
Il «Piccolo lessico del fine vita», appena pubblicato, ritiene lecito interrompere trattamenti salvavita come la ventilazione meccanica, la tracheostomia e la rianimazione. Nel volume anche un modello di Dat.Nel Piccolo lessico del fine vita, la Pontificia Accademia per la Vita (Pav) ritiene lecito interrompere trattamenti salvavita perché potrebbero rappresentare un accanimento terapeutico. Il libretto della collana Humana communitas (Libreria editrice vaticana, 88 pagine, 12 euro), fresco di stampa, dedica un capitolo alle Dat, disposizioni anticipate di trattamento, con tanto di modulo proposto nel quale è contemplata la possibilità di rifiutare «trasfusioni di sangue, antibiotici, trattamenti di sostegno vitale quali la ventilazione meccanica invasiva e non invasiva, la tracheostomia, la emodialisi e la rianimazione cardio-polmonare». L’Accademia istituita dal Papa e che ha «come fine la difesa e la promozione del valore della vita umana e della dignità della persona», sembra invece ammettere l’eutanasia. «Anche qualora fossero appropriati clinicamente, i trattamenti potrebbero tuttavia risultare sproporzionati, qualora la persona malata li ritenesse troppo gravosi nelle circostanze in cui si trova. Non intraprendere o sospendere quei trattamenti è, a questo punto, non solo possibile, ma, come dice papa Francesco “doveroso”», si legge nel piccolo dizionario che dovrebbe orientare un cattolico nelle scelte sul fine vita. La segnalazione della «linea di favore verso l’eutanasia e il suicidio assistito» della Pav è stata fatta da Tommaso Scandroglio della Nuova Bussola Quotidiana. Risulta stupefacente, veder definiti «trattamenti sproporzionati» le cure mediche salvavita, quando la Santa sede non esitò ad applicare il green pass all’interno delle sue mura. Vaccinarsi era «un atto d’amore» per papa Bergoglio e il lavoratore dello Stato della Città del Vaticano che non si sottoponeva all’inoculo, già da febbraio 2021, era «soggetto allo spostamento a mansioni differenti», per punirlo del mancato gesto d’amore. Poi, nell’ottobre del 2021, anche in territorio vaticano diventò obbligatoria la certificazione verde per potersi muovere e lavorare, controllati dal corpo della Gendarmeria del Santo padre. Quelle non furono misure «sproporzionate», mentre le terapie che tengono in vita un paziente sono accanimento terapeutico? Obbligare alla vaccinazione per mantenere il diritto al lavoro non era infierire su un individuo che rifiutava un farmaco? Mentre adesso la Pontificia accademia per la vita dichiara che «la decisione è del malato», di rinunciare ad antibiotici, trasfusioni, rianimazioni, che i trattamenti bisogna «calibrarli […] secondo criteri di […] effettiva corrispondenza alle richieste del paziente» e con «i suoi valori ed esigenze spirituali». Durante la pandemia era giusto calpestare i diritti di persone sane, adesso si spalanca la porta al suicidio assistito e all’eutanasia se questa è la volontà del soggetto malato. Pure nutrizione e idratazione diventano accanimento terapeutico, in caso di «disagio fisico del paziente», perciò l’Accademia presieduta da monsignor Vincenzo Paglia (che firma l’introduzione del libretto) ammette che si lasci morire di fame e di sete la persona che non vuole più restare in questo mondo. Il modello di disposizioni anticipate di trattamento proposto dalla Pav è molto simile a quello pubblicato nel 2020 da Aggiornamenti sociali, rivista dei gesuiti che fa parte della rete delle riviste e dei centri di ricerca e azione sociale dei gesuiti in Europa. Think tank della fondazione culturale San Fedele di Milano, istituzione della Compagnia di Gesù da cui proviene papa Bergoglio, già nel 2017 Aggiornamenti Sociali era intervenuta nel dibattito sulle Dat anche riguardo al tema nutrizione e idratazione artificiali (Nia). Affermò che «nella riflessione cattolica si è spesso affermato che questi mezzi sono sempre doverosi; in realtà, la Nia è un intervento medico e tecnico e come tale non sfugge al giudizio di proporzionalità […] poiché non si può escludere che in casi come questi la Nia divenga un trattamento sproporzionato, la sua inclusione fra i trattamenti rifiutabili è corretta». Una deriva eutanasica.Nel 2020, il modello di Dat scaricabile dal sito della rivista indicava la possibilità di