Le manifestazioni di quest’anno hanno spedito in ospedale 260 agenti (in netto aumento rispetto al 2023), 31 dei quali solo nell’ultimo mese, da quando Maurizio Landini ha lanciato la «rivolta sociale». I sindacati: «Frutto della crescente delegittimazione delle forze dell’ordine».
Le manifestazioni di quest’anno hanno spedito in ospedale 260 agenti (in netto aumento rispetto al 2023), 31 dei quali solo nell’ultimo mese, da quando Maurizio Landini ha lanciato la «rivolta sociale». I sindacati: «Frutto della crescente delegittimazione delle forze dell’ordine».Da quando il leader della Cgil Maurizio Landini ha propagandato la sua idea di «rivolta sociale», aizzando un mondo che dall’inizio del 2024 era già in fermento, la media degli agenti pestati durante le manifestazioni sembra aver subito uno spintone. Era il 6 novembre. E da allora sono finiti in ospedale 31 agenti, mentre la media mensile sul 2024 è di 20. Per un totale, stando ai dati diffusi ieri durante il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza presieduto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, di 260 agenti feriti durante manifestazioni di piazza con l’adesione di un ampio spettro di sigle: dagli anarchici agli antagonisti, dai collettivi studenteschi ai sostenitori della causa palestinese.Un numero che registra il 195,5 per cento di casi in più rispetto allo stesso periodo del 2023 e che fotografa la preoccupante escalation di violenza nei confronti di chi indossa una divisa per garantire l’ordine pubblico. Con un record: 20 agenti di polizia finiscono in ospedale il 15 novembre in un colpo solo. Sono stati feriti nei disordini scoppiati durante una manifestazione studentesca a Torino. A molti di loro è esploso davanti un ordigno rudimentale che conteneva gas urticante, lanciato dagli attivisti. Mentre il 9 novembre, a tre giorni di distanza dall’arringa del sobillatore rosso, un’aggressione al cordone delle forze di polizia che a Bologna separava un corteo di Rete dei patrioti e Casapound dai collettivi che cantavano Bella ciao è costato qualche giorno di prognosi a tre agenti della polizia di Stato, dopo la carica che gli attivisti di sinistra hanno dedicato agli uomini in divisa. Il 29 novembre, durante lo sciopero generale, Torino è di nuovo nel caos. Da un corteo di studenti, attivisti dei centri sociali e ProPal, all’improvviso si è staccato un gruppo di manifestanti che ha tentato di bloccare la stazione di Porta Susa. Nei tafferugli sei agenti sono stati costretti a ricorrere alle cure ospedaliere. Feriti da chi un attimo prima sventolava le bandiere della pace. Solo 14 giorni dopo gli ultimi scontri, il 13 dicembre studenti dei licei e delle università, senza aver dato preavviso alla Questura e senza aver comunicato il percorso del corteo, tornano in piazza a Torino per manifestare «contro il governo italiano» e a favore «della causa palestinese». Quando i ragazzi si sono trovati davanti il cordone di poliziotti in tenuta antisommossa, piazzati davanti a un obiettivo ritenuto sensibile, sono scoppiati i tafferugli. Il bilancio è di due agenti feriti. Il totale delle manifestazioni che il Viminale indica come «di rilievo», che si sono svolte nel 2024, è di 11.556, ovvero il 12,1 per cento in più rispetto allo scorso anno. In 299 casi, fanno sapere dal Viminale, si sono registrate criticità (che sono in calo però del 14,8 per cento). Già i primi due mesi del 2024 lasciavano presagire l’andamento annuale, con 2.822 manifestazioni rispetto alle 1.994 del 2023, ovvero il 40 per cento in più. Nel corso dell’anno la media dei sit-in si è poi ridotta. Ma non le aggressioni agli uomini in divisa. Walter Mazzetti, segretario generale di Fsp polizia di Stato, ha definito l’aumento del numero di agenti feriti come «l’ennesimo allarme rispetto a uno stato di cose avviato alla deriva». Secondo Mazzetti è il risultato di un «giustificazionismo imperante» e di una crescente delegittimazione dei tutori della sicurezza, che vengono spesso criminalizzati: «Un malato convincimento che violare la legge sia ammissibile quando ci si nasconde dietro al paravento della manifestazione di piazza», ha affermato Mazzetti, «si manifesta nei sistematici attacchi agli agenti, bersagli di un diffuso senso di impunità». Il segretario di Fsp rivendica che i poliziotti «non sono buttafuori da strada» e ritiene che sia «ora di garantirgli senza se e senza ma una tutela piena e congrua, codificando il divieto di entrare in contatto con gli operatori». Tant’è che il sindacato ha presentato una proposta di legge dedicata alla sicurezza degli agenti, prevedendo interventi già inclusi nel ddl sicurezza, di cui Mazzetti auspica l’approvazione immediata. Anche Domenico Pianese, segretario generale del Coisp, chiede «l’immediata approvazione del ddl sicurezza, che serve a proteggere chi protegge». Secondo Pianese, «senza interventi rapidi e incisivi le Forze dell’ordine continueranno ad essere ostaggio di un sistema che ha abbandonato chi sta in prima linea». Donne e uomini in divisa, ricorda Pianese, «lavorano in condizioni difficili e complesse, sotto organico, senza strumenti adeguati e con rischi crescenti». Il ministro Piantedosi, infatti, ha ringraziato «le donne e gli uomini della polizia di Stato, dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza per il grande impegno nella gestione degli eventi di piazza, evidenziando la professionalità e l’equilibrio che sempre li contraddistingue in scenari delicati e complessi». Una «condanna ferma e netta per le ripetute aggressioni messe in atto contro le forze di polizia nelle recenti manifestazioni di piazza» è stata manifestata dal presidente del Senato Ignazio La Russa. «Noi stiamo, come il ministro dell’Interno, dalla parte del popolo in divisa, le sinistre fanno ostruzionismo a una giusta legge per fiancheggiare i centri sociali e i violenti di piazza», ha commentato il capo dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, aggiungendo: «Del resto Landini è quello che ha invocato una vera e propria rivolta. C’è chi ama la legge e l’ordine come noi e chi strizza l’occhio a comportamenti aggressivi nei confronti delle forze di polizia, ovvero la sinistra».
Il neo sindaco di New York Zohran Mamdani (Ansa)
Il sindaco di New York non è un paladino dei poveri e porta idee che allontanano sempre più i colletti blu. E spaccano l’Asinello.
La vulgata giornalistica italiana sta ripetendo che, oltre a essere uno «schiaffo» a Donald Trump, la vittoria di Zohran Mamdani a New York rappresenterebbe una buona notizia per i diritti sociali. Ieri, Avvenire ha, per esempio, parlato in prima pagina di una «svolta sociale», per poi sottolineare le proposte programmatiche del vincitore: dagli autobus gratuiti al congelamento degli affitti. In un editoriale, la stessa testata ha preconizzato un «laboratorio politico interessante», sempre enfatizzando la questione sociale che Mamdani incarnerebbe.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 7 novembre con Carlo Cambi
Il luogo dell'accoltellamento a Milano. Nel riquadro, Vincenzo Lanni (Ansa)
Nei principali Paesi europei, per essere riconosciuto «pericoloso» basta la segnalazione di un medico. Qui invece devi prima commettere un delitto. E pure in questo caso non è detto che una struttura ti accolga.
Vincenzo Lanni, l’accoltellatore di Milano, aveva già colpito. Da condannato era stato messo alla Rems, la residenza per le misure di sicurezza, poi si era sottoposto a un percorso in comunità. Nella comunità però avevano giudicato che era violento, pericoloso. E lo avevano allontanato. Ma allontanato dove? Forse che qualcuno si è preso cura di Lanni, una volta saputo che l’uomo era in uno stato di abbandono, libero e evidentemente pericoloso (perché se era pericoloso in un contesto protetto e familiare come quello della comunità, tanto più lo sarebbe stato una volta lasciato libero e senza un riparo)?
Ansa
Dimenticata la «sensibilità istituzionale» che mise al riparo l’Expo dalle inchieste: ora non c’è Renzi ma Meloni e il gip vuole mettere sotto accusa Milano-Cortina. Mentre i colleghi danno l’assalto finale al progetto Albania.
Non siamo più nel 2015, quando Matteo Renzi poteva ringraziare la Procura di Milano per «aver gestito la vicenda dell’Expo con sensibilità istituzionale», ovvero per aver evitato che le indagini sull’esposizione lombarda creassero problemi o ritardi alla manifestazione. All’epoca, con una mossa a sorpresa dall’effetto immediato, in Procura fu creata l’Area omogenea Expo 2015, un’avocazione che tagliò fuori tutti i pm, riservando al titolare dell’ufficio ogni decisione in materia.






