2021-02-25
La Procura: «Regolarizzare tutti i rider»
Inchiesta a Milano sui contratti a cottimo precedenti al Ccnl di novembre: società multate per 733 milioni e accusate di sfruttamento. Sei manager indagati. Francesco Greco: «Sono fattorini non schiavi». La politica, incapace di trovare una soluzione, si è fatta sostituire dai pm.Serviva un ministro del Lavoro in grado di affrontare il tema della gig economy e delle piattaforme digitali che usano l'intelligenza artificiale. Il governo Draghi l'ha trovato nel Palazzo di giustizia meneghino. Si chiama Francesco Greco. È il celebre pm del pool economico che ieri ha annunciato di aver indagato sei amministratori o general manager di Glovo, Just eat, Deliveroo e Uber eats e che, nel corso della stessa conferenza stampa, ha fatto sapere di aver multato per 733 milioni le quattro aziende per il mancato rispetto della sicurezza e di aver comunicato alle controparti di far assumere i fattorini con un contratto parasubordinato. Le accuse per Uber eats sono di elusione fiscale e per gli intermediari delle diverse piattaforme di sfruttamento. deliveroo e uber eatsL'inchiesta è tanto ampia quanto complessa. Nata nel 2019 ha avuto un primo esito a maggio del 2020, quando l'app di Uber è stata commissariata, sono stati sequestrati alcuni conti e cassette bancarie. Le indagini sono poi proseguite, tracciando l'attività di migliaia di ciclofattorini (in un solo giorno ne sono stati sentiti più di 1.000), coinvolgendo anche i carabinieri del Lavoro, l'Ispettorato, l'Inail e l'Inps. Risultato: nel corso di oltre dieci mesi di attività sono stati valutati i rapporti di lavoro di 28.000 rider di Glovo, 8.500 di Uber, 3.600 di Just eat e circa 20.000 di Deliveroo. Numeri che tra loro un po' si sommano visto che i fattorini operativi contemporaneamente in Italia non dovrebbero essere più di 40.000. È comunque una fotografia ferma al 31 ottobre 2020 e che si abbatterà a ritroso sui conti delle aziende di delivery che si si troveranno, oltre alla multa per mancata sicurezza, a dover pagare anche i contributi non versati. «Quello delle società di delivery è un sistema che si fonda su una pressione continua sul lavoratore, il quale non può sottrarsi per evitare di essere retrocesso o addirittura espulso dal sistema e quindi di non poter più lavorare», scrive la Procura di Milano aggiungendo che così «sono costretti a lavorare anche in caso di infortunio, pena la perdita di fatto del lavoro e, nei casi in cui sia impossibile, si è accertato che si ricorre spesso all'espediente di cedere temporaneamente l'account a terzi». Nei verbali penali sulle violazioni in tema di sicurezza sul lavoro, poi, si legge che le aziende hanno anche «omesso di verificare» lo «stato di salute» dei rider «in ordine alle mansioni a cui sono adibiti». Se le aziende pagheranno almeno un quarto della cifra massima delle ammende e si metteranno in regola, i reati contestati «si estingueranno». Questo perché l'input di regolarizzare tutti i rider tracciati dall'inchiesta non sembra tenere presente che dal 3 novembre viga in Italia il Ccnl rider sottoscritto da Assodelivery e da Ugl, al quale si sono iscritti circa 30.000 fattorini. Ieri in tarda serata Deliveroo ha diffuso una nota di difesa che però chiarisce il tema prettamente giuslavoristico. «Non concordiamo con il quadro che emerge, che è stato rappresentato oggi dall'Ispettorato del lavoro e dalla Procura di Milano e che contesteremo nelle sedi opportune. I documenti trasmessi fanno riferimento a vecchi contratti. Questa decisione non ha impatto sulle attuali attività di Deliveroo in Italia. Come confermato di recente anche dal Tribunale di Firenze, i rider che collaborano con Deliveroo sono lavoratori autonomi», si legge nella nota. Resta però - e questo Deliveroo (o tanto meno Uber eats e le altre società) non lo ammette - che l'inchiesta di Greco crea uno spartiacque. Primo. Ai 733 milioni di multa si aggiungerà un'altra montagna di contributi da versare per il periodo precedente a novembre 2020. Senza contare l'aspetto fiscale propriamente detto. Poi ci sono le accuse di sfruttamento pesantissime che potrebbero rimanere come un marchio inciso a caldo. «Appaiono precisi indizi di un regime di sopraffazione retributivo e trattamentale attuato nei confronti di molteplici lavoratori reclutati in una situazione di emarginazione sociale e quindi di fragilità sul piano di una possibile tutela dei diritti minimi», scriveva già lo scorso maggio il pm. Sfruttamento aggravato dalla pandemia e dalla crescita della domanda di rider. Tradotto, chi ha abusato dei lavoratori ha sfruttato pure la pandemia. Da qui nascerà il secondo spartiacque dal quale difficilmente si potrà tornare indietro. La Procura è finalmente arrivata a colmare un'enorme lacuna lasciata dalla politica. glovo e just eatIeri gran in tanti hanno esultato per l'ordinanza di Greco. Il titolare del Lavoro, il piddino Andrea Orlando, ha telefonato al pm di Milano per complimentarsi per l'attività svolta. Giusto. I sindacati hanno celebrato l'evento e chiesto maggiori tutele. L'ex ministro Nunzia Catalfo ha scritto sui social: «Lavoro da continuare fino al contratto». Maurizio Landini ha rincarato: «Vanno assunti e tutelati». Sia la Catalfo sia Landini omettono che per due anni nulla è stato fatto per prendere in mano la situazione. Salvo concentrarsi sulle necessità della Cgil e non sulle esigenze dei lavoratori. Quando l'Ugl ha siglato un contratto la mossa della Catalfo e di Landini è stato boicottare il passo in avanti e non contribuire a migliorarlo. La domanda di fondo è: meglio più soldi e un po' di tutele o tante tutele e pochissimo denaro in busta paga? Il cammino per regolarizzare i rider è lungo. Certo la mossa della Procura contribuisce a sbloccare l'impasse della politica a cui va tutto il demerito di non essere intervenuta prima, essersi concentrata su vecchi schemi da sindacalisti e in molti casi aver girato la testa dall'altra parte. Troppo poco ringraziare Greco adesso. O meglio ci voleva un ministro del Lavoro come il pm, perché al dicastero del Lavoro aprissero gli occhi. Meglio tardi che mai. A novembre, comunque, Greco andrà in pensione. Qualcuno potrebbe segnarsi la scadenza. Dopo sarà libero dalla toga.