2025-06-06
Pichetto non vede l’ora del nucleare. «Il dl sui i reattori va in Parlamento»
Gilberto Pichetto Fratin (Cristian Castelnuovo)
Il titolare dell’Ambiente: «Un’assurdità dell’Ue le auto a emissioni zero entro il 2035».C’è ormai una tempistica chiara e definita sul percorso di ritorno dell’Italia verso il nucleare ed è la fine dell’anno: lo ha anticipato ieri il ministro dell’Ambiente e della sicurezza Gilberto Pichetto Fratin, intervistato dal condirettore della Verità Massimo de’ Manzoni sul palco del «Giorno della Verità». «Il consiglio dei ministri ha licenziato un disegno di legge che ora sta seguendo l’iter: a giorni andrà in Parlamento, come ha confermato anche il presidente Meloni, è una legge delega che creerà il quadro giuridico, che ha come obiettivo la ripresa della produzione di energia nucleare in Italia», ha spiegato il ministro. Approvato il disegno di legge, «che mi auguro possa vedere la luce per la fine del 2025», poi bisognerà contare dodici mesi per le norme attuative che devono vedere gli interventi nei vari settori: a questo punto il Paese sarà pronto per riprendere la produzione di energia atomica con nuovi impianti.Non si parla più di grandi reattori, però: il mondo sta andando verso una direzione diversa, quella degli «small modular reactor», reattori da 200-400 megawatt di potenza», ha spiegato Pichetto che, essendo anche ministro dell’Ambiente, si farà carico anche dell’impatto ambientale, Commissione europea permettendo, sebbene oggi a Bruxelles, secondo il ministro, sembra ci sia «un po’ più di realismo e un po’ più di coscienza». Si penserà anche al Green deal e sarà necessario «lavorare sulla riduzione delle emissioni», ha rassicurato, senza però arrivare agli eccessi del 2020 quando «le visioni erano un po’ esagerate, anche pensando alle idee sui motori delle auto. Il motore endotermico a emissioni zero è la dimostrazione del fallimento e dell’assurdità degli obiettivi per il 2035 che lo vietavano, c’è bisogno di tornare con i piedi per terra». I ragionamenti restano, comunque, aperti su tutto, a livello ambientale: c’è una questione sulle norme che riguardano i data center e le linee di terra, c’è il problema del costo dell’energia legata in particolare al costo del gas: «Non si risolve con un decreto ciò che è stata per quarant'anni la realtà italiana. Per decenni siamo stati dipendenti dal gas, ne abbiamo anche goduto, ma adesso il gas ci sta massacrando, i costi sono molto alti, vanno riequilibrate le cose pensando anche alle rinnovabili, penso a geotermico, idroelettrico, fotovoltaico ed eolico, ma non solo». Il contenzioso con l’Ue sulle bollette sembra essersi risolto: l’Unione europea aveva classificato l’Energy release come «aiuti di Stato» ma ora, ha spiegato Pichetto, «è stata trovata la formulazione corretta e abbiamo individuato un punti di equilibrio». La gente si chiederà dove saranno installati i nuovi reattori però, per il titolare dell’Ambiente, è in realtà un falso problema: «Pensate ad esempio alle navi mercantili che oggi sono a propulsione nucleare e non possono entrare nei nostri porti: dobbiamo avere una normativa che permetta ciò. In futuro avranno reattori da 20 megawatt e dovranno poter entrare nei nostri porti». Restano in sospeso le questioni che riguardano la concorrenza con la Cina, evocate da De’ Manzoni: «Dobbiamo tutelarci», ha spiegato Pichetto, «le nuove tecnologie sono bellissime ma dipende da chi le usa e come». L’obiettivo è mettere in piedi un sistema di favore per incoraggiare la produzione europea e italiana, «un terzo del nostro Pil è dato dalle esportazioni perché noi facciamo meglio degli altri» ma, sottolinea il ministro, renderci meno dipendenti da Pechino sarà complicato: «La Cina controlla il 50% del litio del mondo ma ne lavora l’80%. Ce n'è abbastanza per stare attenti», ha concluso Pichetto, «e insistere sul nucleare».
Giancarlo Fancel Country Manager e Ceo di Generali Italia
Rifugiati attraversano il confine dal Darfur, in Sudan, verso il Ciad (Getty Images)
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