2019-11-27
Pronti 12 miliardi per lo spazio Ue. La Francia boicotta il nostro Vega
In corso a Siviglia la ministeriale Esa per decidere budget e programmi europei. Parigi punta a spostare le risorse sul suo lanciatore Ariane e considera il finanziamento di Avio una «concorrenza fratricida».Oggi e domani Siviglia ospiterà la ministeriale dell'Esa. Un appuntamento a cui partecipano gli Stati membri Ue e dal quale esce il budget spaziale dei prossimi sei anni. L'opinione pubblica di solito non vede questi eventi come cose da nerd, pensa che si tratti di cose tecniche che interessano solo a ingegneri o astronauti. Sbagliato: nella due giorni di Siviglia si deciderà a quali programmi destinare 12,7 miliardi. La due giorni deciderà quali industrie nazionali possono correre, quali saranno castrate e deciderà se nel futuro dell'Europa ci sarà più Cina o più Stati Uniti. «La posizione ufficiale del nostro governo è quella di garantire all'Italia un ruolo adeguato nei programmi per la piena valorizzazione degli investimenti e del know how sviluppati negli ultimi decenni», sintetizza perfettamente l'esperto Marcello Spagnulo su Formiche.net, «e per favorire un migliore posizionamento competitivo del comparto nazionale». Al di là delle generiche dichiarazioni ufficiali, ciò che sembra essere piuttosto sicuro è che l'Italia, grazie «anche al coinvolgimento del comitato interministeriale per lo Spazio, dispone oggi di idonee risorse per mantenere il ruolo di terzo contributore all'Esa anche incrementando il proprio budget rispetto al passato», prosegue Spagnulo. A partecipare per conto del nostro Paese sono il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, il presidente dell'Asi, Giorgio Saccoccia, e l'ammiraglio Carlo Massagli, presidente del comitato interministeriale per lo spazio. I tre farebbero bene ad andare con gli scarponi chiodati. Temiamo invece che si presentino a stringere mani con scarso intento belligerante. Seppure sul tavolo metterano più soldi nella speranza di contare di più. Francia e Germania hanno però deciso che il vettore europeo del futuro si chiamerà Ariane 6 e non Vega. Il secondo è prodotto fondamentalmente dall'italiana Avio, mentre il primo invece è dalla francese Eads di Airbus. Lo scorso 19 novembre il Senato d'Oltralpe ha diffuso un report sulle ambizioni spaziali europee. Uno dei capitoli parla esplicitamente di rimettere in discussione il programma tricolore per evitare che ci sia una concorrenza fratricida europea. A luglio, quando per la prima volta nella storia di Avio, fallì il lancio di un Vega, scrivemmo che la Francia avrebbe utilizzato la tragedia per spostare le risorse sull'Ariane. E così sta avvenendo. I rappresentanti del nostro governo avrebbero potuto aprire una inchiesta politica sulla vicenda, dal momento che è circondata da aloni misteriosi, compreso l'arresto di una spia russa ricercata dagli Usa. Si è scelto invece il totale silenzio, così si è arrivati alla data odierna con il solo obiettivo di giocare in difesa. Parigi ha infatti trovato nella corsa allo spazio il supporto del solito alleato, la Germania, con il risultato che all'Italia, terzo contributore netto ai programmi spaziali, verrà chiesto di confermare l'Ariane come vettore Ue e portare avanti il Vega come programma di scorta. Il fatto che a ottobre Avio abbia chiuso un accordo con Arianespace non serve a garantire le scelte strategica di fondo. Per noi la proposta franco tedesca dovrebbe essere inaccettabile, innanzitutto perché Vega ha tutte le carte in regola per essere il programma Ue numero uno e poi perché al contrario ci troveremmo a finanziare il progetto francese concedendo alle loro aziende il grosso dei ritorni economici senza poter prendere decisioni strategiche. Infatti, a Siviglia in ballo c'è anche il tema geopolitico. L'enorme somma da spendere sposterà da una parte o dall'altra decisioni con ricadute sui prossimi decenni. Il progetto Artemis è promosso dalla Nasa che vedrà anche il coinvolgimento del nostro continente. Gli Usa vedrebbero di buon occhio la partecipazione tricolore. Al contrario la Francia e l'Esa, agenzia spaziale europea, guardano a Est, per la precisione a Pechino. Spingere i programmi cinesi, significa mortificare quelli a stelle e strisce. Con queste premesse, i tre rappresentanti italiani oggi si troveranno a votare assieme agli altri 20 Stati membri. Con la differenza che Parigi e Berlino da soli pesano il 50% dei voti e la Germania, se non bastasse, ha fatto presente di voler ridurre il contributo alle casse Esa per dirottare una fetta di fondi ai propri progetti nazionali. Una titubanza che per il nostro Paese potrebbe essere una fessura in cui infilarsi per rendere meno saldo l'asse franco tedesco. «Avere un'industria europea della difesa integrata è molto importante per ottimizzare la spesa a vantaggio di tutti i cittadini», ha detto ieri l'ad di Leonardo Alessandro Profumo, a margine della conferenza di Berlino sulla sicurezza (Bsc). Un messaggio che diretto ai tedeschi e non casuale. come dire che con Berlino varrebbe la pena di ristabilire i ponti e non romperli.