2025-05-23
Pesaro, il tribunale sdogana l’utero in affitto
Via libera all’adozione di un bambino da parte di una coppia omogenitoriale. Anche se è nato all’estero grazie alla gestazione per altri e l’Italia ha dichiarato questa pratica reato universale. Secondo la giustizia così prevarrebbe l’«interesse» del minore.La pratica dell’utero in affitto è reato universale secondo la legge italiana, ma dei giudici hanno sostenuto il diritto all’adozione del secondo figlio per una coppia omogenitoriale pesarese, nato all’estero tramite gestazione per altri. Il tribunale dei minori di Pesaro ha dato il via libera all’adozione affermando che «il minore deve essere tutelato al di là della modalità con cui è venuto al mondo». Nel dichiarato obiettivo di proteggere «l’interesse» del bambino, purtroppo si avvalla una pratica barbara che sfrutta le donne e calpesta i nati dalla maternità surrogata. Inoltre, la sentenza tenta di far passare per un diritto la bigenitorialità. I due «papà», liberi professionisti pesaresi di 32 e 42 anni, avevano intrapreso lo stesso percorso nel 2023, ottenendo l’adozione del primo figlio, pure lui nato negli Stati Uniti affittando il ventre di una donna. Allora, solo il padre biologico era stato inizialmente riconosciuto dallo Stato italiano, rendendo necessaria la procedura giudiziaria per estendere la genitorialità anche al partner. Un figlio ottenuto in questo modo non è bastato alla coppia gay, che ha ripetuto il percorso e fatto nascere anche il secondo bambino in California, prima dell’entrata in vigore della legge che dall’ottobre scorso persegue l’utero in affitto come reato universale anche se commesso all’estero. I due piccoli, con cittadinanza americana e doppio cognome, vivono nelle Marche in una famiglia composta da due papà. «Nonostante la legge sulla Gpa, i giudici hanno ribadito che il diritto del minore ad avere una famiglia deve prevalere», ha dichiarato l’avvocato Claudia Fabiani, che lo scorso dicembre aveva seguito la pratica di richiesta di adozione, dopo aver assistito la coppia già nel 2023. «Il tribunale ha capito che al di là della tradizionale famiglia, il focus è il benessere del bambino. Un figlio voluto in maniera condivisa dalla coppia che se n’è presa cura come sottolineato anche dagli assistenti sociali», è quanto spiega su Centropagina.it.«Ci siamo conosciuti quattro anni fa ed entrambi avevamo il desiderio di avere un bambino», raccontavano i due uomini nell’aprile di due anni fa sul Corriere Adriatico. Dicevano: «In Ucraina ci hanno offerto un utero in affitto per 80.000 euro, ma uno di noi si doveva presentare come single e non dichiarare l’omosessualità. Poi avremmo dovuto portare il bimbo in Russia e dimostrare con un test genetico che uno di noi era il padre e infine arrivare in Italia. Tutto ciò sarebbe stato assurdo e contrario alle nostre volontà». Spiegavano di essere andati allora a San Diego, in California: «Ci siamo rivolti a una agenzia e abbiamo donato il seme. Abbiamo scelto da una banca dati la donatrice dell’ovulo e infine abbiamo conosciuto la gestatrice che avrebbe portato in grembo nostro figlio per nove mesi. È stata lei a scegliere noi, ha conosciuto la nostra storia e ha voluto aiutarci […]. Quando è nato è stata una grande emozione, siamo stati presenti al parto. Subito dopo ci è stato consegnato il bambino». La storia era infarcita di lacrime di commozione e di gioia di cambiare i pannolini al pupo, nato da una mamma che non lo vedrà crescere. Un bimbo che adesso condivide con il fratellino l’assenza di un abbraccio materno, ma gli staranno raccontando che è tutto normale. Deve solo accettare questa infinita violenza, che rende felici papà 1 e papà 2. Per i giudici, invece, la decisione presa sarebbe a favore dei minori. «Una discriminazione del bambino fatta derivare dallo stigma verso la decisione dell’adulto di aver fatto ricorso a una tecnica procreativa vietata dal nostro ordinamento, si risolverebbe in una violazione del principio di uguaglianza».L’unica speranza è che questa sentenza di primo grado venga rovesciata in appello. Non perché quel piccolo soffra, ma perché venga scoraggiata una pratica che insegue solo il desiderio egoistico di far nascere bambini senza un atto d’amore, bensì oltraggiando una donna e la creatura messa al mondo.«Una donna ha donato l’ovocita e la gestante ha portato nel ventre l’embrione», spiegarono lo scorso dicembre il primario Fabio Busato e l’infermiere Gaetano D’Alessandro, la coppia padovana di Saccolongo rientrata dall’Argentina con la piccola Eva nata da utero in affitto. Alla mamma avrebbero pagato solo le spese mediche: «Abbiamo sempre fatto tutto alla luce del sole, firmando pratiche e certificando i rimborsi», riferirono al Gazzettino di Padova. Secondo la stampa argentina versarono alla donna almeno 5.000 euro. «Le cifre sono false ma in ogni caso noi preferiamo non darle. Non mi piacerebbe che un giorno la bimba leggesse i dettagli economici. Per noi è solo una questione affettiva», tenne a precisare Busato.Vennero rilasciati dopo 40 giorni di soggiorno forzato in un appartamento dalle autorità argentine, che avevano deciso di avviare un’indagine penale su traffico di minori e truffa nei confronti delle donne deboli. Anche loro evitarono per un soffio di essere perseguiti penalmente, essendo la bimba nata prima dell’entrata in vigore della legge.
L’Asia ha fame di lingotti e prepara di depositi. In Pakistan i pannelli solari mandano in crisi il sistema idrico. Gas russo, il prezzo alla Cina è scontatissimo. Rame ancora superstar, prezzo vicino ai massimi.