2021-10-03
Porti in allarme: «Il pass ci farà naufragare»
Il porto di Trieste (Ansa)
Tra personale carente e stime di un lavoratore su tre senza card, il settore rischia il collasso. «Negli scali i terminalisti di diversi enti lavorano insieme: impossibile controllare», spiega l'ad della compagnia Ignazio Messina. Protesta di migliaia di portuali a Trieste.L'obbligo del green pass bloccherà il lavoro dei terminalisti che lavorano nei porti italiani. Il motivo? Chi opera in uno scalo marittimo spesso si trova a contatto non solo con i colleghi della stessa azienda, ma con una moltitudine di lavoratori che dal 15 ottobre dovranno essere controllati di giorno in giorno, creando un collo di bottiglia che metterà a dura prova il lavoro quotidiano. «Al terminal di Genova», spiega alla Verità Ignazio Messina, amministratore della società Ignazio Messina & C., «abbiamo 170 dipendenti e circa 60 lavoratori che in media passano dal nostro ambiente di lavoro ogni giorno. Si tratta ad esempio di gruisti, macchinisti e personale che arriva dalla compagnia unica del porto di Genova, la società che fornisce lavoratori a tutte le aziende che operano nel porto. Se dovessi controllarli tutti si creerebbero grandi code al nostro ingresso e farei perdere tempo e soldi alla mia azienda. Come previsto dalla normativa procederemo con controlli a campione ma poi, se anche solo uno dei lavoratori non è in regola, io rischio sanzioni».Come ha spiegato Messina, la sua azienda mira a fare controlli a campione sul 25% circa dei lavoratori che avranno accesso al terminal, ma il problema è che le sanzioni interessano tutti i lavoratori. Già qui, insomma, ci sarebbe la prima incongruenza: è possibile fare controlli a campione ma poi i controlli per le aziende interessano tutti i lavoratori. Nel caso dei terminal portuali, poi, il problema riguarda anche il personale che arriva da Paesi dove il green pass non è richiesto. «Noi lavoriamo con personale che arriva da tutto il mondo, anche da Paesi che non richiedono il green pass per lavorare», dice. «Come mi devo comportare con queste persone?», si chiede Messina. «Non può essere colpa del datore di lavoro se arrivano a Genova senza certificazione verde. Il vero problema per noi è che l'obbligo del green pass è stato voluto da persone che non conoscono la nostra professione», dice. Secondo le associazioni di categoria come Confitarma, Assarmatori e Assoporti, dei circa 30.000 marittimi extra Ue imbarcati su navi battenti bandiera italiana «almeno il 50% di questi non ha completato il ciclo vaccinale. Soltanto la metà di quelli vaccinati ci risulta aver ricevuto un vaccino riconosciuto dall'Ema». Un enorme numero di marittimi rischierebbe dunque di trovarsi nel giro di meno di due settimane nell'impossibilità di prestare il proprio lavoro. Per i terminalisti, insomma, dal 15 ottobre i problemi pratici non mancheranno. «Da noi passano persone che non abbiamo mai visto e per essere certi che il green pass che presentano sia quello corretto dovremmo chiedere loro il documento di identità», spiega. «Ma questo aumenterebbe il problema delle code per accedere al terminal e potrebbe ledere la privacy dei lavoratori», continua Messina. «Tutto questo, poi, per due mesi e mezzo?», si chiede il manager. «Il mondo dei porti è un mondo particolare e in questo settore le persone non vaccinate non mancano. Non ci sono numeri certi, ma si dice che sui 900 lavoratori della compagnia unica che serve il porto di Genova, un terzo non sarà in regola. E che i traffici potrebbero calare del 15/20%. Non possiamo dirlo con certezza, ma per noi sarebbe la catastrofe», continua, «Quella per noi è forza lavoro di cui non possiamo fare a meno». A questo si aggiunga la carenza di personale che già prima dell'obbligo del green pass il settore marittimo sta scontando. «Già oggi abbiamo difficoltà a reperire il personale di cui abbiamo bisogno, dal 15 ottobre la situazione sarà ancora peggiore», sottolinea Messina, «anche perché a Genova abbiamo scelto di non pagare i tamponi per i lavoratori che non dispongono del pass». In poche parole, questo significa che non mancheranno i casi di chi non può o non vuole lavorare per non pagare test che, secondo le regole, devono essere ripetuti ogni 72 ore. «Il settore dei porti non è certo un mondo di colletti bianchi, ci attendiamo che saranno molti i lavoratori no green pass o no vax e non possiamo farcene carico noi pagando loro i tamponi. Questo però vorrà dire che avremo grossi problemi di forza lavoro e le tempistiche si allungheranno ancora di più», conferma Messina. D'altronde i costi per superare questa pandemia non sono mancati. «Noi, ogni volta che un lavoratore utilizza un mezzo lo facciamo sanificare e forniamo anche un kit per una ulteriore pulizia una volta giunti in cabina. Senza considera che abbiamo speso 18.000 euro per uno scanner che controlla la temperatura fino a 16 lavoratori per volta».Il mix letale per il mondo dei trasporti marittimi è insomma già servito. Poche indicazioni precise da parte del governo su come procedere per controllare i green pass a tutti i portuali e scarsità di personale, fattore che peggiorerà a partire dal 15 ottobre. «Soprattutto all'inizio ci aspettiamo code e tante polemiche da parte dei lavoratori che non vorranno esibire il documento di identità. Senza considerare i problemi che avremo perché vedremo un calo della forza lavoro».Al momento, insomma, il settore dei porti è in subbuglio. A Trieste si sono riversate sulle strade oltre 10.000 persone che hanno protestato contro il pass obbligatorio, con i portuali che minacciano di incrociare le braccia se anche un solo collega non potrà lavorare. Il Coordinamento lavoratori portuali di Trieste ha definito la norma «una misura di discriminazione e di ricatto che impone di pagare per poter lavorare».
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)