2024-09-24
Polizze per le imprese, il no di Orsini: «Con l’obbligo, investimenti a rischio»
Emanuele Orsini, presidente di Confindustria (Imagoeconomica)
Il leader di Confindustria boccia le assicurazioni sulle catastrofi: «Vuol dire desertificare pezzi di territorio». Ieri vertice interlocutorio al Mimit con le associazioni di categoria. Assoutenti: «Troppi limiti ai risarcimenti».«Sulle polizze stiamo dialogando col ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, stiamo dicendo che potrebbe diventare un grande problema perché potrebbe accadere che, nei territori dove ci sono dei rischi, gli industriali non investano più. Vuol dire desertificare pezzi del territorio e non ce lo possiamo permettere».Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ieri ha alzato la voce sulla possibilità di introdurre assicurazioni obbligatorie per i cittadini contro i danni del clima, caldeggiata, tra gli altri, dal ministro alla Protezione civile, Nello Musumeci. «Bisogna fare iniziative molto serie, sedersi al tavolo e trovare soluzioni. Dobbiamo fare in modo che le alluvioni non ci siano e che le strutture siano adeguate a essere forti in caso di terremoti», ha detto Orsini a Bologna.Proprio ieri al ministero delle Imprese e del made in Italy si è tenuto un incontro tecnico con i rappresentanti delle associazioni delle categorie produttive, durante il quale sono stati illustrati i contenuti dello schema di decreto interministeriale di prossima emanazione relativo all’obbligo per le imprese. Nella nota diffusa al Mimit si legge che l’obbligo assicurativo, introdotto dalla legge Finanziaria 2024, entrerà in vigore il primo gennaio 2025 e interesserà tutte le imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia, «relativamente ai danni causati da calamità naturali ed eventi catastrofali a terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali e commerciali, iscritti a bilancio». Il decreto interministeriale, viene aggiunto, implementerà quanto già previsto dal ddl Ricostruzione, ora all’esame del Parlamento, che introduce l’obbligo per le imprese assicurative di corrispondere un anticipo del 30% del danno per i sinistri legati a eventi catastrofali. «Una disposizione volta a garantire maggiore certezza nella liquidazione dei danni alle imprese assicurate, permettendo loro di accedere immediatamente a risorse fondamentali per una rapida ripresa delle attività», spiega il comunicato.Lo schema di decreto interministeriale, predisposto con il Mef, «definisce le imprese soggette all’obbligo assicurativo, l’oggetto della copertura assicurativa e le calamità naturali e gli eventi catastrofali da assicurare (alluvioni, inondazioni, esondazioni, terremoti e frane). I premi saranno proporzionali al rischio, tenendo conto delle caratteristiche del territorio e della vulnerabilità dei beni assicurati. Le compagnie assicurative, entro i limiti della propria tolleranza al rischio e in coerenza con il fabbisogno di solvibilità globale, non potranno rifiutarsi di stipulare polizze con le imprese. Sace potrà riassicurare il rischio assunto dalle compagnie mediante la sottoscrizione di apposite convenzioni, a condizioni di mercato». Tutti elementi già noti che su queste pagine abbiamo già riportato nelle scorse settimane.Secondo il ministro Adolfo Urso «questo decreto segna un passo importante verso la messa in sicurezza del nostro sistema produttivo» e «consentirà alle nostre imprese di tutelare al meglio sia la produzione che l’occupazione». Vedremo se sarà così o se invece non diventerà un «grande problema» come teme il capo di Confindustria, Orsini.Intanto, sulla possibile estensione dell’obbligo anche alle abitazioni private, si registrano anche le parole del sottosegretario al Mef, Federico Freni: «Ci sono riflessioni in corso ma è ovvio che non si possa imporre al cittadino» la sottoscrizione, «però farei anche un ragionamento dei costi di scala».Restano altre domande. Come si può mitigare il rischio su un immobile che è stato costruito senza rispettare i criteri antisismici? Se lo Stato obbliga imprese e famiglie a stipulare una polizza, sarà poi disposto a rinunciare all’imposta applicata sul premio che in Italia è fra le più alte d’Europa (22,25%)? Altra domanda: in caso di alluvione, l’assicurazione potrà rivalersi su quella Regione che non ha fatto vasche di laminazione? Se gli enti preposti non hanno fatto quanto in loro dovere per mitigare il cosiddetto rischio idrogeologico, perché far ricadere gli oneri su cittadini e assicurazioni? Non solo.Come fa notare Assoutenti, le polizze contro le calamità naturali per le abitazioni private non coprono tutti i danni prodotti da maltempo ed eventi estremi e contengono numerose clausole che limitano i risarcimenti per i proprietari degli immobili. «La maggior parte delle polizze oggi in commercio esclude dai risarcimenti le aree esterne delle abitazioni, come balconi, antenne satellitari, tetti, canne fumarie, pannelli fotovoltaici, eccetera. Inoltre, molte compagnie di assicurazioni riconoscono indennizzi solo se anche altre abitazioni limitrofe a quella coperta da polizza abbiano subito danni da eventi atmosferici», spiega il presidente Gabriele Melluso. Ricordando anche che franchigie e scoperti su questa tipologia di assicurazione, ossia la parte di danno che rimane a carico dell’assicurato, tendono a essere sempre più elevati mentre si riducono i massimali, ossia i valori massimi rimborsabili dall’assicurazione.
