2022-01-04
Il prete condanna la caccia all’untore e parte la gogna per «l’omelia no vax»
Don Tarcisio Colombo (Ansa-iStock)
Monta l’indignazione contro il sacerdote «anti vaccini». I fedeli, però, raccontano che don Tarcisio ha solo espresso preoccupazione per gli effetti dell’informazione a senso unico. Eppure, la curia è corsa a dissociarsi.Il Comune di Casorate Primo, provincia di Pavia, conta 8.795 abitanti, ma a far notizia sono bastati i dieci o poco più che, la sera del 31 dicembre, hanno abbandonato la messa prima della conclusione. La storia l’hanno raccontata - con identico tono tra l’allarmato e l’indignato - tutti i giornali d’Italia: in tempi di caccia al no vax anche la minuzia strapaesana diventa emergenza nazionale. La versione ufficiale rimbalzata sui media è la seguente, ben sintetizzata da un titolo del Corriere della Sera: «Il parroco don Tarcisio Colombo contestato per l’omelia “no vax”: la gente se ne va». Don Tarcisio, prevosto di San Vittore martire (diocesi di Milano), avrebbe dunque predicato contro i vaccini, suscitando lo sgomento di un manipolo di fedeli i quali, ritenendo superato il limite della decenza, avrebbero lasciato la chiesa senza nemmeno ricevere l’ostia (gli stessi, in polemica, avrebbero disertato la funzione pure la domenica successiva).Sul prete «contrario alle punture» si sono lesti avventati i media, sempre alla ricerca di gustose manifestazioni d’abiezione antivaccinista, casi esemplari da esibire al popolo per deprecare l’oscurantismo e l’ignoranza dei terrapiattisti-nemici-della-scienza. La Provincia Pavese, bontà sua, ha riportato qualche battuta autodifensiva del sacerdote: «Nella vita», ha dichiarato don Tarcisio, «bisogna sapere ascoltare anche chi ha un’opinione diversa dalla propria. Se in questa fase storica si dice qualcosa di diverso sulla pandemia rispetto al sentire comune si viene additati come “no vax”». A leggere queste parole ci siamo un filo insospettiti: il discorso del don non sembrava esattamente estremista. Anzi, a dirla tutta conteneva perfino un pizzico di buon senso. Davvero basta così poco per stuzzicare il tribunale dell’inquisizione sanitaria? Oh, certo. Il malcapitato prevosto ha commesso almeno un altro grave peccato: ha rifiutato di confessare. Ai cronisti che gli intimavano di dichiarare se si fosse vaccinato o meno, don Tarcisio ha opposto uno steccato: «A questa domanda rispondo solo ai medici, sulle questioni personali di salute non c’è bisogno di dare risposte a persone che non siano dottori». Che screanzato! Forse non sa, il nostro sacerdote, che di fronte agli emissari della Cattedrale Sanitaria bisogna svelare ogni omissione, ogni colpa, ogni mancanza? Che arrogante, questo prete, ancora ottusamente convinto che solo al cospetto dei suoi colleghi e di Dio - e non davanti ai giornalisti - ci si confessi. In ogni caso, letti gli articoli di stampa, ci è rimasta la curiosità: che cosa avrà mai detto, durante l’omelia, il sulfureo parroco? Lo abbiamo cercato e trovato, ma non ci ha voluto rispondere, perché rilasciare interviste non gli è concesso. Siamo però riusciti a scovare un paio di parrocchiani ch’erano presenti alla funzione, i quali ci hanno fornito una versione leggermente diversa dei fatti. Stando a quanto sostengono costoro, don Tarcisio non avrebbe predicato contro il vaccino. Si sarebbe però permesso alcune valutazioni sulla gestione della pandemia. «Ha detto», ci rivela una fonte, «che in questo periodo ci sono tante tensioni e ben poca serenità. E ha aggiunto che queste tensioni non dipendono solo dalla paura suscitata dalla malattia ma pure dalla situazione di emergenza che sembra non finire mai. Secondo lui le istituzioni, da garanti delle nostre libertà - che dovrebbero venire prima di tutto - si sono trasformate in organismi che ci fanno concessioni».Messa così, non sembra esattamente un’eresia. Certo, restano valutazioni personali, magari un po’ forti, ma forse è normale che un sacerdote si preoccupi dell’angoscia che serpeggia fra i fedeli, forse è giusto che egli inviti a mantenere un tocco di lucidità. «Don Tarcisio», dichiara un altro parrocchiano, «ha detto che ci sono molti contrari all’obbligo vaccinale anche tra i vaccinati. E che non sono tutte persone egoiste o folli. Ha detto che dobbiamo stare attenti, perché in questa situazione si rischia di creare gravi divisioni tra le persone. Ha parlato di una informazione a senso unico che etichetta come no vax chiunque si esprima in modo critico, e ha detto che i non vaccinati sono stati trattati come gli untori dei Promessi sposi, anche se pure i vaccinati possono prendere e trasmettere il virus. Alla fine, ha spiegato che il suo intento era quello di farci riflettere, e ci ha invitato ad affidarci al buon Dio».Stando alle nostre fonti, il 31 dicembre nella chiesa di Casorate Primo c’erano circa 200 persone: il numero massimo consentito. Si sono alzati in una decina, forse venti. Gli altri sono rimasti seduti. E viene da pensare che quanti hanno lasciato i banchi abbiano per un attimo dimenticato il significato della comunione, un sacramento che vale e opera a prescindere dalla tempra morale del sacerdote.Non sappiamo dire come siano davvero andate le cose, perché non eravamo presenti e di video non ne sono circolati. Notiamo però che la versione prevalente della storia presenta qualche lacuna, e che esistono testimonianze di segno diverso. Rimane, in ogni caso, un vago senso di sconcerto. Se anche i fatti si fossero svolti come sostiene la gran parte dei media (e non è affatto scontato), non sembra che il sacerdote si sia lasciato andare a pesanti valutazioni politiche. Altri preti, in numerose occasioni, si sono presi libertà molto più ampie, arrivando a inveire contro questo o quell’uomo di partito. Eppure, non ci risulta che i vertici ecclesiastici si siano presi subito la briga di rettificare o di smentire. In questo caso, invece, il portavoce della diocesi milanese, Stefano Femminis, si è precipitato a dichiarare che «sui vaccini la posizione della Chiesa ambrosiana è chiarissima: tutti i parroci e gli operatori pastorali devono vaccinarsi perché la tutela della salute è importante anche per la cura delle anime e la vicinanza concreta ai fedeli». Tanta sollecitudine colpisce. E sorprende che la chiesa bergogliana - così attenta a combattere razzismo, discriminazioni e odio nei confronti delle minoranze - non abbia speso un rigo sull’astio che da mesi piove sui no vax veri o presunti, o sulla guerra civile a bassa intensità che sembra pervadere la nazione. La diocesi di Milano non potrebbe occuparsi, per un paio di minuti, anche di questi temi? Non rientra fra i suoi compiti ricordare che l’ostia sarebbe comunque opportuno riceverla, pure da un sacerdote di cui non si condividano i pensieri? O far presente che - bene il vaccino, le mascherine e le restrizioni - ma magari un cristiano un minimo di fede nel Signore dovrebbe averla, e non solo nei dispositivi di protezione?In fondo, le vicende di Casorate Primo contano il giusto. Sarebbe ben più interessante sapere quale sia l’autorità prevalente: se San Pietro oppure la Cattedrale Sanitaria. A naso, si sta affermando la seconda, e a qualche vescovo va molto bene così.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)