2023-06-29
I pm stringono il cerchio: «Crollo a causa dei mancati investimenti dei Benetton»
A una svolta l’indagine sui pedaggi d’oro incassati dai Benetton in cambio di investimenti mai realizzati sulla rete autostradale. L’ipotesi nell’esposto dei comitati: «C’è un legame col crollo del ponte Morandi». Il procedimento è stato avviato da un esposto presentato da quattro avvocati genovesi (Raffaele Caruso, Andrea Ganzer, Andrea Mortara e Ruggiero Cafari Panico, docente esperto di diritto comunitario), in cui venivano ipotizzati reati come la truffa aggravata ai danni dello Stato e il peculato (ossia lo sperpero di denaro pubblico), una linea condivisa, almeno inizialmente, anche dalla Procura di Roma. Dietro i legali ci sono numerose sigle e associazioni, tutte toccate dalla tragedia: il Comitato zona arancione Ponte Morandi, la Cna Genova e Liguria, il sindacato degli agenti di commercio Usarci Sparci, il sindacato Trasporto unito, AssiTerminal cui si è poi unito il Comitato ricordo vittime Ponte Morandi. Il succo della denuncia è questo: nel 2002 il management del gruppo Benetton ha ottenuto dalla politica la possibilità di alzare le tariffe dei pedaggi in cambio della promessa di opere per 4,7 miliardi di euro. Infrastrutture, però, mai realizzate, anche se gli utili di Autostrade per l’Italia sono, negli anni successivi, cresciuti di oltre il 300 per cento. E tra le opere fantasma c’è anche la cosiddetta Gronda di Ponente di Genova, una bretella che avrebbe scaricato gran parte del traffico cittadino del capoluogo ligure su una nuova arteria, consentendo anche la chiusura del Morandi per gli interventi di manutenzione che avrebbero evitato il crollo e la morte di 43 innocenti. Un passante del costo di 1,8 miliardi di euro, che vent’anni dopo non è (ancora) stato realizzato.Dopo aver ricevuto l’esposto, la Procura, nel 2022 ha aperto un fascicolo a modello 44, ovvero senza indagati, ma con l’indicazione di precise fattispecie di reato. Nel 2023 gli investigatori hanno continuato ad acquisire documenti attraverso ordini di esibizione che avevano in epigrafe un’informazione molto importante: almeno da marzo il fascicolo ha cambiato registro, passando nel cosiddetto modello 21, quello in cui finiscono i procedimenti in cui sono stati individuati potenziali responsabili, ovvero degli indagati. Al momento si tratta di iscrizioni formali, cioè che riguardano con ogni probabilità persone che hanno avuto sulla carta ruoli decisionali ai vertici di Aspi e nella holding dei Benetton, la Edizione Srl, che controllava Autostrade attraverso Atlantia, titolare al 100 per cento delle quote di Aspi. In pratica coloro che avevano ottenuto dalla politica i vantaggi economici legati agli aumenti tariffari e nello stesso tempo che avevano disatteso le promesse legate alla costruzione di nuove opere.Nella denuncia si legge: «Il sospetto degli esponenti è che il centro decisionale delle scelte di gestione sia stato (e sia ancora) esterno ad Aspi o, per meglio dire, vi sia stata una commistione fortissima che ha determinato un tipo di organizzazione aziendale che può definirsi […] come una sistematica e preordinata ingerenza (una vera e propria cosiddetta “tirannia”) del socio di controllo sulle scelte di gestione degli amministratori della società controllata». Gli avvocati immaginano una «amministrazione di fatto» da parte di Edizione, «con il risultato che possono ricondursi alla holding le scelte operative compiute da Autostrade». La conseguenza? «È possibile che, mediante una “abusiva” attività di direzione e coordinamento, le esigenze finanziarie della controllante abbiamo sistematicamente prevalso su quelle della controllata». Gli avvocati suppongono anche che «le decisioni di Aspi siano state adottate […] con obiettivi non coincidenti con l’erogazione di un servizio pubblico» e individuano diverse piste investigative, a partire dall’analisi «della gestione sul piano finanziario» e di quella «delle relazioni organiche con la politica e in particolare con l’amministrazione concedente». Sulla prima questione si legge: «Pare di poter affermare che la struttura del gruppo fosse fortemente accentrata sotto il controllo di Edizione Srl di cui, secondo quanto emerge dai quotidiani economici, avrebbe avuto la guida Gilberto Benetton ed un ruolo preminente il suo consigliere Gianni Mion». Una citazione che sembra indicare ai pm alcuni possibili target. Per quanto attiene ai rapporti con la politica le accuse sono altrettanto dirette: «L’amministrazione italiana parrebbe essere stata debole (per non dire succube) nei confronti del gruppo Benetton». I legali si chiedono come sia stato possibile lasciar crescere «la remunerazione del concessionario» e contemporaneamente «ridurre i presidi di sicurezza e di servizio pubblico». Inoltre per gli esponenti «i dirigenti del ministero delle infrastrutture e dei trasporti hanno svolto un ruolo decisivo che va esplorato». Adesso la Procura ha iscritto i primi nomi di ipotetici autori e complici di questo scempio. Anche se la genesi del procedimento è stata tutt’altro che lineare. Infatti l’esposto prima di portare dei risultati è stato presentato a Genova, inviato a Roma, rispedito in Liguria dai magistrati capitolini, sino a quando la Cassazione ha individuato la competenza proprio nella Capitale. I legali hanno anche chiesto il sequestro della società Autostrade e adesso il fascicolo è passato dalla pm Elena Neri al collega Fabrizio Tucci ed è entrato nell’orbita del pool dei reati della pubblica amministrazione, coordinata dal procuratore Franco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Ielo. Le indagini sono state delegate al Nucleo provinciale di polizia economico-finanziaria.Gli avvocati Caruso, Ganzer e Mortara, ieri, dopo il nostro scoop sulla svolta dell’inchiesta romana, ci hanno rilasciato questa dichiarazione: «La notizia che l’inchiesta romana sulla gestione finanziaria di Aspi sta procedendo regala un po’ di speranza a noi, ai nostri clienti, ma crediamo sia una buona notizia per tutti. Siamo consapevoli della complessità dell’inchiesta e del tema che abbiamo proposto, ma siamo anche fiduciosi nel lavoro che la Guardia di Finanza e la Procura di Roma stanno compiendo con una serietà e un impegno fuori dal comune.Noi ipotizziamo che le cause remote del crollo del Ponte Morandi siano da ricercarsi in una gestione finanziaria che ha influenzato anche la gestione industriale. Se gli spunti investigativi che abbiamo offerto troveranno conferma, emergerà una verità amara sulla gestione di un bene pubblico che ha generato profitti enormi, un servizio che - almeno per la Liguria -può dirsi disastroso, e una tragedia che ha distrutto 43 famiglie ferito un quartiere ed un’intera città, che chiedono verità e giustizia».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.