2020-10-10
Piazza Affari all’asse italofrancese con un’operazione da 4,3 miliardi
Chiuso l'accordo fra Londra ed Euronext, sostenuta da Intesa Sanpaolo e da Cdp che impegna 600 milioni. Ora si apre la partita per la divisione delle poltrone: il rischio è finire schiacciati da Parigi e Amsterdam.Sergio Mattarella, spesso a Milano dopo l'annuncio della cessione, ha spinto per una soluzione «nel quadro europeo di completamento del mercato dei capitali». Giuseppe Conte esulta.Lo speciale contiene due articoli.Bye bye Londra, bienvenue Parigi. Piazza Affari parlerà francese, e un po' di olandese, ostentando però un marcato accento italiano. Il gruppo London stock exchange ha infatti firmato ieri l'accordo vincolante per vendere Borsa italiana ai francesi di Euronext per 4,325 miliardi «con il supporto strategico di investitori di lungo termine come Cdp e Intesa Sanpaolo», si legge nel comunicato della società che gestisce già le Borse di Belgio, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia e Portogallo. Su proposta dell'ad, Fabrizio Palermo, il cda di Cassa depositi e prestiti ha infatti dato il via libera alla controllata Cdp equity a firmare un accordo vincolante con Euronext che consentirà l'ingresso della società nell'azionariato con una quota del 7,3% , al pari della Caisse des dépôts et consignations, omologa francese di Cdp. L'operazione comporterà un impegno complessivo per Cdp di circa 600 milioni. Per finanziare l'aggregazione di Borsa italiana, Euronext lancerà tra le altre cose un aumento di capitale da 2,4 miliardi, che si unirà all'uso di liquidità esistente per 300 milioni e all'emissione di nuovo debito per 1,8 miliardi. Nell'ambito dell'emissione di nuove azioni, circa 700 milioni saranno collocati con un private placement a Cdp equity e Intesa (che avrà circa l'1,3%), mentre il resto sarà riservato agli attuali azionisti di Euronext (incluse Cdp equity e Intesa). L'operazione verrà conclusa nella prima metà del 2021 una volta che Londra avrà ottenuto l'ok dell'Antitrust Ue sull'acquisto, per 27 miliardi di dollari, di Refinitiv.In Italia sono tutti contenti e brindano alla seconda grande operazione messa a segno da Cdp - grazie all'assist di sistema di Intesa Sanpaolo- dopo le nozze Nexi-Sia sui pagamenti digitali. Esultano il premier Giuseppe Conte e il ministro del Tesoro, Roberto Gualtieri, che possono così far dimenticare per qualche ora lo stallo del governo nelle trattative su Autostrade-Alitalia-Ilva e pure su Mps. Festeggiano i 5 stelle che tanto amano la Cassa di Palermo in versione bancomat di Stato. E grande soddisfazione arriva anche da Intesa Sanpaolo che entra in Borsa con lo stesso peso della francese Bnp Paribas rafforzando il suo ruolo di protagonista del credito europeo. L'operazione «Progetto Botticelli» è stata portata termine con successo dopo aver ottenuto l'esclusiva da Lse a metà settembre, tagliando così fuori al primo giro di offerte non vincolanti gli altri due contendenti - gli svizzeri di Six e i tedeschi di Deutsche boerse - le cui proposte, per altro, non sono mai state rese note ufficialmente. Londra ha voluto anche evitare grane di fronte allo spauracchio del golden power agitato dal Mef che avrebbe complicato il via libera da parte dell'Antitrust Ue. Ma ora si dovrà giocare il secondo round, quello sulle poltrone. Gli accordi prevedono che a valle dell'operazione due italiani entreranno nel supervisory board di Euronext: il presidente, indipendente (nel toto-vertice il nome circolato di recente è quello del dg del Tesoro, Alessandro Rivera), e un amministratore in rappresentanza di Cdp equity. Spazio anche agli ad di Borsa italiana e di Mts che entreranno negli organi di governo del gruppo Euronext. L'ad di Euronext sarà invece scelto dall'assemblea degli azionisti. «Tutte le nomine rimarranno soggette alle approvazioni societarie e regolamentari obbligatorie per legge», si legge infatti in una nota. Il comitato esecutivo e il consiglio di sorveglianza di Euronext hanno approvato all'unanimità l'operazione e chiedono che gli azionisti votino in favore delle risoluzioni proposte in occasione dell'assemblea straordinaria. Oggi c'è uno zoccolo duro di soci che controlla il 23,27% di Euronext. Di questo gruppo fanno parte Caisse des dépôts, Bnp, la società di servizi finanziari Euroclear, la holding pubblica belga di partecipazioni e degli investimenti e Abn amro. Gli olandesi hanno in mano la vigilanza della società: lo statuto di Euronext n.v. prevede inoltre che la nomina di qualsiasi nuovo membro del consiglio di vigilanza debba essere approvata dal ministero delle Finanze olandese e dall'Afm (la Consob olandese). Quali saranno le effettive garanzie sulla governance? Serviranno patti parasociali vincolanti, per non essere schiacciati dall'asse Francia e Olanda? Quali saranno le deleghe assegnate alla presidenza? Fondamentale sarà poi capire chi avrà in mano le funzioni di business e quante di queste saranno spostate a Parigi. Borsa italiana, infatti, rappresenta il principale hub per la raccolta di capitale da parte delle imprese italiane con un'ampia presenza di Pmi, a cui è anche dedicato il programma Elite. Piazza Affari entrerà a far parte del portafoglio ordini unico di Euronext e, grazie all'acquisizione di Mts, gestirà la principale piattaforma di negoziazione dei titoli di Stato. Tutte informazioni che fino a ieri vedevano gli inglesi e ora possono monitorare i francesi sotto l'occhio, è vero, dei nuovi partner italiani. Basterà? Vedremo. Intanto, come ha fatto notare ieri il deputato leghista Giulio Centemero, il ministro del Tesoro, Gualtieri, nel proprio comunicato stampa sull'operazione, ha confuso Mts con monte titoli. Cominciamo bene.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/piazza-affari-allasse-italofrancese-con-unoperazione-da-4-3-miliardi-2648154596.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="cordata-benedetta-pure-dal-colle" data-post-id="2648154596" data-published-at="1602270165" data-use-pagination="False"> Cordata benedetta pure dal Colle
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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