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2023-10-09
Pollo arrosto con le patate: la coppia più amata dagli italiani
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Avreste mai detto che agli italiani piace il pollo arrosto con patate più di pomodoro e mozzarella, più di pane e mortadella e più di cappuccino e cornetto? Chi scrive non saprebbe rispondere né sì, né no, quindi è una domanda retorica anche perché parliamo di capisaldi delle abitudini della cucina italiana, sebbene alcuni recentissimi, come cappuccino e cornetto (in passato la colazione popolare erano gli avanzi della sera prima oppure latte e caffè, sì, ma con pane, magari quello più secco). Eppure il sondaggio svolto da AstraRicerche per il Pollo Arrosto Day che si è celebrato lo scorso 2 ottobre parla chiaro: di fronte alle coppie gastronomiche proposte agli intervistati, il 52,6% ha considerato abbinamento perfetto il pollo arrosto con le patate, il 48,1% pomodoro e mozzarella, il 40,2 % pane e mortadella, il 37,3% cappuccino e cornetto e il 33,4% prosciutto e melone.
Pollo Arrosto Day è una giornata istituita da Unaitalia, l’Associazione nazionale produttori di carni bianche, per celebrare innanzitutto il pollo arrosto con patate e poi la tradizione che esso rappresenta. Il 95% degli italiani mangia pollo arrosto e patate. Il 70% degli italiani lo mangia ogni 15 giorni, il 40,2% almeno una volta a settimana. L’abbinamento del pollo arrosto con le patate non è un’esclusiva ma sicuramente ne siamo dei cultori decisamente appassionati, forse anche perché amiamo la carne di pollo: ne consumiamo 16,38 kg a testa (dati Unitalia riferiti al 2022) ed è la carne che mangiamo di più. Ma perché pollo e patate arrosto sono un’accoppiata perfetta?
Secondo il chimico Silvano Fuso, autore del libro Sensi chimici, la scienza degli odori e dei sapori, prefazione di Piero Angela, Carocci editore, pollo e patate arrosto sono per noi due golosità che messe insieme fanno una golosità ancora maggiore per via della caramellizzazione: «Grande merito è da attribuire alla reazione di Maillard, un processo chimico che avviene durante la cottura che si verifica solo negli alimenti che contengono sia zuccheri che amminoacidi (costituenti delle proteine). Essa produce sostanze molto gradite al nostro cervello. Per il pollo arrosto con le patate, in particolare, si verifica a 140 gradi: quando amminoacidi e zuccheri delle patate si incontrano a fuoco vivo iniziano a generare una serie di composti odorosi. In fase finale questa reazione si manifesta con un sapore complesso e un colore marroncino/dorato che suggerisce l’idea della croccantezza. E la classica crosticina bruna: è questo che ci fa battere il cuore e rende gustoso il pollo arrosto».
Anche secondo Alessandro Negrini e Fabio Pisani, chef due stelle Michelin dello storico gran ristorante Il Luogo di Aimo e Nadia, il segreto del match sta nel connubio tra pollo e patate: «Pollo arrosto e patate sono un match perfetto, per il sapore, ma soprattutto per la consistenza. Si tratta di due alimenti che interagiscono perfettamente: le carni bianche tendono ad essere più asciutte delle rosse, le patate quindi fungono da elemento di bilanciamento riportando una certa cremosità in bocca. Quello che affascina del piatto è soprattutto la consistenza, che garantisce morbidezza dentro e croccantezza fuori. Poi il sapore: il pollo arrosto va cucinato assieme alle patate, nella stessa pentola. Solo così le patate prendono tutto il sapore del pollo, con il caramellizzato della pentola che va all’interno della ricetta. Una tecnica che sarà alla base del nostro piatto di pollo e patate ideato per il Pollo Arrosto Day 2023, che ci ha entusiasmato al punto da non escludere di inserirlo nei nostri menù». I due grandi chef hanno ideato un pollo arrosto davvero particolare e allo stesso tempo perfettamente fruibile anche dal mangiatore digiuno di elaborazioni di alta cucina. Un piatto fenomenale, pop e iconico di cui vi diamo la ricetta nei box.
