2022-06-18
Persino Hollywood si nutre di patate, «le mele dell’amore»
Marilyn Monroe e Tom Ewell mangiano patatine in «Quando la moglie è in vacanza» del 1955 (Getty Images)
Sono presenti in molti film. L’Italia ne è un vasto giacimento. Sono tanti i modi di dire (e gli insulti) di cui sono protagoniste.Cinema e patate. Non potevamo non dedicare un’altra puntata alla solanacea dopo quella del 12 marzo. Troppo importante la patata declinata in mille modi. Hollywood si nutre di patate. La troviamo come contorno in parecchi film. In Pulp fiction John Travolta e Samuel L. Jackson si scambiano informazioni sulle patatine fritte. «Sai cosa mettono sulle patatine in Olanda al posto del ketchup?» «Cosa?» «La maionese». «Che schifo!» «Eh! Gliel’ho visto fare, amico... Cazzo! Le affogano in quella merda gialla!». In Toy Story c’è l’irascibile Mr Potato, cattivo e irascibile solo in apparenza: nel petto gli batte un cuore d’oro. Nel Signore degli anelli agli Hobbit piacciono le patate bollite. In The Martian un astronauta sopravvive sul pianeta rosso approntando una serra dove coltiva patate. Ma la scena più intrigante, più sexy-patatesca in assoluto è in Quando la moglie è in vacanza di Billy Wilder con Marilyn Monroe e Tom Ewell. Quando la biondissima star entra in casa di Tom ha tra le mani una bottiglia di champagne e un sacchetto di chips. Estratta una patatina la intinge nel vino francese e si rivolge con voce sensuale all’uomo (un marito del tipo «vorrei ma non posso») chiedendogli: «Ha mai mangiato patatine e champagne? Una follia vero?». Magistrale. Cinquant’anni dopo la morte di Marilyn la maison Gobillard ha dedicato alla diva il Marilyn Monroe Champagne brut premier cru.Nell’Inghilterra di William Shakespeare il Solanum tuberosum era chiamato la mela dell’amore e al bardo di Stratford upon Avon non par vero di patateggiare nelle Allegre comari di Windsor giocando sul doppio senso: «Che lusso la patata con il grasso lombo e il dito che rimescola questo impasto». In fatto di allusioni lo batte qualche secolo dopo la pubblicità dell’Amica Chips con Rocco Siffredi che nello spot dice di aver provato tante patatine, tedesche, francesi, italiane, ma che nessuna è come Amica Chips.Le sottilissime chips vendute in sacchetti che, sfregandoli, danno l’idea della croccantezza delle patatine, sono made in Usa. Nacquero nel 1853 nella contea di Saratoga Springs, stato di New York, nel ristorante di un discendente dei pellerossa di nome George Speck, soprannominato Crum. Curioso destino per una patata nascere da uno Speck. Pare che a spingere il cuoco indiano ad affettare le patate come fogli di carta sia stato il magnate Cornelius Vanderbilt che continuava a lamentarsi che le patate fritte che gli venivano servite erano troppo spesse e gonfie di olio. Crum, incavolato, le tagliò sottilissime, le frisse e le mandò in tavola. Quando il riccone assaggiò le Saratoga Chips, così vennero battezzate, fu entusiasta. Cent’anni dopo la patatina sottile, prodotta industrialmente, diventò lo snack più amato dai bambini del mondo. E dai loro papà.Le patatine fritte erano tra i cibi prediletti di Gabriele D’Annunzio. Patate rancide mantengono vivo Primo Levi ad Auschwitz. Le patate ammuffite salvano il corpo, ma anche l’anima di Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d’Ars. Disposto a soffrire molto per purgarsi dei peccati, il prete arriva alla santità flagellandosi e mondandosi dalle scorie del peccato cucinando patate, ma mangiandole dopo parecchi giorni, quando avevano un dito di muffa sulla polpa.La mite patata, oltre al gusto, arricchisce il linguaggio figurato. È ottima anche per offendere. Durante il dominio austriaco sul Lombardo Veneto i mantovani alludevano ai soldati di Radetzky definendoli «patatuch», patatucco, fusione di due parole: patata e crucco. Stessa offesa a Napoli durante la prima guerra mondiale: