2022-04-13
Plusvalenze sospette, goleada alla Juve. Chiesta l’inibizione di tutti i dirigenti
Fabio Paratici, Pavel Nedved e Andrea Agnelli (Ansa)
La Procura Figc vuole pesanti squalifiche per Agnelli, Nedved, Paratici, Arrivabene e Cherubini. Nei guai anche Napoli e Samp.Mentre l’inchiesta penale va avanti, sul fronte della giustizia sportiva c’è già un’ipotesi di illecito amministrativo, con tanto di richieste avanzate dalla Procura federale: 12 mesi di inibizione per il presidente della Juventus Andrea Agnelli, 16 mesi e 10 giorni per l’ex chief football officer, ora al Tottenham, Fabio Paratici, 8 mesi per il vicepresidente Pavel Nedved (i tre sono indagati anche nell’inchiesta della Procura di Torino) e per l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene, 6 mesi e 20 giorni per il direttore sportivo Federico Cherubini. Ma il processo sportivo per le presunte plusvalenze false, un trucco vecchio come il cucco, tramite il quale le società sportive fanno quadrare i bilanci scambiandosi calciatori a un valore superiore rispetto a quello reale, colpisce anche il Napoli: per il patron Aurelio De Laurentiis c’è una richiesta di 11 mesi e 5 giorni, 6 mesi e 10 giorni, invece, rispettivamente per i figli Edoardo e Valentina e per la moglie Jacqueline. I club coinvolti sono undici. E oltre a Juve e Napoli, ci sono il Genoa, la Sampdoria, l’Empoli, il Pisa, il Parma, il Chievo, la Pro Vercelli, il Pescara e il Novara. Per un totale di 61 dirigenti. Per il club bianconero il procuratore Giuseppe Chiné ha anche proposto un’ammenda da 800.000 euro (329.000 euro per il Napoli). Proprio sulle ipotizzate plusvalenze fittizie, e sul loro impatto sui bilanci della Juventus, si sono intrecciate le due inchieste (quella penale e quella sportiva): la Juve, stando alla ricostruzione della Procura federale, dal 2019 avrebbe fatto ricorso a 80,8 milioni di plusvalenze registrate in bilancio: 28,2 milioni per operazioni reali e 60,3 milioni per quelle ritenute fittizie. L’impatto sul patrimonio netto del club corrisponderebbe a 111,6 milioni di euro. Sul fronte penale, invece, le operazioni di mercato considerate sospette sarebbero 42 e avrebbero portato nelle casse juventine ben 282 milioni di plusvalenze tra il 2019 e il 2021. Con la finanza creativa, insomma, la Juve sarebbe riuscita a raggiungere una perdita di esercizio di 39.895.794 euro anziché di 171.459.794 nel 2019, di 89.682.000 anziché di 209.403.106 euro nel 2020 e di 209.885.432 al posto di 240.345.750 nel 2021. Un risultato notevole conseguito con quella che le toghe torinesi chiamano la «gestione Paratici». Il mago delle plusvalenze, posto al vertice dell’area sportiva fino al giugno 2021, sarebbe, stando alla Procura torinese, «l’artefice della pianificazione preventiva» dei finti affari legati a scambi e cessioni. Ma anche la Procura federale deve aver considerato, come più grave, la condotta di Paratici, visto che per lui ha chiesto il periodo di inibizione più alto. Il procuratore Chiné ritiene che «i valori attribuiti ai diritti oggetto di scambio senza trasferimenti di denaro, o con conguagli di importo contenuto, non corrispondono ai valori di mercato». In un punto preciso la Procura federale sembra giungere alle stesse valutazioni dalle quali sono partiti i pm della Procura di Torino: «Pur considerata la peculiarità del mercato calcistico», valuta Chiné, «le compravendite oggetto dell’indagine presentano aspetti anomali che rendono verosimile che la trattativa condotta sia stata influenzata da ragioni che esulano dall’ambito tecnico-sportivo, per sconfinare nelle politiche di bilancio». E proprio i bilanci sono finiti sotto la lente delle toghe torinesi, che hanno affidato a un consulente tecnico, il commercialista Enrico Stasi, tutto il materiale contabile sequestrato. Al quale vanno ad aggiungersi i verbali delle persone informate sui fatti, in gran parte calciatori, raccolti nell’ambito del secondo filone investigativo, quello legato alla «manovra stipendi», dietro alla quale si nasconderebbero, secondo i magistrati, «plurime scritture private» non depositate e nascoste «agli organi competenti». La Juve, stando all’accusa, avrebbe concordato ufficialmente con i calciatori la riduzione di quattro mensilità, ma il credito sarebbe stato solo differito. E, di conseguenza, il debito andava iscritto a bilancio. Registrando una riduzione dei costi, infatti, stando alle valutazioni dei magistrati, la società bianconera avrebbe, quindi, ottenuto un vantaggio patrimoniale. Solo alla chiusura delle indagini preliminari, la giustizia sportiva potrà avvalersi delle scoperte della Guardia di finanza. Per ora il Tribunale federale della Figc, presieduto da Carlo Sica, dovrà valutare se le plusvalenze sono state registrate con valori eccedenti rispetto a quelli consentiti dai princìpi contabili, in misura tale da incidere, come sostiene Chiné, «per alcune delle società, sui requisiti federali per il rilascio della licenza nazionale». La giustizia sportiva sembra viaggiare spedita: il processo riprenderà il 14 aprile e la decisione potrebbe arrivare già venerdì 15. L’obiettivo sarebbe quello di arrivare alla definizione del secondo grado di giudizio entro metà maggio o comunque prima della fine della stagione. Poi il fascicolo passerebbe al Collegio di garanzia del Coni per gli eventuali successivi ricorsi.
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