Tornando all’abbinata, il pollo è perfetto con le patate accanto anche dal punto di vista nutrizionale. Il professor Luca Piretta, nutrizionista e gastroenterologo dell’Università Campus Biomedico di Roma, spiega: «Le carni bianche, come il pollo, sono ricche di proteine nobili, di vitamine del gruppo B - ottime per la struttura muscolare e la crescita dei tessuti - e povere di grassi, tra cui prevalgono quelli buoni come omega-6 e omega-3. È fondamentale ricordare che il pollo essendo un alimento magro e povero di carboidrati, non costituisce da solo un piatto completo. Perciò, abbinarlo con le patate o il riso, e qualche verdura come lattuga, zucchina, carota, pomodoro, crea un pasto completo. Nel caso del pollo arrosto ricordiamoci che ci regaliamo una coccola: dobbiamo fare attenzione soprattutto alla pelle, che è grassa e sarebbe meglio eliminarla, soprattutto se eccessivamente cotta e scura». Oppure, si può «trattare» col limone. Come spiega anche chef Negrini: «Il limone come il bergamotto sono un classico del pollo arrosto ed hanno lo scopo essenziale di sgrassare la pelle. Senza contare che i grassi caramellati con il limone creano un gusto agrodolce strepitoso». Il limone, poi, grazie al contenuto di vitamina C, permette un maggiore assorbimento del ferro eme contenuto nella carne e diverso dal ferro vegetale. Spiega ancora il professor Piretta: «La presenza della vitamina C aiuta a trasformare il ferro presente nella carne in una forma più biodisponibile. Quindi qualunque abbinamento tra carne e verdure come pomodori o broccoli oppure frutta contenente vitamina C, come limoni, bergamotto, arance, è un modo per migliorare l’assorbimento del ferro. Se poi alla carne aggiungiamo altri tipi di frutta come ananas, papaya e mango che contengono bromelina, una sostanza che aiuta la digestione proteica, otteniamo un vantaggio nella digestione. Altro abbinamento importante è quello con frutti di bosco, ribes, mirtilli che, oltre alla vitamina C, contengono anche antiossidanti che aiutano a neutralizzare eventuali molecole pro-infiammatorie provenienti dalla cottura ad alte temperature, come ad esempio quella al forno del pollo arrosto. Questo riguarda in particolare la pelle. Se la si mangia, occorre pensare che l’abbinamento con antiossidanti fa bene».
«Le carni bianche con l’inflazione sono un bene rifugio»
Lara Sanfrancesco, direttrice di Unaitalia (l’associazione dei produttori di carni bianche italiane), ci racconta quali sono le carni preferite dagli italiani?
«Se parliamo di consumi di carni fresche, quindi quelle fresche che si trovano al banco (esclusi i salumi), al primo posto c’è proprio la carne di pollo, che negli ultimi anni ha anche sorpassato la carne bovina, con circa 16 kg pro capite consumati. Se a questi 16 kg aggiungiamo poi 4 kg di carne di tacchino, arriviamo per le carni cosiddette bianche a un totale di 20,5 kg pro capite di consumi nel 2022, che sostanzialmente rappresentano il 35% degli acquisti domestici di carne degli italiani e quindi restano sostanzialmente le preferite degli italiani».
Quindi gli italiani preferiscono la carne bianca.
«Sì, seguita dal bovino e dal suino. Chiaramente parliamo di carni fresche, perché in Italia abbiamo anche una grande tradizione di salumeria. Le carni bianche rappresentano un pezzo veramente importante del sistema agri-food italiano, perché la nostra filiera, quella delle carni avicole, è l’unica filiera italiana completamente autosufficiente. Il che vuol dire che noi produciamo più del fabbisogno interno. Riusciamo sostanzialmente a dare un prodotto 100% made in Italy, caratterizzato anche dal cosiddetto superfresco, perché gli italiani amano le carni bianche fresche e difficilmente si rivolgono al prodotto surgelato. Ciò costituisce anche una sorta di barriera di ingresso rispetto a prodotti esteri. Questa caratteristica deriva dal fatto che la nostra è una filiera completamente integrata, gestita sostanzialmente da una grande azienda che trasforma il prodotto ma che controlla anche le fasi della filiera a partire dalla produzione del mangime, tutti gli allevamenti, e mette anche tutto il suo know-how tecnico di capacità di investimento lungo tutta la filiera, favorendo il percorso di miglioramento continuo. Questo ci fa dire effettivamente che siamo un’eccellenza della zootecnia italiana».
