2023-02-01
E Pfizer si gode un fatturato record
Albert Bourla, ceo di Pfizer (Ansa)
Per la multinazionale 100 miliardi di dollari di ricavi nel 2022. Vaccini e pillole antivirali valgono da soli più degli incassi dell’intero gruppo nel 2019, cioè prima della pandemia.Nonostante il calo della domanda globale di vaccini, se il 2022 per Pfizer è stato l’anno del fatturato più alto della sua storia (100,3 miliardi di dollari) il merito è soprattutto del Comirnaty sviluppato insieme con la tedesca Biontech e approvato dalle autorità regolatorie americana ed europee in tempi record, oltre che della pillola antivirale Paxlovid, prescritta per il trattamento del Covid. Basti un dato: l’anno scorso gli incassi di Pfizer dal vaccino (37,8 miliardi di dollari) e dalla pillola (18,9 miliardi) hanno superato, messi insieme, i ricavi complessivi registrati dall’azienda nel 2019. L’anno prima della pandemia.I ricavi da vaccino sono cresciuti del 3% rispetto al 2021, nonostante la somministrazione di terze, quarte e quinte dosi non abbia raggiunto le dimensioni sperate. Ma in compenso il prezzo pagato dall’amministrazione americana per rifornirsi di vaccini è quasi raddoppiato dal dicembre del 2020, quando sono iniziate le somministrazioni. E quest’anno aumenterà ancora di più, quando a comprare le dosi non sarà più il governo ma le assicurazioni private, che dovranno sborsare tra i 110 e i 130 dollari a fiala. Non basterà per replicare i numeri del 2022, anno nel quale oltre ai 100 miliardi di fatturato (+23% rispetto al 2021) Pfizer ha registrato un utile netto di poco superiore ai 31 miliardi (+43%) e un utile per azione di 6,58 dollari (+62%). Per quest’anno infatti la multinazionale americana prevede ricavi tra 67 e 71 miliardi di dollari e un utile per azione tra 3,25 e 3,45 dollari. A pesare sarà soprattutto il calo del 64% dei ricavi da vaccino, che si attesteranno a circa 13,5 miliardi. Sarà «il punto più basso» prima di una ulteriore risalita nel 2024, prevede comunque l’azienda. Quest’anno caleranno anche le vendite del Paxlovid, per le quali si prevedono incassi per 8 miliardi di dollari (-58%). Chissà se se anche per “colpa” dell’involontaria pubblicità negativa fatta alla pillola da illustri testimonial, quali il presidente americano Joe Biden, il suo superconsigliere scientifico Anthony Fauci e Rochelle Walensky, la direttrice dei Centers for Disease Control and Prevention: tutti plurivaccinati, dopo essersi contagiati si erano comunque curati con l’antivirale della Pfizer, erano diventati negativi al tampone dopo il previsto ciclo di cure, per tornare però positivi qualche giorno dopo, anche accusando sintomi. È il cosiddetto «effetto rimbalzo», che Pfizer ha riconosciuto come possibile, giurando tuttavia che si tratta di un fenomeno molto raro. Ad ogni modo l’amministratore delegato Albert Bourla ieri non nascondeva l’entusiasmo: il 2022, ha detto, è stato «un anno di record, non solo in termini di ricavi e di utile per azione, che sono stati i più alti di sempre, ma soprattutto in termini di percentuale di pazienti che hanno avuto una percezione positiva su di noi e sul nostro lavoro». E per il 2023 Bourla si aspetta di «raggiungere di nuovo dei record», che riguarderanno in questo caso «il potenziale maggior numero di sempre di lanci e di nuovi prodotti». Pfizer del resto sta da tempo preparando il dopo Covid, per esempio acquisendo aziende come la Global Blood Therapeutics (una società californiana che produce un farmaco contro una malattia rara, l’anemia falciforme) per 5,4 miliardi di dollari o la Biohaven (che produce un farmaco contro l’emicrania acuta) per 11,6 miliardi. E puntando molte fiches, neanche a dirlo, su un nuovo vaccino: quello contro il virus respiratorio sinciziale, di cui potrebbe chiedere l’approvazione quest’anno.