornata di punture, mascherine Ffp2. Due virus diversi, la stessa ossessione: chiudere, limitare, distanziare. E in entrambe le circostanze, i fiaschi comprovati - o quelli temuti - dei vaccini tirano la volata al partito dei divieti.Guardate cosa sta succedendo con il vaiolo delle scimmie. Dopo che l’Oms ha messo le mani avanti - il vaccino «non è un proiettile d’argento» - pure le virostar si sono viste costrette a timide ammissioni di fallibilità: stavolta, il mantra dell’iniezione sola salus proprio non regge. «Nessun vaccino protegge al 100%», balbettava ieri Antonella Viola sulla Stampa. «Sappiamo pochissimo dell’efficacia dei vaccini che stiamo somministrando nei confronti di questa nuova epidemia». Se su quelli anti Covid ne sapevano di più ed è andata com’è andata, immaginate, allora, come potrebbe finire adesso. Il punto è questo: i preparati di Bavarian Nordic (Imvanex e Jynneos) sono pensati per il vaiolo umano e non sono nemmeno stati mai testati su una persona per quella malattia, che è stata eradicata nel 1979. Come spiega l’Aifa, si ritiene che essi possano funzionare anche sul vaiolo delle scimmie, data la somiglianza tra i due agenti patogeni, ma non ci sono ancora né garanzie né trial clinici specifici. E l’Organizzazione mondiale della sanità già riporta casi di breakthrough infections, cioè infezioni post vaccinazione. Per di più, c’è il problema della penuria di dosi: ne servirebbero 10 milioni per offrire una protezione - incerta, forse zoppicante - ai soggetti più esposti al contagio, ma per ora l’azienda danese ha potuto metterne a disposizione solo un milione e mezzo. Risultato: una manfrina per moltiplicare i pani, i pesci e le siringhe. Dopo la decisione dell’Ema di somministrare il rimedio per via intradermica, anche l’Aifa, lunedì, ha sposato la soluzione che consente di estrarre cinque dosi per fiala. Tutti garantiscono che, eseguite le verifiche del caso, anche con questa procedura il medicinale, comunque di dubbia efficacia, funziona ugualmente. Ieri, Reuters citava le parole di uno degli esponenti del comitato d’emergenza sul monkeypox dell’Oms, il nigeriano Dimie Ogoina: «L’intera strategia di vaccinazione per il vaiolo delle scimmie è associata a molte incertezze. Sfortunatamente, non sono sicuro che le autorità sanitarie stiano comunicando queste incertezze al pubblico». Non è una novità: il canovaccio è lo stesso della pandemia di coronavirus. Ad esempio, a giugno 2021, l’allora coordinatore del Cts, Franco Locatelli, ancora prometteva l’immunità di gregge entro due-tre mesi. Benché, ormai, tutto l’orbe terracqueo sapesse che i vaccini non bloccavano la trasmissione del virus. Parlare di effetti collaterali rimane persino adesso un tabù. Quando si tratta di riconoscere i limiti delle politiche basate sulle immunizzazioni, reticenze od occultamenti abbondano. Il guaio, appunto, è che proprio le falle del vaccino spalancano le porte alle restrizioni. Oggi suggerite agli individui a rischio, domani chissà. È il paradosso epistemologico della scienza scambiata per un oracolo divino: non sono mai previsti criteri di falsificabilità. Se il vaccino fa il suo dovere, bisogna imporlo per il bene comune; se fallisce, è perché ne serve di più. Nel frattempo, si conservano le cosiddette «misure non farmacologiche».La formula magica è «cambiamento nei comportamenti». L’ha pronunciata, sempre su Reuters, Jay Varma, direttore del Cornell center for pandemic prevention and response negli Stati Uniti. Ma fate attenzione alle sottili e perniciose differenze tra l’approccio italiano e quello americano. Varma pensa si debbano evitare «incontri sessuali anonimi o festini», che vada usato il preservativo e che, prima di un rapporto, sarebbe consigliabile verificare bene il proprio corpo e quello del partner, per escludere la presenza di pustole. In sostanza, l’esperto americano si concentra sulle abitudini intime, che sono il principale veicolo di diffusione del vaiolo. La Viola, invece, prende già di mira gli «eventi di massa», tristemente noti come assembramenti. Lo fa appoggiandosi a 26 bimbi contagiati - che certo non possono essersi infettati in una sauna gay - e a un giovane che non avrebbe avuto rapporti intimi (ci fidiamo del resoconto di castità). In pratica, casi sporadici di trasmissione per contatto stretto di una malattia che è già sporadica (nemmeno 43.000 contagi nel mondo). Ma tutto fa brodo per rievocare distanziamento, isolamento, quarantene. E per piazzare un’ipoteca sul futuro governo, qualora, come suggeriscono i sondaggi, le elezioni di settembre le vincesse il centrodestra.A Giorgia Meloni sarebbe arduo sottrarsi al processino mediatico per pandemia colposa, se decidesse di mantenersi fedele al programma di coalizione e di non riesumare i provvedimenti vessatori degli ultimi due esecutivi. Centaurus, sottolineano gli scienziati dell’Insubria, potrebbe diventare dominante. A essa si sovrapporrà l’influenza stagionale. In più, si dovrà fronteggiare il monkeypox. È il loop infinito dell’era Covid. L’opposto del ritornello di Mario Draghi: ti vaccini, ti ammali, rischi di morire; spunta un altro ceppo, ti rivaccini, ti riammali. E se a una certa ti fai qualche domanda, sei negazionista.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)