Di che numeri parliamo?
«Il settore avicolo, quindi incluse le uova, ha un fatturato che supera i 7 miliardi di euro nel 2022, se parliamo solo delle carni il fatturato è di 5 miliardi e 350 milioni, con un numero di addetti lungo la filiera che è di 64.000».
Il discorso sui surgelati a cui accennava è molto rilevante, perché parecchi sono realizzati con materie prime straniere.
«Sì, è vero. L’esperienza del Covid e altre situazioni come la guerra hanno mostrato quanto sia importante la sovranità alimentare, l’autosufficienza, e noi abbiamo questa possibilità grazie al fatto che esiste questo sistema molto virtuoso ed efficiente - che è il sistema di filiera integrata - con aziende che sono ancora tutte in mano a famiglie italiane. Rappresentiamo un’eccellenza della zootecnia italiana. Quindi siamo proprio un’espressione dell’italianità a tavola, che credo sia un valore aggiunto da preservare e tutelare. Il fatto di avere la filiera integrata, questo sistema che tende sempre al miglioramento continuo, fa sì che abbiamo anche una rete logistica molto all’avanguardia. Le nostre aziende riescono a consegnare sui banchi dei supermercati o presso le macellerie il prodotto. Nel momento in cui questo esce dall’azienda, viene consegnato normalmente il giorno stesso, al massimo il giorno dopo, quindi rientra nel concetto di super fresco. Ciò permette anche la riduzione degli sprechi alimentari, perché le carni fresche ovviamente hanno un ciclo di vita piuttosto breve, e poter garantire di avere prodotto fresco in tempi così rapidi grazie a questa rete logistica che riesce ad arrivare capillarmente in tutta Italia, fino all’ultimo punto del negozio piccolino di montagna, fa sì che gli italiani possano mangiare carne italiana di pollo fresca anche ogni giorno».
Abbiamo parlato dei dati economici. Ma quali sono le caratteristiche di questa carne che la rendono così gradita agli italiani?
«È una carne molto leggera che non ha nessun tipo di controindicazione dal punto di vista della salute, chiaramente seguendo le indicazioni di consumo della dieta mediterranea (mediamente tre volte a settimana). Consideri anche che è anche un prodotto che ha un’elevata masticabilità, quindi è molto adatto per esempio ai bambini ma anche agli anziani. È un prodotto che non ha vincoli religiosi e quindi, in una popolazione che diventa sempre più multietnica, anche questo è un aspetto importante, ed è anche infatti la carne che si diffonderà di più a livello globale, secondo le stime della Fao. Sono tutte caratteristiche che la rendono molto richiesta. Aggiungiamo anche che è anticiclica, nel senso che la proteina bianca nobile, insieme alle uova, ha il costo più competitivo, e, in un momento in cui il carrello della spesa degli italiani si fa sempre più pesante con l’inflazione che galoppa, è chiaro che diventa una sorta di bene rifugio, perché posso mangiare una proteina che è essenziale nella mia dieta pagandola a un prezzo che mi posso permettere, anche per le fasce più deboli della popolazione».
