2023-01-11
Primo giro di giostra sulle nomine. Ruffini rimane, Alesse alle Dogane
Ernesto Maria Ruffini e Roberto Alesse
Riconferma alla guida dell’Agenzia delle entrate. Per ora resta al suo posto Alessandro Rivera, direttore del Tesoro. Interrogazione del capogruppo Fdi dopo l’inchiesta della «Verità»: «Lottizzazione Pd : piazzati 82 amici».È incominciata la stagione delle nomine del governo di Giorgia Meloni. In attesa dei rinnovi delle aziende partecipate statali di marzo (67 incarichi in società strategiche come Eni, Enel e Leonardo), ieri il Consiglio dei ministri ha iniziato a modificare le prime caselle nelle agenzie fiscali. Tra le fila del centrodestra era atteso un cambio di passo da parte dell’esecutivo. E nella giornata di ieri Fratelli d’Italia ha presentato un’interrogazione parlamentare, richiamando la nostra inchiesta. «È stato scoperchiato il vaso di Pandora, grazie ad una inchiesta condotta dal quotidiano La Verità» dice Tommaso Foti, capogruppo di Fdi alla Camera. «Come già denunciato nei giorni scorsi, l’ipocrisia della sinistra, che accusa il Governo per un famigerato spoils system, si scontra con la realtà: ben 82 nomine nella scorsa legislatura, da parte di Franceschini, Orlando e Speranza». Per questo, dice Foti, appare evidente «che c’è stata una violazione in merito da parte del Pd che, noncurante delle disposizioni, ha assicurato la poltrona ai suoi amici. La sinistra, che ha ormai perso ogni forma di vergogna, con la sua lottizzazione spregiudicata, senza alcun rispetto istituzionale, spieghi al governo in carica e ai cittadini, stanchi di questi giochi di potere, come mai abbia proceduto in tal maniera».Così, con un decreto arrivato in serata al termine del cdm, cambiano i vertici di Dogane e monopoli, mentre resistono quelli di Entrate e Demanio. Viene così confermato Ernesto Maria Ruffini come direttore delle Agenzia delle entrate. Ruffini, avvocato, ha fatto la sua prima apparizione politica alla Leopolda di Matteo Renzi nel 2010. È diventato direttore dell’agenzia nel 2017 proprio durante il governo Renzi, poi dopo una pausa durante il governo di Giuseppe Conte nel 2018, è ritornato in sella nel 2020. In questi anni ha consolidato il suo rapporto soprattutto con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: il capo dello Stato ha scritto la prefazione dell’ultimo libro dell’avvocato nato a Palermo: Uguali per Costituzione. Storia di un’utopia incompiuta dal 1948 a oggi. Insomma, appare evidente che un ricambio all’Agenzia delle entrate non sarebbe stato gradito dal Quirinale. Né avrebbe giovato a possibili futuri nuovi assetti parlamentari.Salta invece Marcello Minenna alle Dogane, l’economista nominato nel gennaio del 2020 dal governo giallorosso di Conte, sarà sostituito da Roberto Alesse, attuale capo di Gabinetto del ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Il ricambio non è casuale. Minenna è sempre stato considerato un simbolo della stagione Pd e 5 Stelle. Alesse, invece, è sempre stato di area centrodestra, con un lungo passato da consigliere giuridico dell’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini. Per il posto di Minenna erano circolati diversi nomi nelle ultime settimane. Ieri era trapelata l’ipotesi che il nuovo direttore delle Dogane sarebbe potuto essere Benedetto Mineo, attuale garante della sorveglianza dei prezzi. A quanto risulta alla Verità, un altro nome per le Dogane sarebbe stato quello di Salvatore Lampone, chief risk officer di Leonardo da novembre 2014, nonché ufficiale della Guardia di finanza. Alla fine, si è optato per Alesse. Resiste (al momento) Alessandra Dal Verme al Demanio, moglie del fratello (architetto) di Paolo Gentiloni, ex premier e attuale commissario europeo all’Economia. Dal Verme si è contraddistinta in questi anni per aver assunto spesso esponenti vicini ai dem, spesso criticata anche per alcune ristrutturazioni non dovute nella sede dell’agenzia. Tra un anno andrà in pensione. Il governo avrebbe voluto subito cambiarla, ma la sua destinazione sarebbe stata il ministero dell’Economia dove però sarebbe stato alzato un muro dai dirigenti di via XX Settembre. Potrebbe trovare ancora posto al Consiglio di Stato o alla Corte dei conti, quindi, non è detto non possa essere sostituta nei prossimi Consigli dei ministri. Chi invece potrebbe rimanere al suo posto è Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro, tirato per la giacchetta nelle ultime settimane sui quotidiani. Certo, nelle ultime ore si è parlato anche di Alessandra Ricci, numero uno di Sace, come possibile sostituto, anche perché sta facendo molto bene nella controllata del Mef, ma c’è chi fa notare che per la poltrona più importante di via XX Settembre ci sarebbero in ballo ben altri nomi, come quello di Alessandro Tonetti, vicedirettore generale di Cdp, o di Antonino Turicchi, da poco nominato presidente di Ita, nel caso in cui la partita sulla privatizzazione dell’ex compagnia di bandiera dovesse finalmente risolversi. Ma Rivera, oltre a godere della stima del sistema bancario italiano, ha buoni rapporti anche con parte della Lega: sarà ancora lui a gestire il dossier delle nomine nelle partecipate statali. Lo fa ormai da 5 anni. Si dà per scontata la permanenza di Biagio Mazzotta come ragioniere generale dello Stato: anche lui fa parte dei fedelissimi di Rivera. Nei prossimi giorni dovrebbe essere assegnato il posto di direttore generale del monitoraggio degli investimenti pubblici. Potrebbe spuntarla Stefano Corsini, ex presidente del porto di Livorno, vicino all’ex ministro del Pd Graziano Delrio.
Era il più veloce di tutti gli altri aeroplani ma anche il più brutto. Il suo segreto? Che era esso stesso un segreto. E lo rimase fino agli anni Settanta