2023-07-26
Per superare lo stallo anche i popolari e Vox cercano la sponda degli indipendentisti
Pedro Sánchez e Alberto Nunez Feijòo (Getty images)
Alberto Nunez Feijòo tenta il dialogo con il Psoe, che rifiuta. I catalani di Junts a Pedro Sánchez: «Per trattare con noi deve parlare con Charles Puigdemont».Una premessa è d’obbligo: domenica scorsa si è votato in Spagna e Giorgia Meloni, presidente del Consiglio in Italia, non era candidata. Le analisi sin qui condotte sono indirizzate a sostenere che i risultati di Madrid hanno sconfitto la destra in Europa e dunque la Meloni, e che gli spagnoli assai più saggiamente degli italiani ne hanno respinto le lusinghe. Restano due aspetti fondamentali: Madrid non ha un governo e però ha la presidenza di turno dell’Europa, in un semestre che dovrebbe portare - tra le altre cose - al rinnovo del patto di stabilità. È indispensabile che in Spagna si formi un esecutivo. La prospettiva che sta prendendo piede è che il Pp con Vox riesca ad attrarre un paio di formazioni regionali (i due partiti insieme hanno 166 seggi, dieci meno del necessario) per formare un governo, diversamente si fa concreta l’ipotesi di tornare a nuove elezioni a settembre, visto che le Cortes si riuniranno per la prima volta il 13 agosto. Il secondo aspetto è che la sinistra ha perso, ma il premier uscente Pedro Sánchez - che si rallegra che il Fondo monetario assegni alla Spagna il massimo di crescita nel mondo: 2,5% contro un 1,8% del Pil americano - vuole fare un governo di minoranza, e per ora impedisce ad Alberto Nunez Feijòo, il leader dei popolari vincitore delle elezioni, di avviare colloqui esplorativi. El Mundo - uno dei maggiori quotidiani spagnoli - pubblica una cartina assai esemplificativa: nel 2019 la Spagna era colorata di rosso da Bilbao a Gibilterra, nel 2023 solo il Sud è rosso. El Pais, il primo giornale spagnolo, ha una tabella icastica: nel 2019, quando il capo del Psoe è salito alla Moncloa (la sede del governo) la sinistra aveva il 42,9% e la destra 42,7%. Oggi la destra è al 45,4% e la sinistra 44,01. Partendo da qui, il segretario del Pp, Alberto Nunez Feijòo, che ha guadagnato il 13% di voti e 47 seggi in più, vuole provare a fare il governo. Lo ha chiesto esplicitamente a Sánchez, invitandolo a colloqui che si stanno dipanando in queste ore. Il segretario dei socialisti però non riconosce la sconfitta della sinistra (Sumar, il raggruppamento del ministro del Lavoro Yolanda Diaz, con 31 seggi e il 12% dei voti, ha avuto un successo leggermente minore delle aspettative) e vuole formare un governo di minoranza raccattando consensi tra i partiti scissionisti e locali. Conta su una spaccatura tra Pp e Vox (il partito di Abascal ha oggettivamente fatto flop, arrivando a solo 33 eletti) e soprattutto sui separatisti catalani. Sarebbe un’alleanza a dir poco imbarazzante. I soli che per ora hanno annunciato al Psoe appoggio senza condizioni sono quelli del Blocco nazionalista galiziano, che conta un deputato. Assai più complicata la trattativa con Junts (Uniti per la Catalogna) che ha sette seggi, il cui capo storico è Charles Puigdemont. Lunedì, subito dopo i risultati elettorali, la Corte Suprema ha chiesto un mandato d’arresto europeo per lui e per l’eurodeputato Toni Comin che sono «latitanti» in Belgio. Pedro Sánchez dovrebbe presentarsi all’Europa alleato di un partito il cui leader è inseguito da un mandato d’arresto spiccato dalla Spagna e che la Corte di Giustizia dell’Ue ha ritenuto legittimo. Il premier spagnolo uscente ha provato a far circolare la voce che trattare con Junts non è accettare l’indipendenza della Catalogna (Barcellona è il motore economico della Spagna), ma in diretta gli è arrivata una clamorosa smentita; Joseph Rius, portavoce e vicepresidente di Junts, ha detto chiaro: «Per trattare, Pedro Sánchez dovrà parlare con Junts per Catalunya, e quando parla con Junts per Catalunya parla con Puigdemont». Anche Alberto Nunez Feijòo - nel suo partito paradossalmente è sotto accusa per l’alleanza con la destra di Vox - per evitare un nuovo ricorso alle urne ha avviato contatti con i nazionalisti baschi, ma la trattativa è in salita. Uno dei temi che lo stallo spagnolo suggerisce è quello del futuro assetto europeo. Si è scritto che il voto di Madrid rende più difficile a Strasburgo la possibile alleanza nel 2024 tra i Popolari di Manfred Weber e i Conservatori di Giorgia Meloni, la quale ha sentito il capo di Vox Santiago Abascal, confermandogli il sostegno. Proiettando però i dati di domenica in chiave europea - spiegano a Fratelli d’Italia - il Pp aumenterebbe di un terzo i suoi eurodeputati e Vox addirittura la raddoppierebbe. Per Elly Schlein - segretaria del Pd - invece il voto spagnolo è la conferma che «l’onda nera si può fermare quando non si punta ad alimentare le paure, ma a risolvere i problemi concreti delle persone. È uno stop al sovranismo a Roma, a Madrid e a Bruxelles.» Forse serve verifica, perciò può darsi che gli spagnoli tornino a votare.
Jose Mourinho (Getty Images)