2025-06-20
«L’Illuminismo ha spento l’uomo». Il miliardario Thiel reinveste su Dio
Peter Thiel (Getty Images)
Il genio del tech americano, fondatore di PayPal e Palantir, è anche un fine intellettuale autore di un saggio sulla modernità: ci sono molte cose inspiegabili con la sola ragione, ad esempio la violenza.Tra presunti guru stramboidi e le fumisterie pseudofilosofiche di chi vorrebbe portare Nietzsche su Marte, la cosiddetta tecnodestra ci ha regalato nel tempo ben poche e tristi emozioni. A riscattarla tuttavia provvede una figura appena più nascosta ma decisamente più suggestiva di tutte le altre. Un imprenditore che è a tutti gli effetti un pensatore e un intellettuale, per altro dotato di ottime doti di scrittura. Si tratta di Peter Thiel, fondatore di PayPal e Palantir, primo investitore di Facebook, uno degli uomini più ricchi e attualmente più influenti del globo, la cui presenza pesa sulla amministrazione Donald Trump ben più di quanto abbia mai pesato Elon Musk. Thiel, per quanto sconosciuti possano essere i suoi obiettivi a lungo termine, si distingue dai più per la capacità rara di captare quella che René Girard - l'autore francese suo ispiratore e maestro - chiamava «la voce inascoltata della realtà». E Dio sa quanto ci sia bisogno di un corroborante bagno di realtà dopo le deliranti incursioni negli artifici woke. Il più accurato e insieme sintetico ritratto di Peter Thiel lo ha tracciato David Perell: «È un investitore che ha trovato ricchezza in PayPal, uno studioso che ha trovato saggezza negli ideali libertari e un filosofo che ha trovato fede nella resurrezione di Gesù Cristo. Thiel è stato cresciuto come evangelico e ha ereditato il cristianesimo dai suoi genitori. Ma le sue convinzioni sono «un po' eterodosse». In un profilo sul New Yorker, Thiel ha affermato: «Credo che il cristianesimo sia vero. Non sento un bisogno impellente di convincere gli altri di questo». In effetti, quando scrive Thiel non tenta di persuadere: si limita ad enunciare con chiarezza alcune verità estremamente difficili da ignorare, che emergono con potenza da Il momento straussiano, un breve e suggestivo saggio che Liberilibri ha appena reso disponibile in italiano in versione digitale (si può scaricare facilmente dal sito dell'editore). In poche pagine, Thiel demolisce alcune delle più resistenti superstizioni della contemporaneità, a partire dalla visione illuministica che ancora ci pervade. Riducendo all'osso, Thiel sostiene che l'Illuminismo abbia edificato una gigantesca menzogna. Ha cancellato dalla scena non soltanto la religione ma più in generale la riflessione sulla natura umana. Ci ha convinto che il mondo sia popolato da esseri razionali che agiscono su base razionale, convinzione perpetrata poi da liberalismo e marxismo.«Dall'Illuminismo in poi, la filosofia politica moderna è stata caratterizzata dall'abbandono di una serie di domande che un'epoca precedente aveva invece ritenuto centrali: che cos'è una vita ben vissuta? Cosa significa essere umani? In cosa consistono i fondamenti della comunità politica e dell'umanità? Come si inseriscono la cultura e la religione in tutto questo?», scrive Thiel. «Per il mondo moderno, la morte di Dio è stata seguita dalla scomparsa della questione della natura umana. Questa scomparsa ha avuto molte ripercussioni. Se gli esseri umani possono essere considerati come attori economici razionali (e, in ultima analisi, anche Adam Smith e Karl Marx concordavano su questo punto), allora coloro che cercano la gloria in nome di Dio o della patria appaiono bizzarri; ma se questi individui ritenuti bizzarri si rivelano invece essere più ordinari di quanto si pensi e capaci di affermarsi con determinazione, allora la narrazione politica che tende a considerarli inesistenti deve essere completamente riesaminata».Thiel procede a questo riesame e, rifacendosi a Girard (e in parte a Leo Strauss), mostra come alle radici dell'umano vi siano «cose nascoste» e più oscure. «L'Illuminismo ha