2024-06-06
Ora si spieghi perché ogni dubbio fu zittito
Adesso che il muro di gomma eretto attorno alla gestione pandemica sta crollando, è ancora più urgente l’avvio della Commissione. Che, oltre agli errori fatti, dovrà accertare i motivi del bavaglio messo a chiunque contestasse la linea di Giuseppe Conte, Roberto Speranza e Mario Draghi.Il muro di gomma costruito in questi anni per nascondere errori e orrori durante la gestione della pandemia sta cominciando a cedere. Se fin dall’inizio si era tappata la bocca, con la giustificazione dell’emergenza, a chiunque volesse indagare le ragioni di alcune scelte, ora il bavaglio sta cedendo. Politici, scienziati e giornalisti cominciano non soltanto a farsi domande su decisioni che erano state presentate come dogmi, ma si danno anche risposte, scoprendo l’inutilità di alcuni provvedimenti, e a volte anche la loro dannosità. Ha fatto una certa impressione vedere Anthony Fauci, ossia il responsabile della gestione dell’emergenza negli Stati Uniti, sottoposto a un fuoco di fila dei deputati del Congresso americano e alla fine costretto ad ammettere che «non c’era nessuno studio che giustificasse l’obbligo di mascherine per i bambini». Di fronte alle contestazioni spesso pesanti dei repubblicani, l’ottantenne scienziato che durante l’epidemia era ritenuto una specie di zar, in quanto da lui dipendeva ogni decisione, ha dovuto riconoscere di non ricordare chi e perché diede disposizioni che imponevano un «distanziamento sociale». In pratica, due dei pilastri della lotta contro il virus sono apparsi per quel che erano, ovvero scelte improvvisate, di autorità politiche e mediche che procedevano a tentoni, senza nessun vero supporto scientifico. Ma nell’audizione alla Camera, trasformatasi quasi subito in una specie di interrogatorio, Fauci non è riuscito neppure a smentire la tesi della fuga del coronavirus dal famigerato laboratorio di Wuhan, tesi peraltro rilanciata, sulla base degli studi di una scienziata, proprio pochi giorni fa dal New York Times. Altro che virus trasmesso da animali in vendita al mercato: come ha spiegato Alina Chan, tutto sarebbe frutto della ricerca sui virus resistenti, tanto resistenti da essere sfuggiti di mano, con responsabilità della Cina, ma anche degli Usa. Tuttavia, Fauci non è il solo guru dell’emergenza a essere stato messo sotto torchio. In casa nostra, pure l’ex direttore generale della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, è stato costretto a qualche ammissione. Non solo riconosce che sui vaccini «così come per ogni altro farmaco, bisogna soppesare rischi e benefici» (dimenticando però di aver dato via libera all’inoculazione dei bambini, quando era noto che i minori con il Covid non rischiavano praticamente nulla), ma addirittura prende le distanze dall’obbligo vaccinale: «Qualche eccesso io lo avrei evitato, come insistere con il green pass quando si era capito che con Omicron il siero non proteggeva dall’infezione». E dire che sin dall’inizio era risultato chiaro che vaccinarsi non significava affatto «avere la certezza di trovarsi tra persone che non contagiano e non si contagiano», come invece ebbe a dire il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Nonostante prima, seconda e terza dose, già si sapeva che il virus continuava a circolare. Ma i vertici del ministero, tra i quali lo stesso Rezza, insistettero a sostenere l’urgenza di vaccinare anche i più giovani, con il risultato della morte di Camilla Canepa, la ragazza di Chiavari che voleva una vita normale, senza il rischio di limitazioni imposte nei confronti di chi non aveva offerto il braccio alla patria. Piano piano, nel muro di gomma si aprono delle brecce, come quella spuntata sulle pagine del quotidiano britannico Telegraph, con l’ammissione da parte di Astrazeneca che il farmaco messo in circolazione dalla multinazionale poteva «provocare, seppur in casi molto rari, trombosi con sindrome di trombocitopenia», proprio la «rara» reazione che ha portato alla morte di Camilla. Ma non è tutto: dopo aver bollato come cialtroni e seguaci delle scie chimiche chiunque parlasse di cure anti Covid alternative al vaccino, le riviste scientifiche cominciano a pubblicare articoli che rivedono criticamente alcune verità che erano fino a poco tempo fa indicibili, come per esempio il cosiddetto protocollo Remuzzi, dal nome del direttore dell’Istituto Mario Negri, i cui effetti sono stati oggetto di pubblicazione su EClinicalMedicine, del gruppo Lancet, per la riduzione dei giorni di ricovero dei malati. Oppure come il trattamento con il plasma proposto da Giuseppe De Donno. L’ex primario dell’ospedale mantovano Carlo Poma fu trattato come un ciarlatano, ma a marzo del 2022 uno studio americano, finanziato dal dipartimento della Difesa e dal National institute of health ha dimostrato che la terapia funziona. Verrà dunque il giorno in cui la Commissione d’inchiesta accerterà tutto ciò? Potremo prima o poi capire per quali ragioni chiunque manifestasse dubbi sulla linea di Conte, Speranza e Draghi fu messo a tacere?