patatucco o patacrucco. Di un tipo incolore, scialbo si dice: «È inespressivo come una patata». Di uno convinto di essere spiritoso: «Ha lo spirito di patata». Di una persona goffa: «È una patata». Se la goffaggine è moltiplicata per cento il goffo diventa «un sacco di patate». Ci vendichiamo del tedesco che ci chiama «makaroni» rendendogli patata per focaccia: «kartoffeln». Dino Durante, giornalista e scrittore padovano, nel Vocabolario degli insulti del Veneto riporta questo modo di dire: «Ghe ne go na patata de ti. È l’esclamazione del marito dopo che la moglie lo rimprovera 10 volte in tre minuti. Dopo l’affermazione arriva l’undicesima volta». Con le solanacee Indro Montanelli affossa gli ultimi rami della dinastia savoiarda. «I Savoia sono come le patate, la parte migliore è sottoterra» la dedica a Vittorio Emanuele. Nel linguaggio figurato la patata s’imparenta con la gatta: se la prima è bollente, la seconda è da pelare. La soluzione è passarle entrambe a una persona antipatica.I Romani non la conoscevano e la patata non conosceva i Romani. Eppure l’ortaggio col nome sonoro e cadenzato, pa-ta-ta, è un valido aiuto nell’insegnamento e nell’apprendimento della metrica latina. Lo diciamo con cognizione di causa: è grazie alla patata e al professore di latino di prima magistrale che abbiamo imparato ad apprezzare l’esametro virgiliano. Era un brav’uomo, il professore, ma come latinista si affidava più all’istinto che ai canoni che regolano la composizione di carmi e liriche. Per farci capire la musicalità e la bellezza dei versi dell’Eneide usava la patata come metronomo. Recitava versi affidandosi alla memoria che, però, lo sosteneva fino a metà esametro. Completava il resto con la patata. E così il rimbombo del galoppo dei cavalli sul terreno fradicio, Quadrupedànte putrèm sonitù quàtit ùngula càmpum, in bocca sua diventava Quadrupedànte putrèm... patatìn, patatòn, patatà. Virgilio avrebbe avuto da ridire, ma il fine giustifica i mezzi. Gli gnocchi di patata sono diventati un classico della cucina italiana. Sono buoni con qualsiasi tipo di condimento: salsa di pomodoro, ragù alla bolognese, pesto genovese, burro fuso e salvia, crema di gorgonzola, fontina fusa (gnocchi alla bava valdostani), pastissada de caval (a Verona), ai funghi porcini (Trentino), al tartufo bianco delle Crete Senesi (San Giovanni d’Asso). In Toscana li chiamano topini. Ne parla Vasco Pratolini in Cronache di poveri amanti: «Gli gnocchi di patate, chiamati topini, nella confezione dei quali Leontina è altrettanto brava che nella confezione delle asole».Renzo Pellati, scrittore e specialista in storia dell’alimentazione e igiene, consiglia a chi ha problemi di linea patate lesse con poco sale. «Possono sostituire il pane: 100 grammi di pane bianco danno 260-270 calorie, 100 grammi di patate ne danno 80». L’Italia è un giacimento di patate: in Piemonte sono famose quelle della Val di Lanzo. In Trentino in val di Ledro le patate sono viola. In Alto Adige ottime quelle della Val Pusteria. In Emilia celebre la primura di Budrio (patata di Bologna Dop) e quelle della valle del Reno. Cologna Veneta si distingue per la patata farinosa, in Umbria quella di Colfiorito. In Sardegna squisite quelle dell’Ogliastra. E qui ci fermiamo per non andare fuori misura.A Roma le patate (sottoforma di gnocchi) entrano in politica nel 1883 quando l’oste trasteverino Orazio Arzilli si candida. Il suo programma politico è il trionfo del menù trasteverino: «Se veramente volete il vostro benessere, eleggete Orazio Arzilli. Le sue opinioni politiche sono: martedì fagioli con le cotiche, giovedì gnocchi e sabato trippa! Questi saldi convincimenti del candidato Arzilli sono sempre innaffiati da un prelibato vino di Frascati». Ebbe solo 78 voti. Trombato, si consolò con l’osteria piena tutti i giorni.
Ecco Edicola Verità, la rassegna stampa del 3 settembre con Carlo Cambi