2019-07-07
Perfino l’Onu ci dice: basta con gli affidi facili
A febbraio il Comitato per i diritti del fanciullo ha raccomandato all'Italia di limitare il più possibile il trasferimento dei ragazzini nelle case famiglia. E ha ammonito: «La sottrazione dei figli va monitorata e deve essere consentita solo dopo attenta valutazione».Quando, il primo febbraio di quest'anno, è uscito il report delle Nazioni unite sulle condizioni dell'infanzia nel nostro Paese, i giornali italiani ci si sono buttati a pesce. Quasi tutti hanno parlato del documento stilato dal Comitato per i diritti del fanciullo, che contiene alcune «osservazioni conclusive» frutto di circa due anni di indagini. In particolare, però, i media si sono concentrati su un passaggio del testo, quello riguardante gli abusi sessuali commessi da da «personale religioso della Chiesa cattolica». I media all'unisono - ovviamente - hanno riportato con evidenza l'attacco rivolto alla Chiesa, che certo non stupisce trattandosi di un documento Onu. Un po' meno rilevanza - anzi, praticamente nessuna - è stata data ad altri interessanti capitoli della relazione. Il documento sui diritti dei bambini, infatti, contiene alcune precise indicazioni che vengono rivolte al nostro Paese con notevole determinazione. Riguardano gli argomenti che negli ultimi giorni stiamo approfondendo su queste pagine. Ieri, con il contributo della professoressa Vincenza Palmieri e dell'avvocato Cristina Franceschini, abbiamo raccontato come funziona il sistema degli affidi facili, ovvero la «filiera» di cooperative e associazioni che campa grazie ai bambini strappati alle proprie famiglie. Questo dramma è stato troppo a lungo ignorato, e ora finalmente riesplode grazie all'inchiesta «Angeli e demoni» della Procura di Reggio Emilia. Il punto, però, è che su questo sistema, su questa «filiera», si doveva e poteva intervenire. Tanto che persino le Nazioni Unite ci hanno invitato a farlo. Nel capitolo del report intitolato «Ambiente familiare e assistenza alternativa», il Comitato per i diritti del fanciullo raccomanda all'Italia di «continuare a rivedere le sue politiche sull'assistenza alternativa per i bambini privati di un ambiente familiare per ridurre l'affidamento alle organizzazioni della società civile, comprese le organizzazioni religiose, al fine di sviluppare un sistema più integrato, basato sui diritti dei minori e responsabile, che integri l'assistenza tradizionale fornita dalla famiglia allargata con particolare attenzione all'interesse superiore del minore». In sostanza, ci stanno dicendo che bisogna evitare il più possibile di mandare i bambini in comunità e case famiglia. Gli esperti Onu ci invitano poi a «adottare misure per ampliare il sistema di affido per i bambini che non possono stare con le loro famiglie, al fine di andare oltre l'istituzionalizzazione dei bambini». Il Comitato ci ha anche ripetuto che dobbiamo raccogliere dati statistici sulle condizioni minori. Informazioni che sono molto incomplete o mancano del tutto. Infine, i rappresentanti dell'Onu ribadiscono che l'Italia deve «garantire che la rimozione di bambini dalla famiglia, compresi quelli con disabilità, sia consentita in ogni singolo caso solo dopo un'attenta valutazione del migliore interesse, e che sia efficacemente monitorata». A quanto pare, gli esperti internazionali si sono resi conto che, dalle nostre parti, la «rimozione dei bimbi» dalle famiglie avviene in modo troppo facile. Non per nulla le frasi del documento Onu sono state più volte riprese Paolo Roat, direttore del Dipartimento tutela minori del Ccdu Onlus. «Ci auguriamo che la Politica con la “P" maiuscola sappia ascoltare il nostro appello», dice, «affinché fatti come quelli di Reggio Emilia, della Bassa Modenese e del Forteto, per citarne alcuni, non accadano mai più». Ora i problemi sono chiari: è il momento di affrontarli e risolverli una volta per tutte.
Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea (Getty Images)
Manfred Weber e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Ursula von der Leyen (Ansa)