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Un sondaggio dice che la preferiamo a pomodoro e mozzarella, pane e mortadella o cappuccino e cornetto Tutto merito della caramellizzazione, che rende più gustosi i due alimenti quando vengono cucinati insieme.La direttrice dell’associazione produttori Lara Sanfrancesco: «Sono le proteine dal costo più competitivo. E la filiera è al 100% made in Italy».Lo speciale contiene due articoli Avreste mai detto che agli italiani piace il pollo arrosto con patate più di pomodoro e mozzarella, più di pane e mortadella e più di cappuccino e cornetto? Chi scrive non saprebbe rispondere né sì, né no, quindi è una domanda retorica anche perché parliamo di capisaldi delle abitudini della cucina italiana, sebbene alcuni recentissimi, come cappuccino e cornetto (in passato la colazione popolare erano gli avanzi della sera prima oppure latte e caffè, sì, ma con pane, magari quello più secco). Eppure il sondaggio svolto da AstraRicerche per il Pollo Arrosto Day che si è celebrato lo scorso 2 ottobre parla chiaro: di fronte alle coppie gastronomiche proposte agli intervistati, il 52,6% ha considerato abbinamento perfetto il pollo arrosto con le patate, il 48,1% pomodoro e mozzarella, il 40,2 % pane e mortadella, il 37,3% cappuccino e cornetto e il 33,4% prosciutto e melone. Pollo Arrosto Day è una giornata istituita da Unaitalia, l’Associazione nazionale produttori di carni bianche, per celebrare innanzitutto il pollo arrosto con patate e poi la tradizione che esso rappresenta. Il 95% degli italiani mangia pollo arrosto e patate. Il 70% degli italiani lo mangia ogni 15 giorni, il 40,2% almeno una volta a settimana. L’abbinamento del pollo arrosto con le patate non è un’esclusiva ma sicuramente ne siamo dei cultori decisamente appassionati, forse anche perché amiamo la carne di pollo: ne consumiamo 16,38 kg a testa (dati Unitalia riferiti al 2022) ed è la carne che mangiamo di più. Ma perché pollo e patate arrosto sono un’accoppiata perfetta? Secondo il chimico Silvano Fuso, autore del libro Sensi chimici, la scienza degli odori e dei sapori, prefazione di Piero Angela, Carocci editore, pollo e patate arrosto sono per noi due golosità che messe insieme fanno una golosità ancora maggiore per via della caramellizzazione: «Grande merito è da attribuire alla reazione di Maillard, un processo chimico che avviene durante la cottura che si verifica solo negli alimenti che contengono sia zuccheri che amminoacidi (costituenti delle proteine). Essa produce sostanze molto gradite al nostro cervello. Per il pollo arrosto con le patate, in particolare, si verifica a 140 gradi: quando amminoacidi e zuccheri delle patate si incontrano a fuoco vivo iniziano a generare una serie di composti odorosi. In fase finale questa reazione si manifesta con un sapore complesso e un colore marroncino/dorato che suggerisce l’idea della croccantezza. E la classica crosticina bruna: è questo che ci fa battere il cuore e rende gustoso il pollo arrosto». Anche secondo Alessandro Negrini e Fabio Pisani, chef due stelle Michelin dello storico gran ristorante Il Luogo di Aimo e Nadia, il segreto del match sta nel connubio tra pollo e patate: «Pollo arrosto e patate sono un match perfetto, per il sapore, ma soprattutto per la consistenza. Si tratta di due alimenti che interagiscono perfettamente: le carni bianche tendono ad essere più asciutte delle rosse, le patate quindi fungono da elemento di bilanciamento riportando una certa cremosità in bocca. Quello che affascina del piatto è soprattutto la consistenza, che garantisce morbidezza dentro e croccantezza fuori. Poi il sapore: il pollo arrosto va cucinato assieme alle patate, nella stessa pentola. Solo così le patate prendono tutto il sapore del pollo, con il caramellizzato della pentola che va all’interno della ricetta. Una tecnica che sarà alla base del nostro piatto di pollo e patate ideato per il Pollo Arrosto Day 2023, che ci ha entusiasmato al punto da non escludere di inserirlo nei nostri menù». I due grandi chef hanno ideato un pollo arrosto davvero particolare e allo stesso tempo perfettamente fruibile anche dal mangiatore digiuno di