2020-05-22
«Pm contro Salvini». E Mattarella lo chiama
Lega all'attacco dopo lo scoop della Verità. Il leader turbato dalle chat: «Con quale serenità verrò giudicato?». Poi in serata arriva la «telefonata cordiale» del presidente. Non pervenuto Matteo Renzi, garantista solo per le indagini a suo carico da lui definite un complotto.«Con quale serenità potrà esprimersi su di me la giustizia?». La prima domanda che pone Matteo Salvini è seria. Ed è più che motivata anche la seconda: «Il capo dello Stato ritiene normali questi toni dei magistrati?». Il leader della Lega, ieri mattina, ha letto sulla Verità le chat di giudici e pubblici ministeri intercettate nell'agosto 2018 sul telefono dell'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, sequestrato dalla Procura di Perugia. E i dialoghi che riguardano l'allora ministro dell'Interno sono a dir poco sgradevoli: «Ora bisogna attaccarlo», dice qui Palamara. E là aggiunge: «Sull'aereo c'è anche quella merda di Salvini, ma mi sono nascosto». A quanto si legge in quelle chat, la visione del ministro leghista come un avversario da abbattere è diffusa, nella categoria. Ne dà un esempio Renato Panvino, che nell'estate 2018 è nella Direzione investigativa antimafia di Catania che ha appena messo Salvini sotto accusa per il presunto sequestro della nave Diciotti e di un carico di 144 clandestini che il Viminale sta cercando di non far sbarcare. Panvino discute del procedimento con l'amico e collega Palamara. Ma non usa termini giuridici. Ne fa una questione prettamente politica: «Io credo che così lo rafforzano soltanto», commenta. E Palamara risponde: «Lo temo anch'io».La reazione del leader leghista è un misto d'indignazione e perplessità: «Io sono tranquillo», dice, «perché ho solo difeso l'onore, la dignità e la sicurezza del mio Paese. Ma da italiano non sono tranquillo se quello che abbiamo letto sulla Verità, che ringrazio, corrisponde al vero, e non ne dubito. Spero che chi di dovere intervenga. Perché io non ho sequestrato nessuno e, se dovessi tornare a fare il ministro, farei esattamente la stessa cosa. Però sentire in bocca a magistrati che uno va attaccato solo e soltanto per motivi politici non mi fa stare tranquillo».In effetti, Salvini oggi è in attesa dell'inizio del processo che lo vede imputato di sequestro di persona aggravato e continuato, un reato che prevede fino a 15 anni di reclusione. Ma non per il caso Diciotti: da quell'accusa, nel marzo 2019, l'ex ministro dell'Interno era stato «assolto» in Senato dal Movimento 5 stelle, suo alleato di governo: l'autorizzazione a procedere era stata bocciata dall'allora maggioranza gialloblù. Un processo contro Salvini, invece, è stato autorizzato molto più di recente nel caso, parallelo, della nave Gregoretti e dei 131 clandestini bloccati nel luglio 2019 dal Viminale. Il problema, per il leader della Lega, è che dallo scorso settembre il M5s ha cambiato alleanze e fa parte del governo giallorosso, così il 20 febbraio i grillini hanno votato sì al processo contro Salvini e la prima udienza si terrà in ottobre a Catania. E ora il Senato potrebbe dare il via libera a un altro procedimento per sequestro di persona, stavolta a Palermo, per una terza nave carica di clandestini: la Open Arms, cui nell'agosto 2019 il Viminale impedì di attraccare a Lampedusa. Proprio martedì prossimo, si riunirà la Giunta per le immunità di Palazzo Madama.In un video online, ieri Salvini ha mostrato il suo fascicolo processuale catanese e ha detto: «Io mi chiedo con quale serenità si potrà esprimere la giustizia italiana? Il capo dello Stato ritiene normale questo tono e questi contenuti tra magistrati?». Il leader leghista ha poi avuto un «cordiale» colloquio telefonico con Sergio Mattarella, che è anche presidente anche del Consiglio superiore della magistratura, e gli ha spedito una lettera, segnalando che «la fiducia nei confronti della magistratura vacilla» e chiedendogli un intervento «affinché mi venga garantito il diritto a un processo giusto, davanti a un giudice terzo e imparziale». Al Quirinale, ieri, si sono rivolti anche i parlamentari leghisti Giulia Bongiorno, Nicola Molteni, Jacopo Morrone e Andrea Ostellari: «Ci appelliamo alla saggezza di Sergio Mattarella», hanno scritto in una nota ufficiale, «perché quanto riportato dalla Verità è gravissimo e intollerabile: va preservata l'indipendenza della politica rispetto alla magistratura». Al capo dello Stato s'è rivolto anche il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo: «È un fatto gravissimo, io non ricordo precedenti così precisi e circostanziati: un magistrato dev'essere indipendente, questo è quello che gli si chiede». Perfino l'ex procuratore di Perugia, Luigi De Ficchy, oggi in pensione, ha criticato i suoi colleghi. De Ficchy, che negli ultimi mesi di carriera aveva avviato l'inchiesta su Palamara che sta terremotando lo strapotere delle correnti della magistratura, ha detto all'agenzia Adnkronos: «Tra i nostri doveri c'è la continenza. Anche nel privato dobbiamo mantenere un comportamento particolare, vista la funzione delicatissima che svolgiamo. Nessuno deve essere offeso, specialmente in una situazione in cui domani potremmo avere un'indagine che lo riguarda direttamente o indirettamente».Soltanto da sinistra non s'è alzata una voce. Nemmeno dopo un duro intervento in Senato dello stesso Salvini: «Mi fa specie che a sinistra, dove siete garantisti sempre e comunque, non avete detto una parola su questa vergogna. Qualunque altro Paese avrebbe aperto un dibattito televisivo, pubblico e nazionale. Ma se a essere definito una merda è un ministro della Lega, tutto va bene…». Ha taciuto, in particolare, Matteo Renzi: l'ex presidente del Consiglio che soltanto sei mesi fa, quando i magistrati osarono perquisire la sua fondazione Open, aveva parlato di «vulnus democratico».