2022-04-22
Più forte di Covid, parenti serpenti ed eredi inadeguati: per Lilibet sono 96
La sovrana che considerava «plebea» la simpatia è sempre più amata. Complice una famiglia di gaffeur impreparati a succederle.Cosa contiene la borsetta della regina? «Un fazzoletto di seta con la corona ricamata, tutto il resto è superfluo». Un giorno lo rivelò Paul Burrell, valletto di corte poi passato al servizio della principessa Diana. Qualcuno smentì, qualcun altro confermò questo dettaglio e 100 altri, con la stessa veemenza e la stessa noia ammirata. Perché attorno alla donna più famosa del mondo non ci sono certezze se non una: l’eterno presente che dà l’immortalità. Ieri Elisabetta II d’Inghilterra ha compiuto 96 anni, si avvia a celebrare le nozze di platino (70 anni con la corona in testa) e da almeno mezzo secolo è l’icona pop più giovanile e avveniristica nel marketing globale dell’immagine. Curiosa contraddizione: più invecchia e più è postmoderna, come se Oscar Wilde sceneggiando Dorian Gray avesse pensato a lei (che non era ancora nata, strano).Per il compleanno Lilibet si è fatta tre regali. Il primo è la foto su Instagram, raggiante fra i suoi due pony bianchi Bybeck Katie e Bybeck Nightingale, avvolta in una mantella verde di loden davanti alla grande magnolia in bocciolo, stessa tonalità crema del pelo dei destrieri perché nel castello di Windsor anche il cromatismo vuole la sua parte. Il secondo è qualche giorno a Sandringham nella campagna scozzese, il luogo del cuore dei giorni felici con il marito Filippo d’Edimburgo scomparso un anno fa a 99 anni, 10 mesi e un imprecisato numero di scappatelle; la regina si è trasferita in elicottero alla Wood Farm, il cottage dei ricordi, delle risate, delle riunioni di famiglia fra pochi intimi, dove nei corridoi fischia il vento che arriva dal mare. Non ci andava da tempo, il dolore per la morte del consorte e i postumi del Covid l’avevano tenuta lontana a lungo dal buen retiro. Il terzo regalo le è costato parecchio: ha ricevuto la «coppia degli sprovveduti» (Harry e Meghan, così li chiamano a corte) a Buckingham Palace per un colloquio privato e nell’occasione li avrebbe invitati ad affacciarsi al balcone in giugno con il resto della famiglia a uno degli eventi del Giubileo per il 70° sul trono. Qualora dicessero di sì, porterebbero a Londra anche i figli Archie e Lilibet: quest’ultima, nata l’anno scorso in California, non ha mai incontrato né la bisnonna, né il nonno Carlo, né gli zii e i cugini. Un evento epocale che il frustratissimo Harry ha rischiato di mandare all’aria subito. Il giorno dopo il colloquio ha spiegato alla Nbc: «Mi sto assicurando che la regina sia protetta e che abbia le persone giuste attorno». L’uscita urticante non è piaciuta all’entourage di corte. Due frasi per descrivere il clima: «La sua arroganza non ha limiti», «Sta diventando come le Kardashian».Ci sarebbe un quarto regalo, quello del mondo laico volgarmente inginocchiato davanti a lei: la Barbie Queen Elizabeth «con elegante abito avorio e nastro blu ornato con decorazioni d’ordinanza». Più nastri, spille e confezione definita iconica. È stata presentata in occasione del compleanno. Per la regina più longeva del pianeta questo ed altro, ma non c’è ancora un commento ufficiale al tributo. Di sicuro se ne uscirà con una battuta, come ha sempre fatto per stemperare i numerosi momenti grami del suo lungo regno. Elisabetta ha attraversato ogni mare in tempesta: guerre, rivolte, il crollo dell’impero, crisi economiche, picconate al piedistallo della monarchia, la macchiettizzazione del Commonwealth. Si è confrontata con leader del calibro di Winston Churchill, Margareth Thatcher, Tony Blair. «Si è allenata con loro per affrontare i terremoti dentro Buckingham Palace», disse una volta quella linguaccia di Filippo, principe consorte intrigante e reazionario ma anche fondamentale per stemperare gli psicodrammi quotidiani della corte più chiacchierata d’Europa. Il primo scandalo arriva il giorno dell’incoronazione, il 2 giugno 1953 nell’abbazia di Westminster: sua sorella Margaret rimuove affettuosamente un capello dal bavero del capitano Peter Townsend, aitante e divorziato, rivelando un’intimità inaccettabile per l’epoca. La Chiesa anglicana proibisce ai divorziati di risposarsi, Elisabetta impone la rottura. La tempesta di Stato indica uno stile che dura da 70 anni: la corona innanzitutto. La sovrana è di ghiaccio. Ma agli inglesi va bene così, anche perché la sua imperturbabilità diventa invulnerabilità: un ex cadetto le spara addosso durante una parata ma lei calma il cavallo e prosegue come se non fosse accaduto nulla. Uno sconosciuto entra di notte a palazzo e sale fino alle sue stanze; leggenda vuole che lei lo rabbonisca e lo stia a sentire fino all’alba, quando viene immobilizzato dalla sicurezza. Più che gli estranei, la minacciano i parenti: Carlo sposa Diana Spencer, che immediatamente scopre i vantaggi del jet-set coronato e si costruisce un personaggio pop fuori dagli schemi. Elisabetta abbozza, sopporta gli scoop dei tabloid. E proietta su un mondo in declino un’immagine di resistenza.Non teme l’erosione del tempo e neppure la deriva dei continenti. Nell’ultimo mezzo secolo ha metabolizzato le bizze dei figli e dei nipoti, il declino della Gran Bretagna, i tampax di Camilla vagheggiati da Carlo, le fughe di Diana, le accuse di razzismo di Harry e le denunce per pedofilia ad Andrea, il suo figliolo prediletto. L’unica occasione in cui ha davvero vacillato è stata la morte di Diana. La detestava e non sarebbe mai tornata da Balmoral, non avrebbe fatto scendere la bandiera a mezz’asta su Buckingham Palace senza l’intervento diplomatico di Blair e del suo spin doctor Alastair Campbell. Mentre Londra tappezzava di fiori e candele le cancellate del palazzo, lei se ne stava stizzita in Scozia con il barbour e i corgie. Si stava compiendo il destino, la spaccatura fra il popolo e la regina sembrava insanabile; poi il rientro e la passeggiata tra i mazzi di fiori per Diana. Una botta di santa ipocrisia e la monarchia, ancora una volta, era salva.In attesa che Carlo (l’erede al trono più vecchio del mondo), William e baby George ne prendano il testimone, lunga vita alla sovrana dai cappelli color pastello, dalla manina supplementare, dall’ironia sottile. Un giorno al maggiordomo che la avvertiva della minaccia di Margaret di buttarsi dalla finestra disse: «Tranquillo, abita al primo piano». Lilibet non ha mai voluto essere simpatica, sosteneva che «è una dote plebea», ma alla fine lo è diventata. È la nonna del mondo, così inavvicinabile da farsi adorare da milioni di repubblicani e così caparbia da tenere insieme con la colla il trono d’Inghilterra. Quando i Sex Pistols provarono a trasformarla in un simbolo punk cantavano: «Dio salvi la regina, non è un essere umano e non abbiamo futuro». Loro sono scomparsi da 40 anni, lei è ancora qui.
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