elaborazioni di alta cucina. Un piatto fenomenale, pop e iconico di cui vi diamo la ricetta nei box. Tornando all’abbinata, il pollo è perfetto con le patate accanto anche dal punto di vista nutrizionale. Il professor Luca Piretta, nutrizionista e gastroenterologo dell’Università Campus Biomedico di Roma, spiega: «Le carni bianche, come il pollo, sono ricche di proteine nobili, di vitamine del gruppo B - ottime per la struttura muscolare e la crescita dei tessuti - e povere di grassi, tra cui prevalgono quelli buoni come omega-6 e omega-3. È fondamentale ricordare che il pollo essendo un alimento magro e povero di carboidrati, non costituisce da solo un piatto completo. Perciò, abbinarlo con le patate o il riso, e qualche verdura come lattuga, zucchina, carota, pomodoro, crea un pasto completo. Nel caso del pollo arrosto ricordiamoci che ci regaliamo una coccola: dobbiamo fare attenzione soprattutto alla pelle, che è grassa e sarebbe meglio eliminarla, soprattutto se eccessivamente cotta e scura». Oppure, si può «trattare» col limone. Come spiega anche chef Negrini: «Il limone come il bergamotto sono un classico del pollo arrosto ed hanno lo scopo essenziale di sgrassare la pelle. Senza contare che i grassi caramellati con il limone creano un gusto agrodolce strepitoso». Il limone, poi, grazie al contenuto di vitamina C, permette un maggiore assorbimento del ferro eme contenuto nella carne e diverso dal ferro vegetale. Spiega ancora il professor Piretta: «La presenza della vitamina C aiuta a trasformare il ferro presente nella carne in una forma più biodisponibile. Quindi qualunque abbinamento tra carne e verdure come pomodori o broccoli oppure frutta contenente vitamina C, come limoni, bergamotto, arance, è un modo per migliorare l’assorbimento del ferro. Se poi alla carne aggiungiamo altri tipi di frutta come ananas, papaya e mango che contengono bromelina, una sostanza che aiuta la digestione proteica, otteniamo un vantaggio nella digestione. Altro abbinamento importante è quello con frutti di bosco, ribes, mirtilli che, oltre alla vitamina C, contengono anche antiossidanti che aiutano a neutralizzare eventuali molecole pro-infiammatorie provenienti dalla cottura ad alte temperature, come ad esempio quella al forno del pollo arrosto. Questo riguarda in particolare la pelle. Se la si mangia, occorre pensare che l’abbinamento con antiossidanti fa bene». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/pollo-arrosto-con-le-patate-la-coppia-piu-amata-dagli-italiani-2665826285.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-carni-bianche-con-linflazione-sono-un-bene-rifugio" data-post-id="2665826285" data-published-at="1696749436" data-use-pagination="False"> «Le carni bianche con l’inflazione sono un bene rifugio» Lara Sanfrancesco, direttrice di Unaitalia (l’associazione dei produttori di carni bianche italiane), ci racconta quali sono le carni preferite dagli italiani? «Se parliamo di consumi di carni fresche, quindi quelle fresche che si trovano al banco (esclusi i salumi), al primo posto c’è proprio la carne di pollo, che negli ultimi anni ha anche sorpassato la carne bovina, con circa 16 kg pro capite consumati. Se a questi 16 kg aggiungiamo poi 4 kg di carne di tacchino, arriviamo per le carni cosiddette bianche a un totale di 20,5 kg pro capite di consumi nel 2022, che sostanzialmente rappresentano il 35% degli acquisti domestici di carne degli italiani e quindi restano sostanzialmente le preferite degli italiani». Quindi gli italiani preferiscono la carne bianca. «Sì, seguita dal bovino e dal suino. Chiaramente parliamo di carni fresche, perché in Italia abbiamo anche una grande tradizione di salumeria. Le carni bianche rappresentano un pezzo veramente importante del sistema agri-food italiano, perché la nostra filiera, quella delle carni avicole, è l’unica filiera italiana completamente autosufficiente. Il che vuol dire che noi produciamo più del fabbisogno interno. Riusciamo sostanzialmente a dare un prodotto 100% made in Italy, caratterizzato anche dal cosiddetto superfresco, perché gli italiani amano le carni bianche fresche e difficilmente si rivolgono al prodotto surgelato. Ciò