2024-02-03
Latte, pane e arance: prezzi giù nei campi e su al supermercato. Multe a chi fa il furbo
In alcuni casi i listini arrivano a 20 volte il costo di produzione. Lactalis convocata al ministero, altre aziende a rischio sanzioni.Gli agricoltori tedeschi sono inferociti per il prezzo del gasolio, quelli francesi per la montagna di burocrazia che li sovrasta, i polacchi insieme a ungheresi, romeni, slovacchi e colleghi della Repubblica Ceca ce l’hanno con le importazioni «selvagge» dall’Ucraina (chiedono restrizioni), mentre i belgi e gli olandesi protestano contro i tagli del governo al parco bestiame. Ogni trattore che sta invadendo le sedi istituzionali dei singoli Paesi dell’Unione ha delle buone ragioni con le quali «riempire» i suoi cartelli o dare fiato ai suoi slogan, ma per tutti il bersaglio grosso è il Green deal europeo, le politiche dell’ex vicepresidente della Commissione Ue con deleghe al dossier «verde» Frans Timmermans. Gran parte dei mali arriva da lì e a questa parte dei mali bisogna porre rimedio se si vuol davvero venire incontro alle istanze dei coltivatori. Il discorso vale per i Paesi dove i primi segnali di malessere si sono manifestati ed è ancora più centrato per l’Italia. Dove questi sono i giorni più caldi. E non a caso le proteste sono iniziate dopo. Da noi non c’è stato un taglio da 3 miliardi dei sussidi agricoli come in Germania, così come non è stata introdotta una norma sul divieto di usare i fitofarmaci prima ancora che Bruxelles lo imponesse. Questo non vuol dire che vada tutto bene. Ma è un fatto che se si chiede alla grande maggioranza degli addetti al lavoro quali siano le priorità, le risposte quasi all’unanimità mettono al centro le modifiche da apportare alla Pac (le politiche agricole comunitarie) e limiti e paletti da prevedere rispetto alla commercializzazione della carne coltivata. Da una parte, per esempio, si chiede di eliminare completamente una norma che era stata solo sospesa e che prevede di non coltivare il 4% del terreno in riferimento alla produzione di cereali, dall’altra di considerare il cibo di laboratori alla sorta di un farmaco e non come gli altri alimenti, con tutte le conseguenze che ne derivano in quanto a controlli ed autorizzazioni. «Il prossimo 26 febbraio si terrà un importante Consiglio dei ministri agricoli europei», evidenzia Alessandro Apolito responsabile filiere di Coldiretti, «ed è in quella sede che l’esecutivo dovrà far valere le sue ragioni». Non che il governo non possa far nulla. Ma la partita si gioca a Bruxelles. A Roma c’è in ballo la questione della cancellazione dell’Irpef agricola che a dir il vero incide poco sui più piccoli. Così come bisogna mettere in campo il prima possibile le risorse stanziate nella legge di Bilancio (300 milioni in 3 anni) per le filiere in difficoltà. «Il dialogo con il ministero è aperto», continua Apolito, «i primi ristori da 18 milioni per la filiera delle pere che ha particolarmente sofferto le gelate sono arrivati, ma in generale è tutta l’ortofrutta che soffre e si può certamente velocizzare l’iter. Così come chiediamo di fermare le speculazioni sul fotovoltaico a terra. Da anni ormai i grandi fondi internazionale sono a caccia di terreni dove costruire impianti, attendiamo con ansia un decreto sulle aree idonee che chiarisca dove si possono mettere i pannelli e dove invece parliamo di terreni coltivabili e quindi off limits». Ma la questione cruciale è quella che riguarda i costi di produzione. Già molto bassi e che i soggetti che stanno più in alto nella catena cercano ancora di schiacciare. È un fatto - ieri i numeri li ha messi nero su bianco la stessa Coldiretti (quotazioni dell’indice Fao nel gennaio 2024) - che mentre volano i prezzi alimentari per la spesa delle famiglie, ai contadini i prodotti agricoli vengono pagati il 10,4% in meno rispetto allo scorso anno. I picchi riguardano il latte prodotto alla stalla (-18%) e i cereali coltivati nei campi (-19%), ma si può parlare di un discorso generalizzato. Le anomalie lungo la filiera sono evidenti in Italia, dal grano al pane il prezzo aumenta fino a venti volte, mentre nei prodotti freschi come l’ortofrutta (le arance per esempio), che necessitano di minore trasformazione, il prezzo aumenta da tre a cinque volte dai campi agli scaffali. Così come è abbastanza generalizzato l’aumento del listino dei beni alimentari intorno al 6% in Italia. Conseguenze? Si spende di più e si mangia meno, mentre i produttori agricoli non riescono a coprire i costi vivi. Perché succede? «Che i prezzi lievitano nei vari passaggi intermedi che partono dal produttore e arrivano fino ai trasportatori, alle industrie e alla grande distribuzione è sempre successo», spiega ancora Apolito, «il problema si crea quando chi produce lo fa in perdita e senza guadagnarci un minimo. Il governo non può imporre prezzi minimi per legge, ma l’Ismea, l’istituto economico del ministero dell’agricoltura, stabilisce già dei listini di riferimento, e gli ispettori dello stesso ministero monitorano affinché questi paletti non vengano superati. Ecco, serve subito aumentare i controlli». La cronaca di questi giorni ci racconta del caso Lactalis convocata al ministero (la denuncia della Coldiretti al colosso francese per aver modificato unilateralmente il contratto con gli allevatori fornitori di latte, diminuendo i prezzi riconosciuti e introducendo un nuovo indice che non sarebbe stato concordato e penalizzerebbe i fornitori italiani). Sappiamo che ci sono altre imprese attenzionate, così come sappiamo che alcune aziende della Gdo praticano le cosiddette doppie aste nell’acquisto dei prodotti (la seconda parte dal prezzo più basso della prima) che invece sono vietate. «In Italia esiste una norma», conclude l’esperto, «che vieta le pratiche commerciali sleali, dal rispetto dei termini di pagamento, al divieto di modifiche unilaterali dei contratti, fino ai prezzi che non possono essere inferiori ai costi di produzione. Bisogna continuare a controllare e a punire chi non rispetta le regole».
Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia (Ansa)
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Edmondo Cirielli (Imagoeconomica)