Il referendum sulla giustizia si avvicina. La Lega farà campagna attiva? Il governo rischia?
«La Lega sta già facendo campagna attiva: tutte le nostre sezioni diventeranno comitati per il Sì. Quanto al governo, non rischia: andremo avanti fino alla fine, e la vittoria del Sì sarà una vittoria degli italiani: fuori la politica e le correnti dai Tribunali».
Il governo dovrà decidere se prorogare gli aiuti militari all’Ucraina. Come Lega avete espresso la vostra contrarietà. Giorgia Meloni rassicura che il decreto arriverà: siamo al redde rationem per la maggioranza?
«Sulle armi e sulla prosecuzione della guerra la Lega da tempo invita alla prudenza, auspicando che le parole del Papa siano ascoltate e che il piano di Trump possa risultare efficace, come in Medioriente. Abbiamo sempre detto che mandare armi non avrebbe portato la pace, e che le sanzioni più che mettere in ginocchio Putin avrebbero danneggiato migliaia di aziende italiane ed europee. Così è stato. La nostra lealtà alla maggioranza è indiscutibile, proprio per questo dopo 12 pacchetti di armi e 19 di sanzioni è giusto riflettere. E la corruzione che sta emergendo in Ucraina, con uomini vicini a Zelensky che si arricchivano mentre mandavano migliaia di ragazzi a morire al fronte, non può lasciarci indifferenti».
Tajani ha detto che l’Italia chiederà di usare il Mes per finanziare l’Ucraina. Direte sì?
«Mai. Mi pare peraltro che gli stessi portavoce del Mes abbiano escluso l’opzione immaginata da Tajani. Per la Lega il Mes dovrebbe invece essere venduto per abbassare le tasse degli italiani, abbiamo miliardi di euro bloccati in quella operazione che non servirà mai a nessuno. Chiedo alla maggioranza di fare questa scelta coraggiosa».
Trump elabora una nuova dottrina e critica profondamente l’Ue, ma sembra lasciarla anche al suo destino. Tornano le suggestioni dell’esercito unico europeo: la preoccupa la cosa?
«Non sono d’accordo con un esercito europeo: se esistesse saremmo agli ordini di Parigi o Berlino e i nostri figli sarebbero già in guerra. Credo sia doveroso rafforzare la sicurezza interna italiana con l’assunzione di forze dell’ordine per proteggere le nostre città e i nostri confini, minacciati dall’immigrazione clandestina da Sud e non certo da cingolati o sommergibili sovietici. La guerra quotidiana ce l’abbiamo nelle nostre città: quella che trafficanti di esseri umani e mafie ci hanno dichiarato usando l’immigrazione clandestina, specie di matrice islamica».
I treni li prendiamo tutti. State facendo molti lavori. Innegabile. Ma è innegabile che i ritardi siano tanti. Non trova?
«Anche un ritardo sarebbe di troppo, ma stamattina noi abbiamo 1.300 cantieri aperti sui binari di tutta Italia, il massimo storico. Lavori necessari per garantire più sicurezza e più velocità: se non li facessimo fra pochi anni l’Italia sarebbe ferma. Nonostante questo sforzo, ogni giorno viaggiano 10.000 treni e un milione e mezzo di cittadini. La puntualità sta migliorando col diminuire dei cantieri. È un prezzo che paghiamo perché nei decenni precedenti non sono stati fatti i lavori necessari. Peraltro, l’85% degli italiani viaggia sui regionali, che a novembre hanno toccato il 90% di puntualità».
Stazioni, ma anche strade. L’esercito va utilizzato per altri compiti, sostiene il ministro Crosetto. Ma il presidente La Russa la pensa diversamente. La Lega?
«“Strade sicure” non va tagliata ma aumentata. La Lega ha proposto di aumentare i militari nelle strade già dal 2026 - oggi sono 6.800 -, altro che toglierli. Abbiamo bisogno di più agenti e soldati nelle piazze, sui mezzi pubblici e nei quartieri popolari, non a Kiev o a Mosca. Per offrire maggiore sicurezza su treni e stazioni abbiamo concretizzato un piano per rafforzare Fs Security: vigilantes per la sicurezza dei passeggeri che offrono risultati convincenti anche come prevenzione».
Esponenti Fiom menano i colleghi della Uilm: il clima la preoccupa?
«Certo: mentre perfino Hamas è stato costretto a sedersi a un tavolo di trattativa, in Italia ci sono irresponsabili che non si rassegnano e inneggiano alla violenza. Gente che se ne frega della Palestina e dei bimbi di Gaza: vogliono solo creare problemi al governo e bloccare strade e ferrovie. Nessuna tolleranza. A difendere la libertà sempre e comunque, ripudiando la violenza o la censura, siamo rimasti in pochi: sono contento che in questa battaglia ci siano la Lega e La Verità».
La legge di bilancio sarà approvata a breve. Ha scelto un dossier fondamentale?
«Dico pace fiscale: una attesa, storica e definitiva rottamazione di tutte le cartelle fino al 31 dicembre 2023. Si pagheranno in nove anni, con rate uguali e senza sanzioni: una boccata di ossigeno per milioni di cittadini perbene. Ricordo che abbiamo escluso i furbetti. Essere riusciti ad ottenere dalle banche circa dieci miliardi con cui tagliare tasse e assumere poliziotti è un’altra vittoria della Lega».
Dopo il parere della Bce sull’emendamento Malan sull’oro, cosa farà il ministro Giorgetti?