rifiutare «trasfusione di sangue o di suoi derivati; antibiotici, salvo in caso di tutela della salute di terzi; trattamenti di supporto vitale, quali: ventilazione meccanica invasiva, tracheostomia, ventilazione meccanica non invasiva, emodialisi, manovre di rianimazione cardio-polmonare». Gli stessi trattamenti salvavita al quale è consentito opporsi stando al Piccolo lessico del fine vita.Del gruppo bioetico di Aggiornamenti Sociali faceva parte don Maurizio Chiodi, docente di teologia morale, che nel 2017, per un quinquennio, era stato nominato da papa Bergoglio membro ordinario della Pontificia accademia per la vita. Direttore della rivista dei gesuiti era (dal 2010 al 2021) padre Giacomo Costa, segretario generale del Sinodo dei vescovi, uno dei protagonisti dell’enciclica di papa Francesco sull’ecologia integrale e del recente Sinodo dei vescovi. E nella Pav c’è anche Carlo Casalone, medico, gesuita, presidente della Fondazione Carlo Maria Martini, direttore della stessa rivista tra il 1995 e il 2008. Dichiarava monsignor Paglia nel 2018, su Tempi: «Le leggi di uno Stato rappresentano una mediazione tra posizioni differenti. E possono venire modificate e migliorate. Non è forse questo il compito dei cattolici, in quanto partecipano con responsabilità alla vita democratica?». Quel che sembra è che la difesa della vita abbia smesso di essere un «principio non negoziabile».
«All Her Fault» (Sky Exclusive)
L’adattamento dal romanzo di Andrea Mara segue la scomparsa del piccolo Milo e il crollo delle certezze di Melissa Irvine, interpretata da Sarah Snook. Un thriller in otto episodi che svela segreti e fragilità di due famiglie e della loro comunità.
All her fault non è una serie originale, ma l'adattamento di un romanzo che Andrea Mara, scrittrice irlandese, ha pubblicato nel 2021, provando ad esorcizzare attraverso la carta l'incubo peggiore di ogni genitore. Il libro, come la serie che ne è stata tratta, una serie che su Sky farà il proprio debutto nella prima serata di domenica 23 novembre, è la cronaca di una scomparsa: quella di un bambino, che pare essersi volatilizzato nel nulla, sotto il naso di genitori troppo compresi nel proprio ruolo professionale per accorgersi dell'orrore che andava consumandosi.
Christine Lagarde (Ansa)
Madame Bce la fa fuori dal vaso partecipando alla battaglia politica contro l’unanimità. Che secondo lei frena i progressi dell’Unione. L’obiettivo? «Armonizzare le aliquote Iva». In altre parole, più tasse e meno sovranità nazionale degli Stati.
«L’Unione europea non funziona. Il suo modello di sviluppo è la causa della crisi. Io l’ho detto appena arrivata alla Banca centrale europea. Tanto che mi autocito. Il Consiglio europeo non dovrà più decidere all’unanimità. Ma a maggioranza qualificata. Insomma, ci vuole più Europa». Racchiudo fra virgolette con stile volutamente brutale la sintesi del discorso di Christine Lagarde all’European banking congress di Francoforte. Non ho esagerato, credetemi. Facciamo una doverosa premessa.
Carlo Nordio (Ansa)
Il guardasigilli «abbraccia» le teorie progressiste sul patriarcato: «Il codice genetico dell’uomo non accetta la parità». A Pd, 5s e Avs le frasi del ministro non vanno comunque bene e lo impallinano. Eugenia Roccella rincara: «Educare al sesso non fa calare i femminicidi».
Non si sa se siano più surreali le dichiarazioni di Carlo Nordio o le reazioni scomposte del centrosinistra: fatto sta che l’ennesima strumentalizzazione culturale e sociale sugli omicidi contro le donne sembra davvero aver oltrepassato il segno. Il «la» lo ha dato ieri il ministro della Giustizia alla conferenza internazionale di alto livello contro il femminicidio intestandosi, verosimilmente (e auspicabilmente) con ingenuità, la battaglia post femminista sul patriarcato e la mascolinità tossica: «C’è una sedimentazione nella mentalità dell’uomo, del maschio, che è difficile da rimuovere perché si è formata in millenni di sopraffazione, di superiorità. Anche se oggi l’uomo accetta e deve accettare questa assoluta parità formale e sostanziale nei confronti della donna, nel suo subconscio il suo codice genetico trova sempre una certa resistenza».
Nathan Trevallion racconta la storia della sua vita nella natura e grida: ho dato ai bambini una vita sana e felice.






