2021-12-08
Politici ed esperti non ne parlano più. Dov’è finita l’immunità di gregge?
Era il mantra di scienziati ed esecutivo, anche se la soglia «magica» veniva alzata di continuo. Ora è sparita dai radar: 6 milioni di over 60 si ritrovano scoperti e in due mesi si dovranno rivaccinare 30 milioni di persone.Dal dibattito su come sconfiggere la pandemia che da due anni è diventata il nostro incubo, all’improvviso è scomparso il tema più importante. Mentre si discute di green pass e green pass rafforzato, di terze, quarte e forse quinte dosi per impedire che il virus continui a correre e contagiare migliaia di italiani, l’immunità di gregge, obiettivo che si era indicato per porre fine all’emergenza, è sparito tutto d’un tratto dai radar. Il governo non ne parla più, il super commissariato anti Covid, impegnato com’è a vaccinare mezzo milione di persone tace, gli esperti, sempre pronti a dispensare interviste a tv e giornali contraddicendosi l’un l’altro, sembrano essersene dimenticati. Eppure, il raggiungimento di quella miracolosa percentuale che dovrebbe garantire la presenza di anticorpi in una grande parte della popolazione, e dunque ridurre la probabilità di contagio anche negli individui che non sono o non possono essere vaccinati, era considerato fondamentale. In principio, si era parlato di un 70% delle persone in età adulta, poi spostato a 80 con la scusa delle numerose varianti di coronavirus sviluppatesi in varie parti del mondo, infine collocato a quota 90 considerando fisiologica una tolleranza del 10% nei confronti dei no vax. Tuttavia, ora che l’obiettivo è a portata di mano, in quanto gli italiani vaccinati hanno superato la soglia dell’85%, l’immunità di gregge non si sa che fine abbia fatto. Un po’ come in una corsa ciclistica dove il traguardo viene di volta spostato un po’ più in là, la meta è scomparsa dalla vista dei corridori a forza di allontanarsi. Fatta la prima e la seconda dose, si è passati alla terza, ma già qualcuno, dopo aver detto che l’immunità sarebbe stata quinquennale, ma forse anche decennale, preannuncia la quarta. Sì, ma il famoso target da raggiungere qual è? Al momento nessun luminare è in grado di dirlo.I virologi, così ciarlieri su qualsiasi argomento, forse anche quello delle regole per prendere lo skilift, sull’argomento sono diventati incredibilmente sfuggenti. Anche se a mezza bocca, qualcuno ammette che l’immunità forse non si raggiungerà mai, perché, come un miraggio nel deserto, ogni tanto appare, ma quando sembra di averla raggiunta scompare. La realtà non dichiarata è che se l’efficacia dei vaccini si esaurisce dopo qualche mese (sei secondo l’Istituto superiore di sanità, cinque secondo le raccomandazioni degli esperti, ma anche tre se si dà retta ad alcuni studi eseguiti in Israele e in Svezia), la corsa per raggiungere l’immunità non può arrivare mai a tagliare il traguardo, perché a un’iniezione dopo un certo numero di mesi ne deve per forza seguire un’altra. Più che di immunità di gregge, dunque, sarebbe meglio parlare di immunità temporanea, ammesso che non si consideri tutti gli italiani un gregge di pecore da tenere all’oscuro delle notizie che possano turbarne l’equilibrio. Anzi, un popolo da tosare a cui negare le informazioni fondamentali per evitare reazioni.Che le notizie non siano sempre trasparenti come dovrebbero essere, del resto lo dimostra anche la lettura dei giornali di ieri, con qualche quotidiano a parlare di boom di vaccinazioni e record di super green pass scaricati (minacciando tuttavia dalle pagine del Corriere della Sera nuovi lockdown anche per i vaccinati nel caso le cose non vadano come ci si aspetta), e altri a lanciare l’allarme sui sei milioni di italiani sessantenni che ancora non si sono decisi a sottoporsi alla puntura booster. Repubblica parla di «ritardatari» e - nonostante abbiano un regolare green pass - li mette sul chi va là, spiegando che cosa rischia chi si sottrae alla famosa terza dose. A cinque mesi dalla vaccinazione con seconda dose, spiegava ieri il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, si ha un 8% in meno di efficacia, che si traduce in un 8% in più di possibilità di finire in terapia intensiva. «Negli ospedali i casi gravi riguardano ancora prevalentemente persone non vaccinate, però iniziano a vedersi anche pazienti che avevano fatto due dosi». Lo conferma anche il responsabile della rianimazione del policlinico di Careggi di Firenze: «Chi arriva da noi ha una malattia identica a quella dei non vaccinati». Insomma, ciò che fino a ieri veniva negato, sostenendo che erano solo i no vax a finire intubati, adesso si è costretti ad ammettere per spingere le persone a rifare il vaccino, pena un aumento dei contagi e dei ricoveri. Da qui a fine gennaio, quando presumibilmente si deciderà il prossimo presidente della Repubblica, bisogna rivaccinare 30 milioni di italiani. Nel frattempo, l’immunità di gregge può attendere.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
Continua a leggereRiduci