2020-08-06
Proroga licenziamenti e Cig. E una mazzata da 5 miliardi sul diesel: lo vuole l’Europa
Molti sono ancora i punti da chiarire sulle coperture. L'accisa del gasolio verrebbe parificata alla benzina, con impatto sui consumi. È il patto verde per il Recovery fund.Sempre più agitate, man mano che passano le ore, le acque intorno al Dl agosto. Fino a ieri pomeriggio la riunione del Consiglio dei ministri presieduta da Giuseppe Conte dalla quale ci si aspetta il via libera al provvedimento veniva data pressoché certa per giovedì. Complice l'annullamento del preconsiglio in programma per le 15, le voci su un possibile slittamento del Cdm hanno preso a circolare con sempre maggiore insistenza. Una cosa è certa: mentre scriviamo rimangono ancora non pochi punti da chiarire, primo fra tutti il nodo relativo alle coperture. Secondo quanto riportato da La Repubblica, l'inserimento last minute di alcune misure avrebbe fatto lievitare il conto a 26 miliardi di euro, vale a dire 1 miliardo in più (alcune fonti sostengono si possa arrivare a 1,5 miliardi) rispetto a quanto autorizzato dal Parlamento con l'approvazione dell'ultimo scostamento di bilancio. Potranno anche sembrare pochi spiccioli, ma con i ben noti punti interrogativi che aleggiano circa le disponibilità liquide del Tesoro si capisce quanto la coperta sia corta. A giudicare dalle modifiche all'ultima bozza del decreto, della quale La Verità ha potuto prendere visione, l'impianto originario del decreto risulta variato, e nemmeno di poco. Uno dei punti cruciali è rappresentato dalla proroga del divieto di licenziamento, in scadenza per il 17 agosto. Sul tema è muro contro muro tra sindacati e governo. Con i primi che minacciano uno sciopero generale già fissato per il 18 settembre se Palazzo Chigi deciderà, come ipotizzato a un certo punto, di far coincidere la scadenza del divieto con la fine dello stato di emergenza. Vale a dire, cioè, il 15 ottobre prossimo. «Se il governo non prorogasse il blocco dei licenziamenti sino alla fine del 2020, si assumerebbe tutta la responsabilità di uno scontro sociale», sostengono in coro Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri, segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Nell'ultima versione in circolazione dello schema del Dl, all'articolo 11 comma 3 si legge che il divieto di interrompere il rapporto di lavoro cessa dal 15 ottobre solo per quei «datori di lavoro che non hanno in corso sospensioni o riduzioni dell'orario di lavoro connesso all'utilizzo di ammortizzatori sociali per far fronte all'emergenza da Covid-19». Tradotto, le aziende in «salute» potranno tornare a licenziare una volta terminato lo stato di emergenza. Un tentativo di conciliare la posizione dell'esecutivo con quella dei sindacati ma non solo, dal momento che sono a favore della proroga «lunga», oltre al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, anche M5s, Leu e, notizia di ieri, anche il Pd. Sul versante Cig, arriva la proroga di 18 settimane (9+9), che di fatto blinda il ricorso all'ammortizzatore fino a fine anno. Prevista una maggiorazione sul costo della cassa per quelle aziende che non possono dimostrare un calo del fatturato inferiore al 20%. Viceversa, per quelle imprese che non hanno avuto perdite di fatturato nel primo semestre del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2020, e che non optano per la Cig, è previsto l'esonero dei contributi previdenziali per un massimo di 8.060 euro. Tra le altre misure, lo stop delle cartelle esattoriali fino al 15 ottobre e alla seconda rata dell'Imu non solo per le strutture ricettive (alberghi, bed and breakfast e campeggi), ma anche cinema e teatri.Sul piano fiscale, tuttavia, la questione non si esaurisce nelle pezze messe insieme dall'esecutivo con la norma in discussione in questi giorni. Nessuno può sapere se e quanto le misure che si appresta a varare il governo possano essere di sollievo per l'economia, ma esiste un progetto, imponente e articolato, che già minaccia di far male alle tasche degli italiani. Facendo uscire dalla finestra i risparmi entrati dalla porta aperta grazie al Dl agosto. Stavolta però il Mef c'entra solo fino a un certo punto. Come spiegato nel dettaglio dal Sole 24 Ore, lo scorso 31 luglio il ministro dell'Ambiente Sergio Costa ha lanciato una consultazione pubblica con l'obiettivo di eliminare alcuni «sussidi ambientalmente dannosi» e sostituirli con forme di compensazione quali l'incentivo all'acquisto di veicoli a basso inquinamento e crediti di imposta per investimenti ecosostenibili.Peccato che in questo schema rientri anche la parificazione dell'accisa del gasolio a quella della benzina, che si tradurrebbe in un maggior esborso per i contribuenti di circa 5 miliardi di euro. Un meccanismo che presenta due grossi limiti. Primo, l'impatto a cascata sui consumi legato all'aumento dei costi dei trasporti. Secondo, il minor gettito fiscale causato dall'ecotassa per via del disincentivo all'utilizzo del gasolio. Tutto parte di un disegno più grande: è il green deal che ci chiede l'Unione europea come condizione per accedere al Recovery fund, visto che un terzo delle risorse dovrà servire a finanziare progetti di conversione ambientale.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci (Imagoeconomica)
Orazio Schillaci e Giuseppe Valditara (Ansa)