costituisce anche una sorta di barriera di ingresso rispetto a prodotti esteri. Questa caratteristica deriva dal fatto che la nostra è una filiera completamente integrata, gestita sostanzialmente da una grande azienda che trasforma il prodotto ma che controlla anche le fasi della filiera a partire dalla produzione del mangime, tutti gli allevamenti, e mette anche tutto il suo know-how tecnico di capacità di investimento lungo tutta la filiera, favorendo il percorso di miglioramento continuo. Questo ci fa dire effettivamente che siamo un’eccellenza della zootecnia italiana». Di che numeri parliamo? «Il settore avicolo, quindi incluse le uova, ha un fatturato che supera i 7 miliardi di euro nel 2022, se parliamo solo delle carni il fatturato è di 5 miliardi e 350 milioni, con un numero di addetti lungo la filiera che è di 64.000». Il discorso sui surgelati a cui accennava è molto rilevante, perché parecchi sono realizzati con materie prime straniere. «Sì, è vero. L’esperienza del Covid e altre situazioni come la guerra hanno mostrato quanto sia importante la sovranità alimentare, l’autosufficienza, e noi abbiamo questa possibilità grazie al fatto che esiste questo sistema molto virtuoso ed efficiente - che è il sistema di filiera integrata - con aziende che sono ancora tutte in mano a famiglie italiane. Rappresentiamo un’eccellenza della zootecnia italiana. Quindi siamo proprio un’espressione dell’italianità a tavola, che credo sia un valore aggiunto da preservare e tutelare. Il fatto di avere la filiera integrata, questo sistema che tende sempre al miglioramento continuo, fa sì che abbiamo anche una rete logistica molto all’avanguardia. Le nostre aziende riescono a consegnare sui banchi dei supermercati o presso le macellerie il prodotto. Nel momento in cui questo esce dall’azienda, viene consegnato normalmente il giorno stesso, al massimo il giorno dopo, quindi rientra nel concetto di super fresco. Ciò permette anche la riduzione degli sprechi alimentari, perché le carni fresche ovviamente hanno un ciclo di vita piuttosto breve, e poter garantire di avere prodotto fresco in tempi così rapidi grazie a questa rete logistica che riesce ad arrivare capillarmente in tutta Italia, fino all’ultimo punto del negozio piccolino di montagna, fa sì che gli italiani possano mangiare carne italiana di pollo fresca anche ogni giorno». Abbiamo parlato dei dati economici. Ma quali sono le caratteristiche di questa carne che la rendono così gradita agli italiani? «È una carne molto leggera che non ha nessun tipo di controindicazione dal punto di vista della salute, chiaramente seguendo le indicazioni di consumo della dieta mediterranea (mediamente tre volte a settimana). Consideri anche che è anche un prodotto che ha un’elevata masticabilità, quindi è molto adatto per esempio ai bambini ma anche agli anziani. È un prodotto che non ha vincoli religiosi e quindi, in una popolazione che diventa sempre più multietnica, anche questo è un aspetto importante, ed è anche infatti la carne che si diffonderà di più a livello globale, secondo le stime della Fao. Sono tutte caratteristiche che la rendono molto richiesta. Aggiungiamo anche che è anticiclica, nel senso che la proteina bianca nobile, insieme alle uova, ha il costo più competitivo, e, in un momento in cui il carrello della spesa degli italiani si fa sempre più pesante con l’inflazione che galoppa, è chiaro che diventa una sorta di bene rifugio, perché posso mangiare una proteina che è essenziale nella mia dieta pagandola a un prezzo che mi posso permettere, anche per le fasce più deboli della popolazione».
Il motore è un modello di ricavi sempre più orientato ai servizi: «La crescita facile basata sulla forbice degli interessi sta inevitabilmente assottigliandosi, con il margine di interesse aggregato in calo del 5,6% nei primi nove mesi del 2025», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert Scf. «Il settore ha saputo, però, compensare questa dinamica spingendo sul secondo pilastro dei ricavi, le commissioni nette, che sono cresciute del 5,9% nello stesso periodo, grazie soprattutto alla focalizzazione su gestione patrimoniale e bancassurance».
