2020-01-04
Processate questo esecutivo, non i porti chiusi
Se questo processo s'ha da fare, sul banco degli imputati non ci si deve mettere solo l'ex ministro dell'Interno, ma l'intero governo gialloblù. Eh, già: se aver fermato una motonave della Guardia costiera con a bordo alcune decine di migranti, senza spalancare subito le porte ai cosiddetti profughi, è per la magistratura un reato e non una scelta politica, allora la colpa è di tutti quelli che hanno dato in qualche modo il loro avvallo all'operazione di blocco.Il senso della difesa di Matteo Salvini davanti alle richieste del Tribunale dei ministri è tutto qui. Quella del capo della Lega è nella sostanza una chiamata di correità: se io sono colpevole per aver stoppato gli extracomunitari, impedendo loro di sbarcare prima che si fosse trovato un accordo sulla loro redistribuzione, lo sono anche i colleghi ministri che insieme a me si occuparono del caso senza contestare il mio operato.Altro che lavarsene le mani, come ha fatto il presidente del Consiglio, il quale come è ovvio guarda con benevolenza l'iniziativa della magistratura perché non vede l'ora di levarsi una spina nel fianco come quella del leader dell'opposizione al governo. Macché diciamo sì all'autorizzazione a procedere, come ha spiegato Luigi Di Maio, perché si tratta di una faccenda diversa da quelle precedenti, in quanto è stato Salvini a decidere tutto, scavalcando la volontà dell'esecutivo. Purtroppo per il premier e per il ministro degli Esteri, carta canta e quella consegnata ieri alla giunta di Palazzo Madama che deve decidere se dire sì al processo all'ex ministro dell'Interno è una carta che parla chiaro. Salvini, insieme alla sua difesa, ha infatti consegnato le lettere che il suo ufficio ministeriale ha scambiato con Palazzo Chigi, con la Farnesina e gli altri ministeri, al fine di organizzare lo smistamento dei migranti. Difficile dunque sostenere che i partner di governo non sapessero nulla di ciò che stava combinando il numero uno del Viminale. Impossibile negare che sul caso della Gregoretti ci fu una condivisione nell'operazione di redistribuzione dei migranti, come invece vorrebbero oggi sostenere gli ex alleati. I quali, dopo la crisi del Conte uno, da compagni di viaggio si sono trasformati in nemici giurati, pronti a consegnare la corda con cui impiccare l'ex ministro.Che la manovra sia un po' canagliesca e molto opportunistica lo dimostrano le date e i documenti forniti ieri da Salvini. Tutto comincia alla fine di luglio, quando ancora lo strappo nella maggioranza non c'è stato, anche se già si annunciano nubi sul governo. I migranti vengono soccorsi in mare in un'area di pertinenza della Guardia costiera maltese. Dopo un po' di rimpalli, gli extracomunitari vengono tratti a bordo di una motovedetta italiana. Nel frattempo altri profughi vendono soccorsi da un pattugliatore della Finanza, che come è noto non risponde agli ordini del Viminale, ma a quelli del titolare dell'Economia. Tutte le persone salvate vengono poi trasbordate sulla Gregoretti, nave della Guardia costiera che dipende dal ministro Danilo Toninelli. Già questo basterebbe per dire che almeno tre ministeri si sono occupati del caso, ma - come da documentazione esibita ieri - mentre sono in corso i passaggi da un gommone alle navi militari italiane, la presidenza del Consiglio, cioè gli uffici che dipendono direttamente da Giuseppe Conte (nelle persone del suo consigliere diplomatico e del rappresentante permanente a Bruxelles), ha già inoltrato richiesta formale ai Paesi Ue di smistamento dei profughi. Occhio alle date. Il salvataggio è del 26 luglio, l'arrivo nella rada di Catania è del 27 e il 29 una quindicina di minorenni viene fatta scendere nel porto di Augusta. Passa ancora un giorno e un migrante malato viene portato a terra alle dieci del mattino, ma già prima delle 16 arriva il via libera allo sbarco di tutti. In totale, tra salvataggio e smistamento sono trascorsi cinque giorni durante i quali, come si evidenzia dalle carte, il ministro dell'Interno tiene informati sia il collega delle Infrastrutture che quelli della Difesa e degli Esteri. La presidenza del Consiglio, cioè Conte, non può dire di non saperne nulla, come invece ha fatto, perché il 26, cioè un giorno prima dell'arrivo della Gregoretti, ha inviato una richiesta formale di redistribuzione dei migranti.Tralascio per carità di patria le frasi del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il quale in tv il 30 luglio difendeva l'operato del governo, chiamando in causa l'Europa. Ora tutti, per convenienza e cinico calcolo politico, scaricano sulle spalle di Salvini. Ma a leggere le carte si capisce che bisogna scaricare il governo. Non davanti ai giudici, ma davanti agli italiani. Ai quali basterebbe un voto per decidere chi processare.