Ecco #DimmiLaVerità del 18 novembre 2025. Il nostro Maurizio Caverzan commenta la morte delle gemelle Kessler e ci riporta ai tempi della tv di quegli anni.
Gattuso e la Nazionale lasciano San SIro al termine del match perso per 4-1 contro la Norvegia (Ansa)
(Arma dei Carabinieri)
L’organizzazione era strutturata per assicurare un costante approvvigionamento e una capillare distribuzione della droga nelle principali piazze di spaccio del capoluogo e della provincia, oltre che in Veneto e Lombardia. Il canale di rifornimento, rimasto invariato per l’intero periodo dell’indagine, si trovava in Olanda, mentre la gestione dei contatti e degli accordi per l’invio della droga in Italia era affidata al capo dell'organizzazione, individuato nel corso dell’attività investigativa. L’importazione della droga dai Paesi Bassi verso l’Italia avveniva attraverso corrieri ovulatori (o “body packer”) i quali, previa ingestione degli ovuli contenenti lo stupefacente, raggiungevano il territorio nazionale passando dalla Francia e attraversando la frontiera di Ventimiglia a bordo di treni passeggeri.
Lo schema operativo si ripeteva con regolarità, secondo una cadenza settimanale: ogni corriere trasportava circa 1 chilogrammo di droga (cocaina o eroina), suddiviso in ovuli termosaldati del peso di circa 11 grammi ciascuno. Su ogni ovulo era impressa, con pennarello, una sigla identificativa dell’acquirente finale, elemento che ha permesso di tracciare la rete di distribuzione locale. Tutti i soggetti interessati dal provvedimento cautelare risultano coinvolti, a vario titolo, nella redistribuzione dello stupefacente destinato alle piazze di spaccio cittadine.
Dopo due anni di indagini, i Carabinieri sono stati in grado di ricostruire tutta la filiera del traffico di stupefacenti: dal fornitore olandese al promotore che in Italia coordinava la distribuzione alla rete di corrieri che trasportavano la droga in ovuli fino ai distributori locali incaricati dello spaccio al dettaglio.
Nel corso delle indagini è stato inoltre possibile decodificare il linguaggio in codice utilizzato dagli indagati nelle loro comunicazioni: il termine «Top» era riferito alla cocaina, «Spa» all’eroina, «Pantaloncino»alle dosi da 5grammi, mentre «Fogli di caramelle» si riferiva al contante. Il sequestro di quaderni contabili ha documentato incassi giornalieri e movimentazioni di denaro riconducibili a un importante giro d’affari, con pagamenti effettuati tramite bonifici internazionali verso conti correnti nigeriani per importi di decine di migliaia di euro.
Il Gip del Tribunale di Venezia ha disposto la custodia cautelare in carcere per tutti i venti indagati, evidenziando la «pericolosa professionalità» del gruppo e il concreto rischio di fuga, considerati anche i numerosi precedenti specifici a carico di alcuni appartenenti all’organizzazione.
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi e delle perquisizioni è stata condotta con il concorso di Carabinieri di rinforzo provenienti da tutti i Comandi Provinciali del Veneto, con il supporto dei Reparti Mobili e Speciali dell’Arma, delle Unità Cinofile Antidroga e del Nucleo Elicotteri Carabinieri, che hanno garantito la copertura aerea durante le operazioni.
L’Operazione «Marshall» rappresenta un importante risultato dell’attività di contrasto al narcotraffico internazionale e alle organizzazioni criminali transnazionali, confermando l’impegno costante dell’Arma dei Carabinieri nel presidio del territorio e nella tutela della collettività.
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