2023-08-19
Ecco il libro «maledetto» del generale
Il generale Roberto Vannacci (Stato Maggiore Esercito)
Non si placano le polemiche su uno dei nostri militari più prestigiosi, spesso alimentate da chi ha letto solo resoconti tendenziosi di alcuni giornali. Dubbi sulle modalità della punizione senza l’avvio di un procedimento e sull’intervento del ministro Crosetto. Vannacci rimosso dal comando con una procedura anomala. Malumore nell’esercito.Ai tweet seguiti i fatti. Il generale Roberto Vannacci ieri è stato rimosso dall’incarico di comandante dell’istituto geografico militare e messo a disposizione del comando territoriale. Di Firenze, per la precisione. Giovedì pomeriggio a nemmeno due ore dalla pubblicazione dell’articolo di Repubblica, il ministro aveva subito annunciato via social la presa di distanza e l’avvio di un procedimento disciplinare. Questo, probabilmente senza aver letto il libro e - temiamo - andando dietro all’articolo fuorviante del gruppo Gedi. Sono seguiti altri due tweet. Più democristiani per spiegare che non si condanna nessuno senza seguire gli iter di legge e quindi non si fa in alcun caso gogna mediatica. Eppure ieri è arrivata la comunicazione di rimozione dal comando senza - così risulta alla Verità - che sia stato comunicato a Vannacci l’avvio di alcun processo. La norma, a tutela della divisa ma anche della stessa democrazia, prevede che le rimozioni dall’impiego non possano essere punitive. Salvo che l’esito del procedimento evidenzi un conflitto d’interessi o l’inabilità al comando. Normalmente, tali scelte devono essere notificate con almeno 30 giorni di anticipo. Perché è chiaro che qualunque generale può essere spostato. Il fatto è che qui siamo c’è un altro tema. Se non ci sono stati preavvisi è chiaro che si tratta di una conseguenza della bomba mediatica scatenata dalla pubblicazione del libro, Il mondo al contrario. Ma le norme prevedono che sia la Forza armata a «punire» il proprio generale e solo dopo l’esito vengono coinvolti la politica e il ministero. Il contrario sarebbe pericoloso. Perché si aprirebbero falle nella gestione delle Forze armate. La rapidità delle decisioni da un lato sta dando il messaggio che si voglia punire senza processo un generale per aver espresso opinioni da cittadino e non per essere intervenuto su temi militari. Ovviamente ci auguriamo che non sia così. ma conta anche l’impatto mediatico. Non a caso la rimozione celere di ieri ha contribuito a creare malumori tra molti ufficiali e dentro le Forze armate. Per cui da un lato si è assistito a una serie di dichiarazioni politiche a sostegno delle scelte di Guido Crosetto. Dal Pd fino alla Cgil, passando per esponenti della Lega come Gian Marco Centinaio, fino ai rappresentanti Aspmi (associazione sindacale professionisti militari), terminando con il registrare la nota dello Stato Maggiore dell’Esercito. «In merito alla notizia pubblicata su alcuni organi di stampa, relativa al contenuto del libro autoprodotto dal generale di divisione Roberto Vannacci», si legge nel testo, «la Forza armata prende le distanze dalle considerazioni del tutto personali (come precisato nel testo) espresse dall’Ufficiale». Nella nota si precisa che «l’Esercito non era a conoscenza dei contenuti espressi in esso e che gli stessi non erano mai stati sottoposti ad alcuna autorizzazione e valutazione da parte dei vertici militari». La compattezza delle posizioni viene rotta però dal silenzio del numero uno della Lega, Matteo Salvini, e dalle dichiarazioni di chi sta a destra del centrodestra: cioè Gianni Alemanno. «Anche ammettendo che il comportamento di questo generale sia stato criticabile, il ministro non poteva e non doveva censurarlo in modo così brutale attraverso un tweet, probabilmente senza neppure conoscere bene la questione. Compito del ministro della Difesa», ha spiegato ieri Alemanno, «dovrebbe essere quello di difendere i suoi ufficiali, soprattutto quando hanno una carriera di tutto rispetto e in prima linea come Vannacci. Il compito di giudicarne il comportamento è degli organi disciplinari interni all’Esercito, non della autorità politica». Alemanno coglie nel segno e sembra sintetizzare le centinaia di messaggi che viaggiano nelle chat di ufficiali e commilitoni. Molti pur sottolineando l’inopportunità della scelta di pubblicare un libro di opinioni personali mentre si svolge un ruolo attivo si chiedono perché esprimere opinioni personali sia diventato un reato. In un successivo tweet di ieri sera, dopo aver spiegato che ci sarà un regolare procedimento disciplinare, il ministro Crosetto ha aggiunto che «un militare deve operare senza pregiudizi. Perché tutti devono sentirsi sicuri». Questo è ovviamente sacrosanto. Solo che la soglia del giudizio e del pregiudizio è diventata così sottile che non possiamo cadere nella censura preventiva. Il risultato in ogni caso è che la bomba è stata sganciata. Gli effetti potrebbero essere molteplici. Al di là del malumori ( speriamo si tenga il basco dei parà al di fuori di ogni polemica o rivalsa) dalle ricadute politiche non si scapperà. Un ufficiale come Vannacci sa bene che l’aver esposto l’autorità politica e i vertici dello Stato maggiore a una graticola (qualunque posizione avrebbe preso il ministro gli avrebbe causato ripercussioni politiche) e quindi immaginiamo che abbia calcolato i rischi e se ne prende la responsabilità come lui stesso ha ricordato ieri. Non ci meraviglieremmo se dentro il centrodestra un altro partito approfitti della popolarità. Non ci meraviglieremmo se la Lega dovesse decidere di proporre al generale una candidatura alle prossime europee. Numerosi elettori in queste ore commentano la vicenda con una frase semplice. Ma come? Difende i valori della nostra società e viene punito? Noi sappiamo che la vita e le vicende sono molto più complicate di cose ma alla fine le campagne elettorali sono molto più primitive e spesso bidimensionali.
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