«L’oro non è di Bankitalia, è di proprietà degli italiani: meglio ricordarlo sempre. Anche in questo caso sono convinto che il governo troverà una soluzione con la consueta concretezza, la credibilità e la serietà del ministro Giorgetti sono un valore aggiunto per l’Italia e per la Lega».
Open Arms. L’11 dicembre si avvicina. La Cassazione deciderà su di lei. Preoccupato?
«Non sono preoccupato ma arrabbiato: è incredibile che dopo più di quattro anni di processo, e nonostante la piena assoluzione decisa dal tribunale di Palermo, qualcuno insista alla ricerca di una condanna politica. Difendere i confini non può essere un reato. Non mi spaventa il carcere, ma il caos che un’eventuale condanna scatenerebbe in Italia. Diventeremmo il campo profughi d’Europa».
Di fatto però, rispetto ai tempi di Lamorgese, non ci sono miglioramenti sostanziali. Cosa non ha funzionato?
«Da ministro dell’Interno ho tagliato del 90% gli sbarchi e i morti in mare, e ne sono fiero. Piantedosi sta lavorando tanto, le espulsioni aumentano e gli sbarchi si riducono, ma viene dopo un ministro inadeguato che ha smontato i decreti sicurezza e rispalancato i porti, costringendoci a lavorare il doppio. Senza contare le sentenze di giudici di sinistra che fanno battaglia politica sull’immigrazione, e un’Europa spesso latitante».
Si parla molto di remigrazione. È una prospettiva possibile?
«Sì, e ci sto lavorando. Sabato 18 aprile chiameremo in piazza Duomo a Milano patrioti da tutta Italia e da tutta Europa, per una grande manifestazione in difesa dei valori, dei diritti, delle tradizioni, delle libertà e della sicurezza dell’Occidente. La nostra civiltà rischia di morire per mano dell’Islamismo, del wokismo, del greenismo gretino e dell’ipocrita politica buonista di sinistra. Abbiamo il dovere di fermare questa deriva, per il bene dei nostri figli. Remigrazione? Sì».
Autonomia differenziata, a che punto siamo?
«Ho fatto la prima tessera della Lega nel 1990, facevo il Classico, proprio per l’autonomia. Dopo trent’anni ci siamo: le prime intese con le Regioni sono state firmate da Calderoli 15 giorni fa, le bozze preliminari si potranno portare in Cdm a gennaio. Abbiamo inserito in manovra i passaggi per realizzare il federalismo fiscale e in commissione al Senato va avanti anche l’esame del ddl delega per identificare tutti gli altri livelli essenziali delle prestazioni. Significa liberare fondi per la Sanità, per assumere medici e tagliare le liste di attesa».
Alle Regionali siete andati male in Toscana, ma oltre le aspettative in Veneto. Quanto vale la Lega?
«Più di quanto dicano i sondaggi. In Toscana il risultato è stato deludente e siamo già ripartiti, ma ottenere da soli il 36% in Veneto, avvicinare il 10% in Calabria, superare l’8% in Puglia prendendo più dei 5 stelle, oltrepassare i 100.000 voti in Campania sono risultati incredibili. Stiamo aumentando iscritti in tutta Italia, siamo parte di un’alleanza internazionale potente, abbiamo coerenza, idee, valori e obiettivi chiari. Alle elezioni del 2027 saremo determinanti per la vittoria del centrodestra».
Zaia immagina un modello Cdu- Csu per la Lega. Un partito «nordista» associato a uno nazionale nelle altre Regioni. Che ne pensa?
«Tutto quello che può far crescere la Lega mi interessa e con Zaia il rapporto è ottimo e quotidiano. Le mie priorità ora sono approvare una buona manovra, realizzare al meglio le Olimpiadi Milano-Cortina, vincere il referendum sulla giustizia e le elezioni comunali di primavera da Venezia a Reggio Calabria, da Lecco a Macerata; approvare una buona legge elettorale, preparare programma e squadra per le Politiche. Avremo modo e tempo di parlare anche dell’organizzazione interna del partito».
Vero che non ama il proporzionale col premio di maggioranza?
«A me piace ciò che dà valore al voto degli italiani. Proporzionale con premio di maggioranza? Perché no. Preferenze, alternanze, listoni? Si troverà una quadra».
La Lega esprimerà il candidato Presidente anche in Lombardia e Friuli-Venezia Giulia?
«Ha poco senso parlare adesso di elezioni che ci saranno fra due o tre anni. Chiedo invece al centrodestra di scegliere, bene e in fretta, i candidati sindaci delle grandi città che andranno al voto fra un anno e mezzo, a partire dalla mia Milano».
Prima Mogherini e poi Moretti. Bruxelles sta diventando «terra ostile» anche per il Pd.
«Non festeggio per le disavventure altrui, sono e rimango garantista. Certo, a Bruxelles negli anni la sinistra ha costruito una macchina burocratica, economica e politica infernale. Trump e Musk hanno detto quello che molti pensano: l’euro ci ha rafforzato o indebolito? L’Unione europea ci ha portato forza o debolezza? Nascondere la testa sotto la sabbia è da sciocchi. Sono orgoglioso che le idee, le denunce e le soluzioni proposte dalla Lega, che fino a pochi mesi fa venivano bollate come follie, piano piano si stiano rivelando sagge e veritiere. Andiamo avanti, buona Immacolata Concezione e grazie per la pazienza a ognuno di voi».