La crescita delle commissioni riflette un’evoluzione strutturale: le banche agiscono sempre più come collocatori di prodotti finanziari e assicurativi. «Questo modello, se da un lato genera profitti elevati e stabili per gli istituti con minori vincoli di capitale e minor rischio di credito rispetto ai prestiti, dall’altro espone una criticità strutturale per i risparmiatori», dice Gaziano. «L’Italia è, infatti, il mercato in Europa in cui il risparmio gestito è il più caro», ricorda. Ne deriva una redditività meno dipendente dal credito, ma con un tema di costo per i clienti. La «corsa turbo» agli utili ha riacceso il dibattito sugli extra-profitti. In Italia, la legge di bilancio chiede un contributo al settore con formule che evitano una nuova tassa esplicita.
«È un dato di fatto che il governo italiano stia cercando una soluzione morbida per incassare liquidità da un settore in forte attivo, mentre in altri Paesi europei si discute apertamente di tassare questi extra-profitti in modo più deciso», dice l’esperto. «Ad esempio, in Polonia il governo ha recentemente aumentato le tasse sulle banche per finanziare le spese per la Difesa. È curioso notare come, alla fine, i governi preferiscano accontentarsi di un contributo una tantum da parte delle banche, piuttosto che intervenire sulle dinamiche che generano questi profitti che ricadono direttamente sui risparmiatori».
Come spiega David Benamou, responsabile investimenti di Axiom alternative investments, «le banche italiane rimangono interessanti grazie ai solidi coefficienti patrimoniali (Cet1 medio superiore al 15%), alle generose distribuzioni agli azionisti (riacquisti di azioni proprie e dividendi che offrono rendimenti del 9-10%) e al consolidamento in corso che rafforza i gruppi leader, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Il settore in Italia potrebbe sovraperformare il mercato azionario in generale se le valutazioni rimarranno basse. Non mancano, tuttavia, rischi come un moderato aumento dei crediti in sofferenza o gli choc geopolitici, che smorzano l’ottimismo».
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Il 29 luglio del 2024, infatti, Axel Rudakubana, cittadino britannico con genitori di origini senegalesi, entra in una scuola di danza a Southport con un coltello in mano. Inizia a colpire chiunque gli si pari davanti, principalmente bambine, che provano a difendersi come possono. Invano, però. Rudakubana vuole il sangue. Lo avrà. Sono 12 minuti che durano un’eternità e che provocheranno una carneficina. Rudakubana uccide tre bambine: Alice da Silva Aguiar, di nove anni; Bebe King, di sei ed Elsie Dot Stancombe, di sette. Altri dieci bimbi rimarranno feriti, alcuni in modo molto grave.
Nel Regno Unito cresce lo sdegno per questo ennesimo fatto di sangue che ha come protagonista un uomo di colore. Anche Michael dice la sua con un video di 12 minuti su Facebook. Viene accusato di incitamento all’odio razziale ma, quando va davanti al giudice, viene scagionato in una manciata di minuti. Non ha fatto nulla. Era frustrato, come gran parte dei britannici. Ha espresso la sua opinione. Tutto è bene quel che finisce bene, quindi. O forse no.
Due settimane dopo, infatti, il consiglio di tutela locale, che per legge è responsabile della protezione dei bambini vulnerabili, gli comunica che non è più idoneo a lavorare con i minori. Una decisione che lascia allibiti molti, visto che solitamente punizioni simili vengono riservate ai pedofili. Michael non lo è, ovviamente, ma non può comunque allenare la squadra della figlia. Di fronte a questa decisione, il veterano prova un senso di vergogna. Decide di parlare perché teme che la sua comunità lo consideri un pedofilo quando non lo è. In pochi lo ascoltano, però. Quasi nessuno. Il suo non è un caso isolato. Solamente l’anno scorso, infatti, oltre 12.000 britannici sono stati monitorati per i loro commenti in rete. A finire nel mirino sono soprattutto coloro che hanno idee di destra o che criticano l’immigrazione. Anche perché le istituzioni del Regno Unito cercano di tenere nascoste le notizie che riguardano le violenze dei richiedenti asilo. Qualche giorno fa, per esempio, una studentessa è stata violentata da due afghani, Jan Jahanzeb e Israr Niazal. I due le si avvicinano per portarla in un luogo appartato. La ragazza capisce cosa sta accadendo. Prova a fuggire ma non riesce. Accende la videocamera e registra tutto. La si sente pietosamente dire «mi stuprerai?» e gridare disperatamente aiuto. Che però non arriva. Il video è terribile, tanto che uno degli avvocati degli stupratori ha detto che, se dovesse essere pubblicato, il Regno Unito verrebbe attraversato da un’ondata di proteste. Che già ci sono. Perché l’immigrazione incontrollata sull’isola (e non solo) sta provocando enormi sofferenze alla popolazione locale. Nel Regno, certo. Ma anche da noi. Del resto è stato il questore di Milano a notare come gli stranieri compiano ormai l’80% dei reati predatori. Una vera e propria emergenza che, per motivi ideologici, si finge di non vedere.
