2025-09-11
A Milano una degenerazione urbana
Beppe Sala e Manfredi Catella
Entra nel vivo il (primo) processo sui presunti abusi edilizi per la Torre in via Stresa. Il consulente dei pm: «Ristrutturazione fittizia, deroghe illegali e oneri fuori mercato».Il sindaco Beppe Sala si ritrova sempre più stretto in una morsa. L’inizio del processo sulla Torre Milano rilancia le accuse di abusi edilizi nella gestione urbanistica di Palazzo Marino, ma anche la partita disperata per il futuro di San Siro, con i club in pressing sul Consiglio comunale, e il rebus Leoncavallo agitano la maggioranza di centrosinistra. «Non possiamo pensare che per progetti immobiliari di questa portata non si facciano accertamenti seri sulle trasformazioni impattanti sull’area». È una delle frasi scandite ieri nell’aula del palazzo di giustizia dall’architetto Chiara Mazzoleni, ex docente di Urbanistica allo Iuav di Venezia, oggi consulente della Procura di Milano. Le sue parole ricalcano quanto già riportato nella consulenza tecnica nel processo sul grattacielo da 24 piani e 83 metri costruito in via Stresa, a due passi da piazza Carbonari.Mazzoleni ha smontato la narrazione di un intervento di «rigenerazione urbana»: «Non c’erano i presupposti di legge per qualificare la costruzione come ristrutturazione. Era una nuova edificazione. Non si poteva procedere con una Scia, cioè un’autocertificazione: serviva un piano attuativo, che garantisse connessione con servizi, verde, parcheggi e infrastrutture».Secondo la consulente, la Torre è nata attraverso un percorso irregolare, favorito da determine dirigenziali «che non avevano poteri legislativi». Una, firmata dagli ex membri della commissione paesaggio Franco Zinna e Giovanni Oggioni, avrebbe consentito il passaggio dal permesso di costruire alla Scia, aprendo la strada a deroghe non consentite. Un progetto che ha sfruttato anche sconti sugli oneri di urbanizzazione, «che avrebbero dovuto essere almeno il triplo». Un altro punto al centro della deposizione riguarda la commissione Paesaggio del Comune. «È stata investita di poteri che non aveva», ha denunciato Mazzoleni. Il risultato? Un grattacielo costruito in un quartiere residenziale con regole ridotte al minimo. «In una città come Milano ci sono infrastrutture che non si vedono - fognature, reti idriche - e qui non ci si è preoccupati della loro adeguatezza, nemmeno in relazione ai cambiamenti climatici», ha aggiunto la consulente.Il procedimento davanti alla VII sezione penale vede imputati otto soggetti tra imprenditori, progettisti e funzionari comunali, accusati a vario titolo di abuso edilizio, lottizzazione abusiva e falso. Se la Torre Milano racconta i limiti della gestione urbanistica, il fronte politico si accende su San Siro. Ieri l’amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo, ha usato parole durissime: «Un voto contrario alla vendita dello stadio sarebbe una catastrofe enorme». E ha aggiunto: «È l’ultima possibilità per dotare Milano di un impianto all’altezza delle aspettative. Senza un nuovo stadio, i club verrebbero penalizzati nella competitività economica».Tradotto: Inter e Milan non hanno più margini e la giunta Sala rischia di restare schiacciata tra pressioni politiche e ricatti economici. In Consiglio comunale si parla di pressioni fortissime sui consiglieri di opposizione perché votino a favore della delibera di vendita. Sala e i club, insomma, appaiono disperati: senza il via libera, il futuro del Meazza e dei bilanci delle società resta appeso a un filo.Sul tavolo del sindaco c’è anche il dossier Leoncavallo. Dopo lo sgombero della storica sede di via Watteau, il Comune ha avviato un bando per spostare il centro sociale in via San Dionigi, a Porto di Mare. Dal Leonka ieri è arrivato un messaggio chiaro «Non presenteremo alcun progetto per San Dionigi». Quindi l’intenzione è snobbare la proposta della giunta. Tra gli antagonisti c’è chi spera ancora in una cordata imprenditoriale illuminata che rilevi l’immobile. Ma i proprietari di via Watteau non sembrano avere intenzione di vendere, e i vincoli della Soprintendenza potrebbero non essere ostacoli così insormontabili.
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello (Imagoeconomica)
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello: «Dopo il 2022 il settore si è rilanciato con più iscritti e rendimenti elevati, ma pesano precariato, scarsa educazione finanziaria e milioni di posizioni ferme o con montanti troppo bassi».