2025-03-09
«Una piazza per l’Europa», Sant’Egidio ci sarà. Sgarro al Papa
Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio (Ansa)
La Comunità, molto influente nel mondo ecclesiastico, aderisce a una piattaforma totalmente vaga. Ignorando i ripetuti appelli di Francesco (ora malato) contro il riarmo.«Una piazza per l’Europa». È il titolo della manifestazione prevista sabato 15 marzo alle 15 a Piazza del Popolo a Roma e lanciata da Michele Serra su Repubblica. Visto che l’Europa c’era ben prima che nascesse come istituzione politica negli anni Cinquanta del Novecento, manifestare per l’Europa sventolando la bandiera blu cosa significa? Serra ha scritto: «Penso che una manifestazione di sole bandiere europee, che abbia come unico obiettivo: la libertà e l’unità dei popoli europei avrebbe un significato profondo e rasserenante per chi li fa e si sentirebbe meno solo e meno impotente di fronte agli eventi. E sarebbe un segnale non trascurabile, forse addirittura un segnale importante per chi poi maneggia le agende politiche, e non potrebbe ignorare che in campo c’è anche un’identità europea “dal basso”».E fin qui siamo nell’ambito di un’esortazione talmente generale che non v’è chi non possa che dirsi d’accordo. Non stupisce infatti che stiano aderendo in molti e un po’ da tutti gli schieramenti sociali, culturali, politici, imprenditoriali, perché quanto più gli obiettivi sono vaghi e scontati tanto più è facile che la gente aderisca. Poco conta che poi ognuno di quegli aderenti abbia idee completamente diverse, opposte, spesso inconciliabili dell’istituzione europea, poco conta quali radici culturali siano comunemente riconosciute come le radici dell’Europa. E allora per quale Europa si fa questa manifestazione? È retorico, velleitario e inefficace manifestare genericamente a favore dell’Europa, nella fase storica in cui l’Europa stessa sta manifestando la propria debolezza; è urgente pronunciarsi chiaramente sulla sua natura, il suo ruolo e le sue funzioni. Vuol dire poco «vogliamo l’Europa» senza dire quale Europa vogliamo. Se poi, come nel legittimo invito di Serra, si auspica, che coloro che in Europa decidono siano consapevoli che c’è un’Europa «dal basso» che vorrebbe un’Europa diversa, questa espressione non significa niente. Valgono, per l’espressione «dal basso», le stesse domande cui non verrà data risposta nella manifestazione di sabato sopra detta. Europa: quale, come, perché, per fare cosa, con quali strumenti, con quali istituzioni. Facciamo un esempio, quello che la contessa Ursula von der Leyen ha chiamato «riarmare l’Europa». I Trattati europei non consentono una difesa comune. E allora, ammesso che quelli che andranno in piazza sabato siano d’accordo sul riarmo dell’Europa (cosa quasi assolutamente improbabile), come lo vogliamo fare? È questa la strada giusta?Colpisce che abbia aderito alla manifestazione anche la Comunità di Sant’Egidio. Il suo presidente, Marco Impagliazzo, ha deciso che la Comunità sarà presente in piazza. È noto a tutti che questa Comunità è una comunità molto potente nel mondo ecclesiale, non solo italiano, e che ha rapporti stretti con il Papa attuale il quale, certamente, non si è mai pronunciato, né implicitamente né esplicitamente, a favore di un piano di riarmo dell’Europa. Anzi, come ha spiegato ieri questo giornale, ha fatto trapelare attraverso media ufficiali una forte critica al piano di Ursula, tutto declinato in un assetto bellicista che difficilmente può essere apprezzato dalla Santa Sede. La Comunità di Sant’Egidio ha sempre fatto della trattativa per la causa della pace il suo strumento privilegiato, se non unico. Per quale Europa manifesterà sabato prossimo? Per quella della Von der Leyen o per quella di papa Francesco? O la pace va bene ma non se a essa arriva Donald Trump? O forse manifesterà perché non si può non esserci a una manifestazione con un contenuto talmente vago che parrebbe brutto mancare? Si saranno chiesti: «Potremmo mai non esserci a una manifestazione in piazza a favore dell’Europa?». Nel mondo dell’apparire conta più esserci che spiegarne il perché.
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)
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