2025-03-26
Per l’Eurobarometro, il 66% dei cittadini vuole che Bruxelles li protegga: la Metsola lo interpreta come un sostegno alle politiche pro guerra. E oggi sarà presentato un manuale di sopravvivenza in caso di attacco.L’Europa va alla guerra come a una partita di calcio. Parafrasando il celebre motto di Winston Churchill («L’Italia perde le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre»), Ursula Von der Leyen non intende lasciare niente al caso. Dopo avere calzato l’elmetto Hermès e avere finanziato i carri armati Volkswagen prepara due armi psicologiche decisive nei prossimi anni: il consenso e la paura del pericolo. Lo fa con la leggerezza della Vispa Teresa e con la determinazione di Crudelia De Mon, sganciando a orologeria: 1) un sondaggio che dimostrerebbe come i popoli europei siano felici di stare - quindi anche di combattere - insieme; 2) il vademecum di sopravvivenza in vista di un attacco bellico o climatico. Per la baronessa fa lo stesso, si tratta sempre di chiudersi in casa come durante il lockdown pandemico.Con una casualità come minimo sospetta arriva il nuovo Eurobarometro, un check-up degli umori dei cittadini dei 27 Paesi membri, rilevazione su 25.000 soggetti (gli abitanti sono 449 milioni) da fine febbraio a metà marzo mentre imperversavano le notizie sul ReArm. Risultato: il 74% del campioncino da profumeria ritiene che la propria nazione tragga beneficio dall’appartenenza all’Unione europea (record dal 1983); il 62% vorrebbe che il Parlamento europeo avesse più peso specifico nelle decisioni; il 66% chiede che Bruxelles abbia un ruolo maggiore nel proteggere da crisi globali le genti. Poiché siamo convinti della bontà dell’insegnamento del premio Nobel Donald Coese («Se torturi un numero a lungo gli farai confessare ciò che vuoi»), più delle percentuali paiono interessanti le tendenze. Ed è meraviglioso scoprire che le parole «difesa» e «sicurezza» hanno scalato le graduatorie.La sorpresa è grande perché fino a qualche settimana fa le priorità continentali portate avanti nei cinque anni di delirio socialista e ribadite (con qualche distinguo) dopo le ultime elezioni erano nell’ordine: cambiamento climatico, Green deal, transizione digitale, politiche migratorie inclusive, energia pulita, diritti transgender, lotta alle fake news, tranne quelle derivate dalla sondaggite. Difesa era una parolaccia da autocrati, sicurezza una bestemmia da sovranisti fuori dal tempo. Contrordine compagni, ci sono 800 miliardi da giustificare, quindi siamo tutti sotto tiro. O sotto giro, come diceva Woody Allen in Prendi i soldi e scappa (citazione non casuale). Davanti a un simile consenso che non si percepisce per le strade, il presidente del Parlamento Roberta Metsola esulta e carica il fucile mitragliatore: «Gli europei vogliono che l’Ue giochi un ruolo maggiore nella loro protezione. È un appello chiaro all’azione, al quale risponderemo. L’Europa dev’essere più forte affinché i nostri cittadini si sentano più al sicuro». Gli sfugge il dato degli scettici, che lampeggia soprattutto in Italia: il 31% è contrario ad ulteriori avventure europeiste. E il 65% degli intervistati non crede più nella bufala dei 70 anni di pace, facilmente confutabile: fino al 1989 c’era una cosa chiamata «Guerra fredda» e nel 1992 è deflagrata la Jugoslavia con un decennio di barbarie balcanica.Con questo entusiasmo collettivo da serie tv catastrofica è meglio sincronizzare gli orologi: è partito il conto alla rovescia. E Frau Von der Leyen ha preparato un documento intitolato «Strategia di preparazione dell’Unione» nel quale si invitano gli europei a prepararsi al peggio. Verrà presentato oggi ma ieri El Paìs lo avrebbe letto in anticipo (cominciamo bene, l’intelligence europea guidata da mister Bean). Contiene il vademecum di sopravvivenza: i cittadini dovranno avere in casa riserve di acqua, medicine, batterie e cibo per sopravvivere 72 ore «senza aiuti esterni in caso di emergenze militari o climatiche». La bozza parla chiaro: «Dobbiamo prepararci a incidenti e crisi intersettoriali su larga scala, compresa la possibilità di un’aggressione armata che colpisca uno o più Stati membri». Oggi la Commissione spiegherà anche al webmaster Sanchez e al tornitore Brambilla come affrontare i primi tre giorni di emergenza perché (è sempre la bozza trafugata che parla) «la preparazione e la resilienza dell’Europa di fronte alla violenza armata potrebbero essere messe alla prova in futuro». La soluzione è la replica dell’era Covid: chiudersi in casa con i viveri e la Smart tv, murarsi vivi e cucinare torte perché «andrà tutto bene». Secondo El Paìs il tono è quello dell’emergenza. Bruxelles propone 30 azioni paradigmatiche, dalla preparazione civile alle manovre congiunte, dai corsi di sopravvivenza alle azioni «con spirito di solidarietà come previsto dai Trattati». Traduzione: forze militari messe a disposizione di altri Paesi contro le potenziali minacce di Vladimir Putin. Il sogno di Emmanuel Macron, comandare un esercito multiforze come fece Napoleone, sempre contro i russi. Per conoscere gli esiti basta leggere Guerra e pace. Il livello di propaganda raggiunto dall’Europa per giustificare il riarmo miliardario (della Germania) è grottesco. Fino a Natale i russi costituivano una potenza militare obsoleta, con soldati sprovveduti, strateghi che sbagliavano strada, tecnici che rovistavano dai rottamai cercando chip delle lavatrici per aggiustare i tank. Adesso sono invincibili e quasi a Tarvisio. La sensazione è che tutto serva a rinforzare l’idea della guerra secondo i canoni: consenso e allarmismo diffuso. Ma la strategia della paura non doveva essere esclusiva dei populisti? Conclude il piano strategico violato: «È necessario un cambio di mentalità». Magari anche un cambio di pusher.
Julio Velasco e Alessia Orro (Ansa)
Dopo il trionfo alle Olimpiadi, le italiane del volley riportano a casa il prestigioso trofeo a 23 anni dal successo di Berlino. Il re Mida argentino è il terzo coach nella storia del nostro sport a detenere insieme entrambi gli ori.
Rod Dreher (Getty Images)
L’intellettuale americano ospite alle Tavole di Assisi: «Siamo bloccati nella parte del cervello che vede la verità solo se è scientifica. Ma per trovare Dio bisogna pregare e osservare tutto il bello della Chiesa».
Ansa
Per monsignor Savino, numero due della Cei, l’eucaristia è «inclusiva». I fedeli a San Pietro sperano nel saluto del pontefice. I trans peruviani: «Aprirà il suo cuore».