2018-11-07
Prescrizione, il M5s alza il prezzo: «Lega sia leale o salta la sicurezza»
Fiducia al Senato sul provvedimento del Carroccio. Ancora congelato l'emendamento 5 stelle sui processi. Giallo sul vertice di maggioranza, Matteo Salvini: «Io guardo la Champions». Il Pd all'angolo lancia insulti sessisti.Il contratto di governo a volte non basta e i due «firmatari», Matteo Salvini e Luigi Di Maio, devono guardarsi negli occhi per trovare un'intesa e smentire le opposizioni che denunciano lo «stato confusionale» del governo. Bisognava aspettare il rientro dei due, Salvini dal Ghana e Di Maio dalla Cina, per sbloccare la doppia partita che ieri sembrava sospesa su decreto sicurezza e stop alla prescrizione. Una partita da (quasi) crisi di governo considerato che sul decreto sicurezza (emanazione di Salvini) il M5s si gioca la faccia con i militanti e sulla prescrizione (emanazione Di Maio) la Lega rischia di rinnegare le sue convinzioni di centrodestra. Ai due temi si è aggiunta anche la revoca dell'incarico, firmata dal ministro in quota M5s Marco Bussetti, del numero 1 dell'Agenzia spaziale italiana Roberto Battiston pare su richiesta dello stesso sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti. Ieri sera giallo sul vertice a tre (Salvini, Di Maio e Conte, rientrato a sua volta dall'Algeria), che alla fine sarebbe slittato a questa mattina. Ieri sera Salvini infatti assicurava: «Ma quale vertice, io guardo la Champions. E poi esiste il telefono». Anche perché ieri sera la situazione si è sbloccata: voto di fiducia al dl sicurezza per disinnescare i pentastellati contrari mentre i grillini hanno ottenuto che la prescrizione resti collegata al ddl corruzione. Sull'argomento la Lega ha ottenuto che il nodo della prescrizione non sia risolto con un solo emendamento ma venga articolato prevedendo i reati che sarebbero esclusi dalla prescrizione dopo una condanna in primo grado. La cronaca. Ieri pomeriggio è arrivata l'accelerazione in Senato sul decreto sicurezza che rischiava il voto contrario dei grillini ortodossi. «Il governo presenta un emendamento interamente sostitutivo del testo del decreto, sul quale, previa autorizzazione del Consiglio dei ministri, intende porre la questione di fiducia», aveva annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, parlando nell'Aula di Palazzo Madama. E la fiducia, la prima chiesta dal governo Lega-M5s in Senato su un provvedimento, sarà approvata questa mattina. Incassa con soddisfazione il ministro dell'Interno Salvini che aspettava il voto già ieri: «Dopo mesi di lavoro, arriva il voto finale al Senato sul decreto Sicurezza e immigrazione, con il quale vorrei regalare a questo Paese un po' di regole e un po' di ordine». Forza Italia, pur favorevole, ha annunciato che uscirà dall'Aula perché rifiuta di approvare con la fiducia. Anche Fratelli d'Italia, pur condividendo i contenuti del decreto, si asterrà sul voto. Critico il Pd che ha accusato il governo di tenere «in ostaggio l'Aula».L'ok alla fiducia sul dl sicurezza scioglie il nodo sulla prescrizione, che vedeva il Carroccio fermamente contrario allo stop della decorrenza dei termini dopo la sentenza di primo grado proposto dal Guardasigilli Alfonso Bonafede come emendamento al Ddl cosiddetto «spazza-corrotti». Ma l'avviso dal M5s ai leghisti ieri sera è arrivato forte e chiaro: «La Lega sia leale sulla prescrizione o rischia», alludendo al passaggio che il dl Sicurezza deve fare alla Camera. E se Conte ha ribadito che il provvedimento è nel contratto, i penalisti attraverso il presidente dell'Unione camere penali, Gian Domenico Caiazza, ne chiedano il ritiro al ministro della giustizia o «sarà lotta dura». Che fosse uno scoglio si era capito già ieri mattina quando i presidenti delle commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, Giuseppe Brescia e Giulia Sarti ,in apertura di riunione avevano comunicato di non essere ancora in grado di dare il parere sull'ammissibilità del nuovo emendamento dei relatori sulla prescrizione. E avevano rinviato fino a ieri sera quando c'è stata la riunione tra Di Maio, i ministri del M5s e i capigruppo al Senato e alla Camera. Uno stallo in commissione che aveva provocato urla e tensione tra gli esponenti del M5s e il Pd.E se lunedì in Senato durante la discussione generale sul dl sicurezza il senatore Pd Mauro Laus ha insultato la collega grillina Alessandra Maiorino durante il suo intervento urlandole «Vai in cucina», ieri un altro insulto alla relatrice M5s Francesca Businarolo da parte di un altro piddino, Emanuele Fiano. Il deputato, avrebbe cercato di entrare nella stanza della commissione e Businarolo avrebbe invitato il parlamentare ad uscire ma lui, da democratico, progressista e femminista, le ha detto: «Signorina, se ne vada all'asilo». Intanto ieri la Camera ha approvato (il testo ora passa al Senato) la proposta di legge in materia di inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo. Massima soddisfazione è stata espressa dall'avvocato Elisabetta Aldrovandi, presidente Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime: «È una battaglia di civiltà e giustizia, che riconosce il diritto delle vittime e dei loro familiari a ottenere condanne piene per coloro che commettono reati efferati come stupro e omicidio o pedofilia e omicidio od omicidio aggravato. Ora il voto passerà al Senato, auspichiamo il passaggio definitivo entro la fine dell'anno e un consenso trasversale da parte di tutte le forze politiche, a differenza di ciò che è accaduto oggi alla Camera, ove Leu ha espresso voto contrario e il Pd, Forza Italia e Fratelli d'Italia si sono astenuti».
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