2021-01-26
Piano anti pandemia ignorato: ecco le prove
Il ministero non ha reso pubblici i verbali della task force contro il Covid. Ma i documenti ci sono e mostrano che il 29 gennaio un esperto suggerì di attivare lo scudo per il virus come indicato dall'Oms. Sono così svelate tutte le falsità di Roberto Speranza e soci.No, non si è trattato di un errore dovuto al caos imperante o di una dimenticanza causata dalla concitazione del momento. È stata, al contrario, una scelta consapevole: il ministero della Salute era stato avvisato, ma ha deciso di non utilizzare il piano pandemico per affrontare l'emergenza Covid. A dimostrarlo sono alcuni documenti che inchiodano definitivamente Roberto Speranza e i suoi collaboratori, svelandone le bugie e le inadempienze. Vediamo di ricostruire i fatti. Il 22 gennaio, come noto, Speranza ha riunito per la prima volta la sua task force anti Covid, annunciata tra grandi squilli di tromba. Che cosa si sono detti gli autorevoli esperti convocati dal ministro durante quella riunione e le successive? Quali idee hanno messo sul piatto per affrontare l'epidemia? Per dare una risposta a queste domande, ormai alcuni mesi fa, i deputati di Fratelli d'Italia Galeazzo Bignami e Marcello Gemmato hanno chiesto di poter leggere i verbali delle riunioni della task force. La risposta che hanno ottenuto - arrivata più o meno a metà dicembre - ha dell'incredibile. Il capo di gabinetto del ministro Speranza ha scritto ai due deputati: «L'attività della task force si è caratterizzata nel consistere in un tavolo di consultazione informale del ministro della Salute, tanto è vero che nemmeno sussiste un decreto ministeriale istitutivo o altro atto regolamentare [...] che ne disciplini formalmente l'attività, i tempi e modalità di procedimento».Insomma, la task force - così ha detto il ministero - avrebbe semplicemente fornito una «attività di supporto istruttorio informale». Cioè la fenomenale squadra di Speranza, presentata con clamore e sfruttata pure dal presidente del Consiglio per vantarsi in tv, era un consesso «informale». In pratica, erano amici che facevano merenda...In realtà, gli incontri della task force non erano affatto informali. Erano formalissimi, tanto che esistono dei verbali che ne registrano i contenuti. La Verità lo ha dimostrato nei giorni scorsi, facendo riferimento a un'ordinanza della Procura di Bergamo che cita esplicitamente il verbale della riunione del 29 gennaio 2020. Ora c'è una prova ulteriore: i cronisti di Report sono venuti in possesso del verbale e lo hanno mostrato nel corso della puntata andata in onda ieri sera. Capite bene che la questione si fa scottante. Per prima cosa, il fatto stesso che il verbale della riunione della task force esista dimostra che il ministero della Salute ha mentito spudoratamente sulla «informalità» degli incontri. Ma non basta sapere che i verbali esistono. Bisogna anche sapere che cosa contengono. Ebbene, proprio il verbale del 29 gennaio riporta notizie interessanti. Quel giorno, infatti, uno dei membri della task force, Giuseppe Ippolito dello Spallanzani di Roma, fece un intervento importante: ricordò l'esistenza del piano pandemico e invitò ad aggiornarlo e a utilizzarlo. Per la precisione Ippolito suggerì - onde definire «procedure omogenee» per affrontare il Covid in arrivo - di «riferirsi alle metodologie del piano pandemico di cui è dotata l'Italia e di adeguarle alle linee guida appena rese pubbliche dall'Oms». Capito? Un medico autorevole, componente della task force, disse davanti a tutti che un piano anti pandemia esisteva, che andava aggiornato e che forse era il caso di utilizzarlo. Sapete chi c'era ad ascoltare le parole di Ippolito? I responsabili della gestione della pandemia al gran completo. C'era Agostino Miozzo, Coordinatore dell'ufficio Promozione e integrazione del Servizio nazionale della protezione civile. C'era Silvio Brusaferro, presidente dell'lstituto superiore di sanità. C'era Giovanni Rezza, attuale direttore generale della Prevenzione presso il ministero della Salute. E, soprattutto, c'era il ministro Roberto Speranza. Tutte queste persone hanno sentito Ippolito parlare del piano pandemico. Eppure, affermano i cronisti di Report che hanno visto il verbale della riunione, nessuno ha aperto bocca. Nemmeno una parola, neppure una risposta: silenzio totale. Il problema è che i nostri eroi una risposta avrebbero dovuto darla eccome, e per un motivo molto semplice. Diversi giorni prima, per la precisione il 5 gennaio, l'Oms aveva mandato a tutti gli Stati, dunque anche all'Italia, una letterina in cui spiegava che un brutto virus si era diffuso in Cina, motivo per cui era necessario attivare le «misure di salute pubblica riguardanti l'influenza e le infezioni respiratorie acute». Tradotto: l'Oms ci disse di attivare il piano pandemico. Due giorni dopo, il 7 gennaio, dal ministero della Salute partì una circolare che diceva esattamente questo: bisogna attivare il piano pandemico. Ma, ormai lo sappiamo, non è stato attivato proprio niente. Anche perché il nostro piano pandemico era aggiornato al 2006, non era in linea con le linee guida fornite dall'Oms tra il 2009 e il 2017, e dunque era molto probabilmente inutile (di questo, però, avremmo avuto la conferma solo se avessimo provato a usarlo). Riassumendo, è accaduto questo: il 5 gennaio l'Oms ci ha detto di attivare il piano pandemico perché c'era un virus in arrivo. Il 29 gennaio, alla riunione della task force, un esperto autorevole ha detto di attivare il piano. Purtroppo, il piano non era aggiornato, e i vertici del ministero lo sapevano da anni. Così si è scelto di agire in modo diverso, usando un altro piano di cui non si conoscono i contenuti perché è stato secretato (ma dovrà essere esibito entro il 10 febbraio per decisione del Tar). Quando la faccenda è divenuta di dominio pubblico, però, il ministro Speranza non ha ammesso l'impreparazione. No, ha dichiarato che il piano anti pandemia non sarebbe servito contro il Covid, e ha fatto dire ai suoi collaboratori che il «piano segreto» in realtà non esisteva. Affermato cìò, il ministro si è rinchiuso nel silenzio. Nel frattempo, il report dell'Oms che dimostrava l'inadeguatezza della reazione italiana alla pandemia è stato censurato, e anche su questo Speranza ha taciuto, così come hanno taciuto i suoi collaboratori. Sapevano tutto, erano stati informati di tutto. Ma hanno scelto di nascondere la verità. Ora però i fatti sono venuti a galla: qualcuno deve risponderne. Soprattutto, qualcuno deve dimettersi.
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.