Il pericolo per la nostra salute? Non i no vax ma i pronto soccorso
Aumentare lo stipendio ai dottori che lavorano al pronto soccorso «è l’impegno che mi assumo», ha dichiarato il neo ministro alla Salute, Orazio Schillaci. Misura indispensabile, da prendere senza ulteriori ritardi, ma intanto come la mettiamo con la drammatica carenza di camici bianchi nella medicina d’emergenza?
In queste unità operative mancano all’appello «circa 4.000 medici», dichiarava a fine ottobre Giovanni Migliore, presidente di Fiaso, la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere. Con l’intento di ridurre le esternalizzazioni, chiedeva la «retribuzione accessoria, per i medici che effettuano turni aggiuntivi nelle unità operative di pronto soccorso e di anestesia, e l’apertura ai medici in formazione specialistica assunti dalle Aziende sanitarie». Provvedimenti un po’ più complessi del mero ritocco allo stipendio di chi ci lavora.
La situazione nei pronto soccorso è una vera emergenza. Esasperata da una medicina del territorio incapace di dare risposte ai pazienti, deve far fronte a un numero crescente di richieste di assistenza che vengono accolte con tempi di attesa vergognosi ed enormi disagi, con tanta sofferenza per i cittadini. Non solo. Da mesi, in dipartimenti che richiedono esperienza, prontezza, capacità di predisporre in tempi rapidi indagini diagnostiche e terapeutiche per definire il quadro clinico di un paziente e intervenire al più presto, finiscono spesso dottori reclutati da società private o da cooperative, che dovrebbero fornire servizi a prezzi più vantaggiosi rispetto a quelli proposti dal mercato.
Ben 21 dei 26 pronto soccorso degli ospedali del Veneto, costretti a rivolgersi a cooperative di reclutamento per avere dottori, offrono invece compensi stratosferici. «Il medico di una coop privata guadagna tranquillamente 100 euro lordi all’ora, 1.200 per un turno di 12 ore» ha dichiarato al Mattino di PadovaStefano Badocchi di Cimo, la Confederazione italiana dei medici ospedalieri.
«Moltiplicato per 10 turni in un mese, è uno stipendio di 12.000 euro lordi, il doppio rispetto a quello di un medico strutturato». Un esempio, tra i tanti. L’Ulss 6 Euganea, nel Padovano, ha appaltato il servizio per un anno (1,2 milioni di euro) ad alcune società tra cui Bmc health solutions h24 di Siena, gruppo di intermediazione medica e logistica che cerca dottori anche su Facebook. Ad aprile, l’offerta per lavorare nel pronto soccorso di una struttura convenzionata di Milano era di «1.000 euro per turno di 12 ore. Pagamento a 30 giorni». C’erano anche annunci rivolti «ai meno esperti», per effettuare codici minori, bianchi e verdi in ospedali della provincia di Padova, di Treviso e di Venezia, assicurando che prima di iniziare avrebbero ricevuto «corsi di formazione specifici nell’ambito dell’emergenza territoriale».
Compenso da 700 euro «a turno», precisava il direttore sanitario di Bmc, Antonio Magliocca. «Ci facciamo la Daytona», commentava uno dei medici. Appaltando a società esterne la ricerca di medici per i pronto soccorso, il primo requisito che salta è il controllo della professionalità e della formazione di chi sarà arruolato a gestire un ictus, un problema respiratorio, un trauma e le centinaia di altre urgenze che richiedono personale con esperienza, non semplici turnisti.
Così, a decidere della gravità di un caso spesso finiscono incompetenti, come testimoniava un medico martedì scorso a Fuori dal coro, su Rete 4. Nella trasmissione condotta da Mario Giordano, il professionista ha raccontato che un collega di turno, dottore a gettone, «non era stato in grado di intraprendere procedure rianimatorie» in soccorso di un paziente, perché «non aveva compiuto percorsi formativi nell’ambito dell’emergenza, bensì della medicina estetica».
Solo l’intervento degli infermieri aveva salvato il poveretto dalle funzioni vitali compromesse, e non bisognoso di un ritocchino. A procurare questo medico era stata la Med right srl di Milano, società che come attività principale gestisce banche dati, ma che ha vinto diverse gare per la copertura dei turni al pronto soccorso di Aziende socio sanitarie di Lecco, di Valtellina e Alto Lario, così come di Chieri, Carmagnola, Moncalieri, Nichelino, con compensi annui dai 400.000 agli 800.000 euro, ma anche semestrali da 600.00 euro.
Su Indeed, motore di ricerca per trovare lavoro, abbiamo visto che anche tre giorni fa la Med right cercava sei medici per «la medicina d’urgenza, con durata del contratto 24 mesi e stipendio da 800 euro al giorno, più bonus, e maggiorazione per il lavoro festivo». Lo scorso dicembre, però, sei sindaci dell’Alta Valtellina protestarono per i disservizi del pronto soccorso dell’Ospedale Morelli di Sondalo affidato ai medici della cooperativa Med right. Dichiararono che erano «evidenti le lacune organizzative e di efficienza della prestazione sanitaria che mettono a repentaglio l’incolumità dei pazienti».
Il nuovo ministro della Salute, oltre a definire «inaccettabile» che medici esterni vengano pagati uno sproposito, deve dire che non si può tollerare che una sanità stia funzionando in molti ospedali, solo perché è la gestione privata a garantire un alto numero di dottori.
La questione non sono i medici no vax, che a detta di colleghi e pseudo esperti livorosi è sbagliato reintegrare, ma lo scempio che è stato fatto dell’assistenza sanitaria pubblica. La decisione di sospendere i non vaccinati contro il Covid, che avrebbero potuto lavorare con gli adeguati dispositivi di protezione, è stata l’ennesima follia ai danni dei cittadini.