2025-03-07
Prudenza al volante: le macchine ci spiano
Lamentele dei clienti americani del marchio Jeep, tormentati dalle pubblicità attraverso schermi e altoparlanti delle vetture. Il sistema «origlia» i discorsi dei passeggeri ed è in grado di capire chi ci sia a bordo, proponendo spot tanto mirati quanto invasivi.Schermi e tablet delle auto connesse sono la piattaforma ideale per fare pubblicità e vendere servizi, un giro d’affari miliardario ma non mancano rischi informatici e di abuso ai danni di clienti e consumatori.Nell’occhio del ciclone è finita Stellantis, con i clienti Usa del marchio Jeep infuriati per la pubblicità troppo invasiva sugli schermi del navigatore legato ad un accordo del produttore con SiriusXM, ma c’è da scommetterci non rimarrà un caso isolato. Anzi, il quadro potrebbe peggiorare perché la tecnologia a bordo delle auto - in sintesi display touch, sistemi audio e connessione alla rete - si prestano a farle diventare piattaforme perfette per il broadcasting pubblicitario e la vendita di servizi. Un esempio? Immaginate di essere impegnati a cercare sul tablet dell’auto la destinazione dell’hotel in settimana bianca e di veder comparire pubblicità a pop up, per intenderci le finestrelle a quadratini come quelle degli anni 2000 che chiudevate con un colpo di mano sulla x del vostro pc, che vi suggerisce di acquistare lo spray antighiaccio per il vetro scontato o magari di comprare un film per i bambini a bordo (la cui presenza è stata rilevata tramite sensori e telecamere). Oppure di ricevere l’invito a fermarsi a fare un pranzo a base di pesce lungo la strada perché magari i microfoni di bordo sentono che la vostra signora ama il sushi. Le auto connesse alla rete e dotate anche di gps per geolocalizzare l’utente sono delle fantastiche piattaforme di tracciamento e profilazione del cliente, esattamente come il telefonino che sicuramente avrete in mano, il problema è che espongono a diverse problematiche sia in senso etico che di misura oltre che di sicurezza informatica. Perché, se è vero che può essere molto utile, ad esempio, attivare un pacchetto a pagamento per avere i sedili riscaldati andando in una destinazione fredda, è anche vero che il limite alle pubblicità, come sperimentiamo quando guardiamo un film piuttosto che una partita, non è sempre favorevole all’utente. E occorre che qualcuno vigili in un settore completamente nuovo. Fino a pochi anni fa a bordo auto i sistemi erano «chiusi» e per isolarsi dal mondo esterno bastava spegnere la radio, se c’era. Nessuno sapeva se eravate da soli a bordo o se avevate qualcosa nel bagagliaio. Oggi sì. Alcuni servizi innovativi, per carità, magari sono sensati e giusti ma la frequenza e la modalità di proposizione chi la stabilisce? Chi scrive è bersagliato, da una decina di giorni, ogni volta che accende l’auto, per circa otto volte al giorno quindi che fanno 56 a settimana, dal messaggio che ricorda di fare il tagliando in scadenza tra pochi giorni e prenotare presso l’officina più vicina. E per risolvere il problema non è sufficiente rispondere «ho capito». Poi esiste un problema più ampio e interessante, di flusso e redistribuzione delle revenues. Parliamo di numeri, visto che le stesse case che mettono in mostra utili record, vedi per citare un caso le dichiarazioni di De Meo sui risultati del Gruppo Renault migliori di sempre, poi piangono miseria magari per aver inseguito senza riflettere il mito dell’elettrificazione e dei diktat Ue. E vogliamo dimenticare il prezzo medio delle auto in continua escalation. Ebbene, secondo i dati di AlixPartner i servizi connessi frutteranno intorno al 2030 ai costruttori un giro d’affari pari al 10% dei loro introiti. Stellantis ha già 5 milioni di sottoscrittori ai propri servizi software e si prevede che entro la fine del decennio possa arrivare ad incassare circa 20 miliardi di euro dai servizi «connessi» e «software». Ottima linea di business, nulla da dire. Ma verrebbe da domandare una cosa molto semplice che vale per tutti i costruttori: gli introiti legati a questi servizi che beneficio o vantaggio economico reale porteranno ai clienti? Uno sconto sul tagliando? Un prezzo di listino o una rata meno cara? Almeno un aggiornamento gratuito del software di bordo? Lecito dubitarne. E soprattutto, aprendo i sistemi di infotainment dell’auto e il tracciamento dei guidatori e passeggeri a sempre più terze parti si rischiano sempre di più attacchi informatici o utilizzi delle informazioni, ne più e ne meno di quanto avviene con pc, smartphone eccetera. In buona sostanza insieme al navigatore o la radio Dab piuttosto che la telecamera 360, che pagate a caro prezzo quando andate ad acquistare l’auto, i costruttori guadagnano anche la possibilità di «vendervi» agli inserzionisti pubblicitari. Insomma non si acquistano più auto ma piattaforme media su ruote in continua profilazione sulle proprie abitudini. Tra l’altro sarebbe bene forse fare un minimo di education a tutti gli stakeholder delle auto connesse, per usare un linguaggio business che piace agli uomini di marketing. Un esempio su tutti: i sistemi di infotainment a volte non vengono neppure «puliti» quando viene venduta un’auto usata o noleggiata e si possono trovare informazioni sensibili dei precedenti proprietari o noleggiatori. Altro tema delicato sono poi i guidatori, e non sono pochi, che scioccamente «crackano» il sistema per bypassare limiti invece giusti, come, ad esempio quello che impedisce di vedere Youtube mentre si guida. Chi controlla? Nel frattempo Ford ha brevettato nei mesi scorsi un sistema per utilizzare i dati acquisiti dai comandi vocali in modo da proporre avvisi pubblicitari più calzanti. Tra i dati analizzati: posizione, velocità, condizioni del traffico, stile di guida, destinazione inserita sul navi, conversazioni a bordo auto e numero dei passeggeri solo per citarne alcuni.Torniamo alla domanda iniziale. Ma siamo sicuri che ne vale la pena e tutti questi servizi siano così necessari? Prima di dire che è una posizione retrograda guardate ai segnali: il responsabile del design di Mercedes, al secolo Gorden Wagener, ha dichiarato nei giorni scorsi - cosa ormai evidente anche sulle utilitarie cinesi più a buon mercato - che ogni nuova auto ha un grande schermo e tutti questi display non sono più un segno di lusso. A pensar male si fa peccato ma immaginiamo già qualche reparto marketing delle case «premium» che proporrà ai clienti di pagare di più l’auto per non avere la pubblicità a interrompere l’esperienza di guida, un po’ come accade ora con Netflix tanto per fare un esempio. Una cosa è certa, se non si affronterà seriamente il tema finirà che il povero signor Rossi in coda in tangenziale a bordo dell’utilitaria sia bersagliato di pubblicità non voluta anche nel percorso casa-ufficio. Ma qualche colpa la hanno anche i consumatori: se tornassero alla sostanza, guardando invece che la dimensione del tablet se l’auto che stanno acquistando ha i freni a disco o i tamburi al posteriore forse i costruttori ne terrebbero conto sfornando prodotti migliori o più a buon mercato.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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