2022-08-31
Il pm batte cassa: nel mirino il tesoro di Castelbianco
Nei riquadri Giovanna Boda e Federico Bianchi di Castelbianco (Ansa-iStock)
Chiesto il sequestro di 3 milioni all’editore: è il prezzo della presunta corruzione di Giovanna Boda per pilotare i bandi del ministero.Nella vicenda delle presunte tangenti al ministero dell’Istruzione la Procura di Roma batte cassa dagli indagati. Il pubblico ministero Carlo Villani ha infatti chiesto al Gip di eseguire nei confronti dell’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco il «sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente» di 2,99 milioni di euro, pari «al valore corrispondente alle somme di denaro e utilità date alla stessa e ai terzi» indicati dall’ex capo dipartimento del Ministero Giovanna Boda, corrotta, secondo l’accusa, da Castelbianco in cambio di affidamenti da parte di istituti scolastici per 23,5 milioni di euro. La richiesta di sequestro riguarda anche due dei cinque nuovi indagati emersi dall’avviso di chiusura della indagini, Lucrezia Stellacci, ex direttore generale in pensione del Ministero e Maria Beatrice Mirel Morano, anche lei in forza al ministero fino alla quiescenza. Per la Stellacci, che presiedeva le commissioni di valutazione dei progetti presentati dalle scuole per l’assegnazione di fondi, la Procura chiede il sequestro dei 40.293 euro di utilità (soggiorni in strutture ricettive e trasferte a Roma con minibus) che la donna avrebbe ricevuto da Castelbianco, mentre per la Morano, che è anche la madre di una componente dello staff della Boda la richiesta è di 2.000 euro, che avrebbe percepito per il suo ruolo, formalmente a titolo gratuito «componente delle commissioni di valutazione dei progetti». Le due donne sono tra i collaboratori citati da Valentina Franco, dipendente di una delle società di riconducibili a Castelbianco, ma di fatto segretaria della Boda, durante il suo interrogatorio del 30 novembre scorso: «Poi ci sono i dipendenti che ricevevano l’una tantum. Tra questi Catia Brenda, Anna Rosa Rotondi, Giulia Bertolini (le tre non risultano indagate, ndr), entrambe facenti parte di commissioni per le scuole, Beatrice Morano, ormai in pensione da poco più di un anno, Lucrezia Stellacci che, pur in pensione, aveva un contratto di consulenza a titolo gratuito col Ministero». Dalle intercettazioni contenute nella richiesta di sequestro emerge quanto l’arresto di Bianchi di Castelbianco avvenuto nel settembre 2021, avesse spaventato l’entourage della Boda. Come nel caso di Evelina Roselli e Lucrezia Stellacci. Proprio in quei giorni le due donne commentano gli ultimi sviluppi investigativi, anche grazie agli articoli della Verità. Dopo i convenevoli Stellacci afferma: «Ieri è stata una giornata tremenda per me almeno perché ho letto tutte ste cose». Replica Roselli: «Eh ma stamattina per me è peggio perché c’è ad un certo punto un articolo della Verità che dice che stanno inves». Dopo una breve pausa riprende: «Allora ora io non so se sono indagata perché “una fitta rete di rapporti che andava oltre ai destinatari dei provvedimenti cautelari e su cui stanno investigando gli inquirenti i quali nel frattempo hanno iscritto nuovi indagati. La richiesta cita il caso del rapporto qualificato che lo psicoterapeuta intratteneva con un membro del personale del Ministero, R.E., la quale secondo il giudice, conoscendo l’ascendente particolare dell’uomo sulla Boda avrebbe puntato ad una promozione all’interno del dipartimento”». Pausa e poi ancora Roselli: «Cioè sono indagata? Capito? Avrei passato informazioni e bandi quando io». Quello di Roselli, che in effetti era realmente indagata e ha chiesto il patteggiamento, è un vero e proprio sfogo: «Allora io ti dico come andava perché vorrei essere intercettata mi si diceva di fare un bando in certo modo io lo stendevo e poi mi si diceva fallo vedere a lui. Io non avrei dovuto? Indubbiamente quello era il sistema, capito? Quindi secondo me io mi salta il posto di lavoro, in sospensione, io come cazzo mangio ma poi i ragazzi io ho fatto delle cazzate appresso a lei perché pensavo che […]». La lunga conversazione prosegue, diventando una miniera d’oro per gli investigatori. Infine l’amara conclusione di Stellacci: «Vedrai ma vedrai che prenderanno tutti nella rete poi, poi vedrai che arriveranno anche a me non ti credere, qui bisognerà difendersi e purtroppo bisognerà spendere soldi questo è il problema». Chiosa la sua interlocutrice: «Che palle. Vabbè ti giro sta cosa». L’accoglimento del sequestro, potrebbe rendere più agevole la strada per un’eventuale richiesta di patteggiamento della Boda, che come rivelato ieri da questo giornale, ha iniziato a collaborare con i pm. Il ritorno nella casse dello Stato delle cifre percepite dalla donna come contropartita della presunta corruzione era quindi il principale ostacolo a una sua possibile uscita di scena dal procedimento.