2025-09-04
«Il Green deal soffoca l’industria del riciclo della plastica in Ue»
L’allarme: le norme verdi alzano i costi e favoriscono i gruppi che operano all’estero.Di troppo green si rischia di morire. La Commissione Ue vorrebbe che le imprese fossero campioni di sostenibilità ecologica ma poi chiude un occhio su quelle in Paesi al di fuori dell’Europa che, non essendo soggette agli obblighi del Green deal, possono praticare prezzi alle esportazioni più competitivi. È un paradosso che riguarda un po’ tutti i settori merceologici ma che si manifesta in modo più importante in quello che dovrebbe essere il pilastro dell’economia circolare alla base della transizione ecologica. Stiamo parlando dell’industria del riciclaggio della plastica, un settore all’avanguardia in Europa che fattura 10,4 miliardi di euro e ha una capacità di riuso di 12,5 milioni di tonnellate (dati 2022) in circa 850 impianti con oltre 30.000 dipendenti. La Plastics recyclers Europe, organizzazione di rappresentanza delle industrie del comparto, ha lanciato l’allarme: siamo al collasso. Sul banco degli imputati c’è l’apparato normativo del Green deal che è diventato un nodo scorsoio per le aziende e le sta soffocando. I vincoli green hanno aumentato la burocrazia, hanno moltiplicato gli obblighi facendo lievitare inevitabilmente i costi. La conseguenza è il crollo della domanda di materiali riciclati prodotti in Europa e l’aumento delle importazioni a basso prezzo extra Ue. Questo mix di fattori, denuncia l’organizzazione, «sta costringendo un numero sempre maggiore di aziende a cessare l’attività. Ne consegue una diminuzione della produzione e della capacità di riciclaggio, compromettendo la sopravvivenza di questo settore strategico».La Plastics recyclers Europe stima che, entro la fine del 2025, il territorio avrà chiuso impianti per un totale di quasi un milione di tonnellate di capacità di riciclaggio dal 2023. Solo tra gennaio e luglio di quest’anno è stata persa quasi la stessa quantità di capacità dell’intero 2024 e tre volte di più rispetto al 2023. Le previsioni per il 2025 indicano una crescita netta pari a zero dopo anni di rapida espansione, il che segnala un calo critico dello slancio nella transizione verso un’economia circolare. I Paesi Bassi, la Germania e il Regno Unito sono stati i più colpiti da questa tendenza al ribasso.L’Italia è leader nel settore. Secondo i dati di Corepla, il Consorzio per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica, nel 2024 sono state riciclate 931.096 tonnellate di imballaggi in plastica, avvicinando il nostro Paese al target europeo del 50% con un anno di anticipo. L’Italia è all’avanguardia anche nel trattamento dei materiali plastici non ancora riciclabili: l’87% è stato recuperato nei cementifici come sostituto dei combustibili fossili, il 13% nei termovalorizzatori e soltanto lo 0,06% è stato avviato a discarica, segno di una gestione sempre più efficiente dei rifiuti plastici.La concorrenza dei Paesi che non sono tenuti a rispettare le normative stringenti della transizione ecologica interessa quindi anche l’Italia.La Plastics recyclers Europe chiede per rilanciare la domanda di materiali riciclati nell’Ue e prevenire ulteriori chiusure che vengano attuati con urgenza meccanismi di difesa del commercio e del mercato, l’applicazione rigorosa della certificazione da parte di terzi e sanzioni per i materiali non conformi.Ciò deve essere accompagnato dall’accesso a energia pulita e poco costosa, e da una riduzione della burocrazia necessaria per ottenere e rinnovare le autorizzazioni. Anche il rafforzamento dei controlli doganali e l’introduzione di incentivi mirati agli investimenti sono fondamentali per ripristinare la competitività del settore.L’organizzazione sottolinea la contraddizione della politica di Bruxelles che sta mandando al collasso un settore, causando danni irreversibili ai progressi ambientali e all’innovazione raggiunti nell’ultimo decennio, oltre a compromettere il raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Ue. Significa un suicidio.