2022-01-13
Positivi obbligati a geolocalizzarsi. Ravenna inaugura il Grande Fratello
Ogni giorno la polizia locale chiama a campione dei malati e gli intima di inviare la posizione. Per chi si rifiuta scatta la visita a casa. I cittadini criticano il pedinamento e l’opposizione chiede le dimissioni del comandante.A Ravenna l’hanno già ribattezzato il «pedinamento elettronico». È il sistema messo a punto dai vigili urbani per controllare se i positivi rispettano la quarantena. Il meccanismo è stato annunciato l’altro giorno sulla pagina Facebook «Polizia locale di Ravenna». Funziona così. Ogni giorno la polizia municipale sceglie a campione un certo numero di persone da controllare. Dalla sala operativa partono le telefonate di verifica. I destinatari sono invitati a condividere con i vigili la loro posizione inviando un messaggino. Per chi non risponde o si rifiuta di dare il consenso alla geolocalizzazione con il Gps scatta il controllo di una pattuglia che parte con il blocchetto delle multe in mano. E il Grande fratello domiciliare è servito.Su Facebook i toni sono ultimativi. «La polizia locale di Ravenna effettua controlli telefonici finalizzati ad accertare il rispetto dell’isolamento fiduciario (quarantena)», si legge nel post pubblicato dai vigili. «Ai fini del controllo è richiesto l’invio della propria posizione Gps in tempo reale a un numero cellulare (sarà fornito durante la telefonata, termina con 4521). In assenza di risposta è inviata la pattuglia sul posto». I cittadini vengono dunque geolocalizzati e monitorati a distanza, come nelle migliori dittature digitali. Un controllo mai visto prima, lo ammette tranquillamente anche il comandante degli agenti ravennati, Andrea Giacomini: «Non mi risulta che sistemi di sorveglianza di questo genere vengano applicati in altre parti d’Italia», conferma l’apripista. Principi di libertà? Presunzione d’innocenza? Tutela della privacy? Violazioni di domicilio? Per il comandante Giacomini sono questioni che non si pongono: «Ho studiato a fondo tutti gli aspetti giuridici legati a questo provvedimento», spiega alla Verità, «e sono perfettamente tranquillo. Non ho fatto nessun salto nel buio. Operiamo sotto l’egida del prefetto e del questore. Il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, in cui essi siedono assieme al sindaco, Michele De Pascale, ne è informato. Del resto, è quasi un anno che applichiamo questo sistema e non abbiamo avuto problemi. Nessun ricorso, nessuna lamentela, nessun contenzioso, niente di niente». Sarà, ma i ravennati se ne sono accorti soltanto l’altro giorno e i commenti sulla piattaforma social sono acidi. «Mi raccomando, dite anche quel che state mangiando o se siete seduti sul cesso», invita Gianfranco Giuliani. «Una velocità di intervento da fare impallidire i reparti speciali», incalza Aldo Guerrini. «Nemmeno chi è agli arresti domiciliari», si spaventa Giovanna Padovani. «Cittadini trattati come sudditi ignoranti», protesta Margherita Bianca Ferrero. «Se uno prende il Covid guai a dormire», ridacchia Francesco Piretto. La catena di messaggi a cavallo tra l’ironia e l’indignazione è lunga.Giacomini però non ne è turbato. «Il nostro è solo un modo per salvaguardare la sicurezza collettiva», dice. «Ogni giorno riceviamo dalla prefettura gli elenchi delle persone da controllare, con l’identità del soggetto e il recapito. Dalle migliaia di nomi estraiamo un campione da controllare. La reazione della gente è generalmente positiva. Qualcuno ci manda anche foto di casa sua o di ciò che vede dalla finestra». L’empatia dei romagnoli è sempre commovente. E chi non ha dimestichezza con gli smartphone? «Cerchiamo di spiegare come si fa». E se qualcuno nega il consenso, come è suo diritto fare? «Scatta il controllo, e così pure se l’operatore sospetta che qualcuno voglia fare il furbo. È una fetta di persone che non supera il 5 per cento».In realtà, la mobilitazione contro il pedinamento elettronico va ben al di là delle litigate da social. La lista civica La Pigna ha chiesto le dimissioni del comandante Giacomini: «Che i principi di libertà e di privacy siano sconosciuti alle amministrazioni di segno pd a Ravenna è un fatto ormai assodato. Ma mai ci saremmo aspettati che si arrivasse ad adottare sistemi illeciti», dichiarano Veronica Verlicchi, capogruppo in Consiglio comunale, e la vice coordinatrice, Paola Pantoli. I vigili applicano «una sorveglianza pervasiva che travalica inammissibilmente i compiti di polizia amministrativa sostituendoli con quelli tipici della polizia giudiziaria. Intimare al cittadino ravennate in isolamento fiduciario di geolocalizzarsi via telefono è una forma di indagine che si pone al di fuori delle legittime attribuzioni conferite alla polizia locale, non giustificabile neppure dall’emergenza epidemiologica in atto», con «una illegittima forma di servizio Ocp (osservazione controllo pedinamento)», ovvero «una tipica attività di indagine di polizia giudiziaria che può svolgersi esclusivamente su delega dell’autorità giudiziaria, abusivamente esercitata nell’ambito di compiti di polizia di natura amministrativa».