2025-01-24
Perché Almasri è tornato a Tripoli? Semplice, si chiama ragion di Stato
Il generale libico Najeem Osema Almasri Habish atterra a Tripoli dopo il suo allontanamento dall’Italia (Ansa)
Decisione presa nell’interesse dell’Italia: dare il carceriere alla Cpi avrebbe scatenato la reazione dei libici sotto forma di ondate migratorie. È il metodo usato con Cecilia Sala, ma allora i dem non si sono lamentati.Nel 25° anniversario della scomparsa, Sergio Mattarella ha celebrato con parole di grandissima stima la figura di Bettino Craxi. «È stata una personalità rilevante degli ultimi decenni del Novecento italiano. Ha impresso un segno negli indirizzi del Paese in una stagione caratterizzata da grandi tensioni sociali e da profondi mutamenti negli equilibri globali». Il discorso del capo dello Stato ha riportato alla mente l’abolizione della scala mobile, duramente contestata dalla Cgil e dal Pci, e il giorno in cui, da presidente del Consiglio, Craxi rifiutò di consegnare il capo dei sequestratori dell’Achille Lauro agli americani. Entrambi gli episodi furono la prova che a Palazzo Chigi c’era uno statista che aveva il coraggio di scelte pragmatiche utili all’Italia.Per cancellare un automatismo che non difendeva il potere d’acquisto dei lavoratori ma creava inflazione o respingere, con un no secco, le richieste di un alleato che voleva processare un terrorista e assassino, oltre al carattere serviva anche un grande senso dell’interesse nazionale. Non so se, come sostiene qualcuno, Craxi abbia poi pagato lo sgarbo di far circondare dai carabinieri i marines che volevano arrestare Abu Abbas, capo del commando del Fronte per la liberazione della Palestina. Ma a prescindere dalle teorie di complotti degli Stati Uniti dietro Mani pulite, con quella decisione l’allora presidente del Consiglio evitò al nostro Paese la rappresaglia dei terroristi, mettendoci al riparo da attentati e dirottamenti che certo ci sarebbero stati se Abbas fosse stato consegnato agli americani.Dunque, se Craxi è lodato e ricordato per ciò che fece quarant’anni fa, non si capisce perché, invece, Giorgia Meloni debba essere criticata per aver lasciato libero Najeem Osema Almasri, capo della polizia libica di cui la Corte penale dell’Aja chiedeva l’arresto. Qualcuno può pensare che il presidente del Consiglio abbia restituito a Tripoli un uomo accusato di violare i diritti umani per puro capriccio o, peggio, per errore? È evidente che il comandante delle guardie libiche sia stato rispedito a casa su un aereo dei servizi segreti dopo una valutazione molto pratica della convenienza di lasciarlo libero. Trattenerlo e consegnarlo alla Corte penale internazionale significava mettere in conto la reazione delle autorità di Tripoli, le quali non ci avrebbero messo molto a lasciar partire migliaia di profughi intenzionati a raggiungere le coste italiane. Quindi, tra eseguire una richiesta della Corte dell’Aja ed evitare lo sbarco di decine di migliaia di clandestini, molti dei quali sarebbero finiti nelle mani della criminalità, il premier ha fatto la seconda scelta, nell’interesse del Paese.Del resto, è lo stesso calcolo pragmatico che l’ha portata a liberare Mohammad Abedini, il cittadino iraniano detenuto nel carcere milanese di Opera per il quale gli Usa avevano chiesto l’estradizione. Tra l’assecondare i desideri americani di processare un presunto collaboratore di terroristi e riportare a casa Cecilia Sala, Giorgia Meloni ha deciso di far tornare la giornalista del Foglio. In quel caso, però, nessuno si è azzardato a criticare il presidente del Consiglio, ritenendo che avesse fatto la scelta giusta.E perché tale disparità di reazione? La risposta è semplice: Cecilia Sala è una radical chic (prova ne è che sia corsa subito a confessarsi dal don Abbondio della tv, il chierico laico della Nove, al secolo Fabio Fazio) e, perciò, la sinistra, che era già pronta a criticare il governo per non essere stata coinvolta, ha dovuto ingoiare il rospo, applaudendo il rientro della collega.Il che dimostra che non tutte le operazioni nell’interesse nazionale sono accolte nel medesimo modo. Se liberi un tizio sospettato di collaborare con i pasdaran ma salvi qualcuno di sinistra, sei bravo. Se, invece, scarceri un aguzzino evitando l’invasione di clandestini, sei spregevole e cinico. Del resto, ricordate quando in Siria rapirono Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, due pacifiste che, senza rendersene conto, finirono nelle mani dei tagliagole di Al Nusra? Era il 2014, a Palazzo Chigi c’era Matteo Renzi, quello che adesso si indigna per la scarcerazione di Almasri. Come pensate che siano state liberate le due vispe terese? Pagando i sequestratori, cioè dando soldi a dei terroristi. La stessa cosa successe quando in Afghanistan fu rapito un giornalista di Repubblica. Anche se nessuno lo ammetterà mai, soprattutto non lo confesserà Romano Prodi che a quei tempi era premier, Daniele Mastrogiacomo fu riportato a casa pagando i talebani. Per la sinistra, evidentemente, si può trattare con i banditi per salvare la vita di una persona ma solo se l’ostaggio è un compagno. Rimandare a casa un aguzzino, evitando altre stragi nel mare e impedire che in Italia, oltre ai profughi, arrivi qualche delinquente (tipo stupratori e accoltellatori di cui registriamo in questi giorni i crimini), invece, non va bene: è da criminali. Ma come è noto, gli statisti non si distinguono dal loro colore politico, bensì dal coraggio con cui affrontano le decisioni nell’interesse del Paese. Una ragione di Stato che manca ai tanti che in questi giorni sbraitano.Ps. Almasri non è atterrato in Italia dalla Libia, ma è sbarcato a Francoforte, dove ha avuto il tempo di noleggiare un’auto per dirigersi verso Torino. Come mai la polizia tedesca non si è accorta che sull’aguzzino delle carceri di Tripoli gravava un mandato di cattura della Corte penale internazionale? A me risulta che sapessero bene della richiesta di arresto ma stranamente, invece di far scattare le manette, hanno deciso di segnalare la cosa all’Aja. Ma solo dopo aver lasciato che Almasri partisse per l’Italia. So che a pensar male si fa peccato ma, come diceva Giulio Andreotti, quasi sempre ci si azzecca: forse il compagno Olaf Scholz ha voluto evitare una grana, scaricandola sull’Italia, che per di più è guidata da un governo di centrodestra un po’ inviso a Berlino?
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)