sempre mascherato la violenza», argomenta. «Ci sono molte cose a cui non possiamo pensare con il ragionamento illuminista, e una di queste è la violenza stessa. Se si considera il mito antropologico dell'Illuminismo, si tratta del mito del contratto sociale. Cosa succede quando tutti saltano alla gola di tutti gli altri? L'Illuminismo sostiene che tutti, nel mezzo della crisi, si siedono, fanno una bella chiacchierata legale e redigono un contratto sociale. E forse questo è il mito fondante - la menzogna centrale - dell'Illuminismo. Girard afferma che dev'essere successo qualcosa di molto diverso. Quando tutti saltano alla gola di tutti, la violenza non si risolve da sola, ma forse viene incanalata contro un singolo capro espiatorio, dove la guerra di tutti contro tutti diventa una guerra di tutti contro uno e in qualche modo si risolve in modo molto violento». È da questa violenza fondativa che dobbiamo ripartire se vogliamo capire qualcosa del mondo. L'illusione illuministica e moderna di eliminare la violenza e il negativo dal mondo è la peggior stupidaggine che potessimo raccontarci. L'11 settembre 2001, dice Thiel (che scritto questo saggio fra il 2003 e il 2004), ci ha costretto a rifare i conti con la Storia e ha riproposto in chiara luce la questione della violenza. Una violenza non agita dai dannati della terra, dai poveri e dagli oppressi, ma da una élite di ricchi non occidentali intenzionati a distruggere l'Occidente. Questa drammatica evidenza conduce ad alcune conclusioni. La prima è che non possiamo pensare di redimere il mondo semplicemente migliorando leggermente le condizioni economiche dei più poveri (e qui, come nota Andrea Venanzoni nell'introduzione al Momento straussiano, non si può non pensare al taglio trumpiano dei finanziamenti allo sviluppo). La seconda è più importante riguarda il nostro approccio al reale. Dobbiamo arrenderci all'idea che gli uomini non agiscono solo per motivi economici o scientificamente razionali. L'idea che si possa artificialmente eliminare il male imponendo a tutti una costruzione politica e sociale che noi definiamo «buona» è fallimentare. Il male esiste, non si cancella. L'ingegneria sociale non funziona, il Nuovo Ordine Mondiale della globalizzazione è destinato a crollare, la divisione stabilita d'imperio fra buoni e cattivi non regge. Che fare dunque? Si impone un notevole esercizio di realismo. Le situazioni vanno valutate caso per caso, lasciando da parte le illusioni di redenzione e le dicotomie arroganti che pretendono di separare il bene dal male, nella consapevolezza che non siamo noi a possedere le chiavi della Storia. «Lo statista o la statista cristiani», conclude Thiel, «sanno che l'epoca moderna non sarà permanente, e che anzi cederà il passo a qualcosa di molto diverso. Non bisogna mai dimenticare che un giorno tutto sarà svelato, che tutte le in giustizie saranno messe a nudo e che coloro che le hanno perpetrate saranno chiamati a risponderne. Perciò, nel determinare la giusta miscela di violenza e pace, lo statista o la statista cristiani sarebbero saggi, in ogni caso, a schierarsi dalla parte della pace. Non esiste una formula per rispondere alla domanda critica su cosa costituisca un «caso limite», che deve essere deciso in ogni specifico caso. È possibile che le decisioni cumulative prese in tutti questi casi limite determinino il destino del mondo postmoderno. Perché quel mondo potrebbe differenziarsi dal mondo moderno in modo molto peggiore o molto migliore: la violenza illimitata di una mimesi incontrollabile o la pace del regno di Dio». Per ora, attorno a noi vediamo soprattutto violenza illimitata. Ma pensare di farla cessare semplicemente imponendo un nuovo ordine dall'alto - come molti neocon hanno creduto e credono ancora possibile - è pura follia. Forse dobbiamo arrenderci al pensiero che solo un dio ci può salvare.
13 ottobre 2025: il summit per la pace di Sharm El-Sheikh (Getty Images)
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