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Una fotografia limpida e concreta di imprese, giustizia, legalità e creatività come parti di un’unica storia: quella di un Paese, il nostro, che ogni giorno prova a crescere, migliorarsi e ritrovare fiducia.
Un percorso approfondito in cui ci guida la visione del sottosegretario alle Imprese e al Made in Italy Massimo Bitonci, che ricostruisce lo stato del nostro sistema produttivo e il valore strategico del made in Italy, mettendo in evidenza il ruolo della moda e dell’artigianato come forza identitaria ed economica. Un contributo arricchito dall’esperienza diretta di Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, e dal suo quadro autentico del rapporto tra imprese e consumatori.
Imprese in cui la creatività italiana emerge, anche attraverso parole diverse ma complementari: quelle di Sara Cavazza Facchini, creative director di Genny, che condivide con il lettore la sua filosofia del valore dell’eleganza italiana come linguaggio culturale e non solo estetico; quelle di Laura Manelli, Ceo di Pinko, che racconta la sua visione di una moda motore di innovazione, competenze e occupazione. A completare questo quadro, la giornalista Mariella Milani approfondisce il cambiamento profondo del fashion system, ponendo l’accento sul rapporto tra brand, qualità e responsabilità sociale. Il tema di responsabilità sociale viene poi ripreso e approfondito, attraverso la chiave della legalità e della trasparenza, dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia, che vede nella lotta alla corruzione la condizione imprescindibile per la competitività del Paese: norme più semplici, controlli più efficaci e un’amministrazione capace di meritarsi la fiducia di cittadini e aziende. Una prospettiva che si collega alla voce del presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli, che denuncia la crescente vulnerabilità digitale delle imprese italiane e l’urgenza di strumenti condivisi per contrastare truffe, attacchi informatici e forme sempre nuove di criminalità economica.
In questo contesto si introduce una puntuale analisi della riforma della giustizia ad opera del sottosegretario Andrea Ostellari, che illustra i contenuti e le ragioni del progetto di separazione delle carriere, con l’obiettivo di spiegare in modo chiaro ciò che spesso, nel dibattito pubblico, resta semplificato. Il suo intervento si intreccia con il punto di vista del presidente dell’Unione Camere Penali Italiane Francesco Petrelli, che sottolinea il valore delle garanzie e il ruolo dell’avvocatura in un sistema equilibrato; e con quello del penalista Gian Domenico Caiazza, presidente del Comitato «Sì Separa», che richiama l’esigenza di una magistratura indipendente da correnti e condizionamenti. Questa narrazione attenta si arricchisce con le riflessioni del penalista Raffaele Della Valle, che porta nel dibattito l’esperienza di una vita professionale segnata da casi simbolici, e con la voce dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, che offre una prospettiva insolita e diretta sui rapporti interni alla magistratura e sul funzionamento del sistema giudiziario.
A chiudere l’approfondimento è il giornalista Fabio Amendolara, che indaga il caso Garlasco e il cosiddetto «sistema Pavia», mostrando come una vicenda giudiziaria complessa possa diventare uno specchio delle fragilità che la riforma tenta oggi di correggere. Una coralità sincera e documentata che invita a guardare l’Italia con più attenzione, con più consapevolezza, e con la certezza che il merito va riconosciuto e difeso, in quanto unica chiave concreta per rendere migliore il Paese. Comprenderlo oggi rappresenta un'opportunità in più per costruire il domani.
Per scaricare il numero di «Osservatorio sul Merito» basta cliccare sul link qui sotto.
Merito-Dicembre-2025.pdf
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